Febbraio 17th, 2022 Riccardo Fucile
IL COLPO ALL’UFFICIO POSTALE PER 15.000 EURO
Tre rapinatori di cui due carabinieri. Tra gli autori di una rapina di 15 mila euro messa a
segno il 21 gennaio del 2019, arrestati dalla Polizia nella mattinata di oggi 17 febbraio, ci sono anche due componenti delle forze dell’ordine, coinvolti nell’atto criminale ai danni di quattro persone appena uscite dall’ufficio di corso Meridionale a Napoli.
La Polizia e i militari dell’arma hanno arrestato i due carabinieri con l’accusa di rapina e sequestro di persona: i due avrebbero fermato le vittime mentre vestivano gli abiti civili con tanto di palina e cartellina identiche a quelle in uso alle forze di Polizia.
Dopo essersi qualificati come appartenenti all’Arma dei Carabinieri, avrebbero controllato le quattro persone che avevano appena effettuato alcune operazioni postali rubando contante, titoli e telefoni per un totale di 15 mila euro.
Secondo gli inquirenti i due sarebbero stati gli autori materiali della rapina, mentre l’accusa per il terzo arrestato è quella di averli aiutati nell’aggressione e, tra le altre cose, anche di essersi appropriato del denaro di un suo conoscente ultrasessantacinquenne minacciandolo di ritorsioni se non avesse adempiuto alle sue richieste.
Tra gli strumenti di convincimento usati dal terzo complice anche il vanto di avere molteplici conoscenze nelle forze dell’ordine e negli enti previdenziali. Per questo, oltre al reato di rapina aggravata e sequestro, è stato contestato anche quello di estorsione.
(da agenzie)
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Febbraio 17th, 2022 Riccardo Fucile
”NEL COMBINATO DISPOSTO DEGLI ARTICOLI LA TABELLA FA RIFERIMENTO ALLA CANNABIS”
C’è la tabella di classificazione degli stupefacenti al centro del dibattito più acceso della serata, dopo la bocciatura del quesito referendario sulla cannabis da parte della Corte Costituzionale.
Il presidente Giuliano Amato in conferenza stampa ha spiegato che il primo dei tre sotto-quesiti del quesito sulle sostanze stupefacenti riporta l’articolo 73 comma 1 della legge sulla droga che prevede «che scompaia tra le attività penalmente punite la coltivazione delle sostanze stupefacenti di cui alle tabelle 1 e 3 che non includono neppure la cannabis (che è nella tabella 2) ma includono il papavero, le foglie di cocaina e le cosiddette droghe pesanti».
Per il tesoriere dell’associazione Luca Coscioni, Marco Cappato, le cose non stanno affatto così.
«Giuliano Amato ha affermato il falso dicendo che il referendum non toccherebbe la tabella che riguarda la cannabis – ha scandito Cappato -. Non sono stati nemmeno in grado di connettere correttamente i commi della legge sulle droghe – è il suo attacco -. Un errore materiale che cancella il referendum».
Per l’ex parlamentare del Parlamento europeo, tra i promotori del referendum, «non è stato letto correttamente il combinato disposto degli articoli che invece riguarda invece esattamente la cannabis. La tabella fa riferimento, nel combinato disposto degli articoli, esattamente alla Cannabis», ha ribadito ancora.
«Purtroppo il danno vero è stato inferto alla credibilità delle istituzioni – ha concluso -. Continueremo a portare avanti le battaglie sulla Cannabis e sull’eutanasia con la disobbedienza civile».
Anche il presidente del comitato Referendum cannabis Marco Perduca ha affermato con convinzione che è Amato a sbagliarsi sulle tabelle perché esse «sono cambiate nel 2014».
«Il riferimento del presidente alle tabelle è fattualmente errato: dall’anno della bocciatura della legge Fini-Giovanardi (2014) il comma 4 è tornato a riferirsi alle condotte del comma 1, comprendendo così la cannabis. La scelta è quindi tecnicamente ignorante e esposta con tipico linguaggio da convegno proibizionista», è la feroce critica diffusa tramite una nota.
E per il comitato il presidente della Consulta dice il falso anche quando si riferisce a obblighi internazionali: «Il quesito non viola nessuna convenzione internazionale tanto è vero che la coltivazione è stata decriminalizzata da molti paesi, ultimo tra questi Malta».
«Le sue motivazioni sono intollerabili. Si è persa l’unica occasione di cambiare le leggi sulle droghe che in questo Paese nessuno ha il coraggio di toccare. », ha concluso quindi Perduca, annunciando una conferenza stampa in programma per domani alle 11.
«Con questa nuova fumata nera sono state bruciate quasi 2 milioni di firme raccolte per i referendum eutanasia e cannabis. Si tratta di sentenze politiche che cancellano la più grande mobilitazione popolare della storia recente. È un brutto giorno per la democrazia nel nostro Paese”. Questo il commento di Massimiliano Iervolino, Giulia Crivellini e Igor Boni, segretario, tesoriera e presidente dei Radicali Italiani dopo la bocciatura quesito da parte della Consulta.
«Legalizzare la cannabis e i suoi derivati, lo ricordiamo ancora, vuol dire minare alle basi la criminalità organizzata che ricava la maggior parte dei suoi proventi dal traffico di droga. Significa anche separare il mercato della cannabis da quello delle droghe pesanti e poter finalmente creare decine di migliaia di posti di lavoro, non ultimo significa anche la realizzazione di introiti miliardari per lo Stato».
(da agenzie)
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Febbraio 17th, 2022 Riccardo Fucile
65 ARRESTI COMPLESSIVI
Due carabinieri che lavoravano in una delle caserme del litorale romano sono tra i 65
arrestati nell’ambito dell’inchiesta della Dda sulla ‘Ndrangheta a Roma.
I due, secondo l’accusa, reperivano e distribuivano informazioni riservate.
Le indagini coordinati dai procuratori aggiunti Michele Prestipino e Ilaria Calò hanno evidenziato indizi in relazione alla rivelazione di informazioni riservate a favore del gruppo criminale ‘ndranghetista sgominato con il blitz di questa mattina.
Entrambi raggiunti da misura cautelare, uno in carcere e l’altro agli arresti domiciliari, sono indiziati di rivelazione e utilizzazione di segreti di ufficio. A uno dei due viene contestato il concorso esterno in associazione mafiosa.
Intanto sono in corso perquisizioni da parte dei carabinieri del Nucleo investigativo di Roma negli uffici comunali di Anzio e Nettuno. Nei confronti degli indagati si contestano, a seconda delle posizioni, le accuse di associazione mafiosa, associazione finalizzata al traffico internazionale di sostanze stupefacenti aggravata dal metodo mafioso.
(da agenzie)
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Febbraio 17th, 2022 Riccardo Fucile
LA CORTE DI GIUSTIZIA DELL’UNIONE EUROPEA HA RESPINTO IL RICORSO DI UNGHERIA E POLONIA: ORBAN E MORAWIECKI URLANO ALLA “SENTENZA POLITICA”: SENZA I SOLDI DI BRUXELLES, I DUE PAESI RISCHIANO DI RIMANERE CON LE PEZZE AL CULO
Ora non ci sono più scuse per aspettare: la Commissione Ue può tagliare i fondi del bilancio comunitario alla Polonia e all’Ungheria per le violazioni dello Stato di diritto. Il via libera è arrivato ieri con il verdetto della Corte di Giustizia dell’Unione europea che ha respinto il ricorso di Budapest e Varsavia contro il regolamento Ue.
I giudici hanno stabilito che il meccanismo è «stato adottato sul fondamento di una base giuridica adeguata e rispetta i limiti delle competenze attribuite all’Unione e il principio della certezza del diritto».
Ma per i governi dei due Paesi si tratta «di una sentenza politica» che rappresenta «un attacco alla sovranità». La vicenda ha scaldato gli animi al Parlamento Ue, dove l’eurodeputato bulgaro Angel Dzhambazki (Conservatori) ha insultato il collega italiano Sandro Gozi e si è esibito in quello che è sembrato un saluto romano dopo aver concluso il suo intervento al grido di «lunga vita all’Europa delle nazioni».
«I simboli fascisti sono inaccettabili in quest’ Aula» ha stigmatizzato l’episodio la vicepresidente del Parlamento, Pina Picierno, che ha chiesto provvedimenti disciplinari. Sul taglio dei fondi a Polonia e Ungheria ora la palla è nelle mani di Ursula von der Leyen, incalzata dal Parlamento europeo: «Ci aspettiamo che la Commissione applichi subito il meccanismo di condizionalità, che per noi non è negoziabile» ha chiesto la presidente Roberta Metsola. Ma l’esecutivo Ue è intenzionato a prendere tempo.ù
«Agiremo con determinazione» assicura von der Leyen, aggiungendo però che serviranno una serie di passaggi. Prima di tutto «la Commissione analizzerà le motivazioni della sentenza e il suo possibile impatto sulle ulteriori misure che adotteremo ai sensi del regolamento».
Dopodiché «nelle prossime settimane adotteremo delle linee-guida che forniranno ulteriore chiarezza su come applichiamo il meccanismo nella pratica». E solo a quel punto potranno scattare i provvedimenti veri e propri nei confronti dei due Paesi. Il 3 aprile si terranno le elezioni in Ungheria e all’interno della Commissione ci sono due diverse scuole di pensiero: da un lato c’è chi vorrebbe aspettare l’esito delle urne per non dare argomenti utili a Orban per attaccare Bruxelles, dall’altro però c’è chi preme per accelerare, senza fare sconti al leader della democrazia illiberale.
Lui ne ha subito approfittato per lanciare il contrattacco contro quella che definisce «una sentenza politica e ideologica, fatta abusando del loro potere». Stessi toni anche a Varsavia, che già deve far fronte a un taglio dei fondi comunitari per non aver pagato la multa da 15 milioni di euro relativa alla non chiusura della miniera di lignite di Turow.
Proprio ieri il procuratore capo europeo ha inviato una lettera alla Commissione per denunciare il fatto che Varsavia non sta collaborando con la procura Ue, segnalando un’ulteriore violazione dello Stato di diritto. Resta inoltre sospesa l’approvazione dei Recovery Plan di Polonia e Ungheria, dato che Bruxelles non ha dato il via libera.
(da agenzie)
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Febbraio 17th, 2022 Riccardo Fucile
SECONDO ENRICA SABATINI, SOCIA DI ROUSSEAU, VI FU UNA RIUNIONE TRA MAGGIORENTI PER FERMARE DIBBA E FAVORIRE CONTE
Il 5 luglio 2020 una riunione tra i maggiorenti del MoVimento 5 Stelle bloccò il voto sul
nuovo capo politico per fermare l’ascesa di Alessandro Di Battista alla leadership. Dieci eletti M5s al secondo mandato stabilirono di violare la carta fondativa del Movimento perché non era utile ai loro interessi.
Parola di Enrica Sabatini, socia della piattaforma Rousseau e compagna di Davide Casaleggio. E oggi pronta ad anticipare in un’intervista rilasciata al Corriere della Sera questa e altre verità. Come quella che vuole una “rete invisibile” all’opera nel 2018 per decidere le candidature in barba all’«uno vale uno» di Beppe Grillo. E la nascita di un Movimento ControVento per raccogliere le istanze perdute del grillismo.
Chi è Enrica Sabatini
Pescarese, 39 anni, Sabatini ha cominciato l’avvicinamento al mondo 5 Stelle grazie ai meet-up e al Movimento. Nella primavera del 2014 è stata candidata sindaca dei Cinque Stelle a Pescara, arrivando terza (con 11.152 voti e il 16,1% delle preferenze). Ph.D. in Scienze, laurea specialistica con lode in Psicologia e un Executive Master in Innovation Strategy & Digital Transformation sono i suoi titoli di studio. È stata docente a contratto all’Università “G. D’Annunzio” di Pescara-Chieti e si è definita “consulente per la creazione, realizzazione e monitoraggio di interventi formativi basati sull’utilizzo di metodi simulativi (virtualgame, DGBL, serious game etc) e/o di attività finalizzate al brand engagement”.
In Rousseau è entrata per fare e-learning sulle potenzialità della piattaforma e presto ha sostituito come socia Massimo Bugani. Da quel momento è cominciata la sua ascesa. Arrivata in un momento in cui il M5s partiva dalla vittoria alle elezioni del 2018 e affrontava i due governi di Giuseppe Conte.
Oggi, dice nell’intervista, è disponibile a lasciar votare su Rousseau i grillini ma «ai prezzi di mercato». Ma avverte: «Se i contiani credessero davvero nella leadership di Conte gli consiglierebbero di affrontare la situazione e non di fuggire. Evitare il voto dell’organo collegiale per paura che Giuseppe Conte non venga poi scelto come capo politico rende lo stesso Conte un leader debole agli occhi di tutti. E se ottieni la leadership solo perché hai fatto in modo di essere l’unico a concorrere, è ovvio che la tua guida verrà sempre messa in discussione».
La querelle su Di Battista
Poi parla del suo libro, Lady Rousseau, in uscita il 22 febbraio per Piemme. E delle rivelazioni sulle candidature. Come quelle del 2018: «Per la selezione dei candidati nelle liste proporzionali alle Politiche nel 2018 venne creata una rete invisibile di referenti regionali che decisero, attraverso un potere discrezionale e illimitato, chi poteva candidarsi e chi no. Venne così creato un sistema di valutazione delle candidature arbitrario, privo di standard oggettivi, viziato da interessi personali, non legittimato dalla comunità e, soprattutto, ignoto a tutti».
Infine racconta che il 5 luglio 2020 si tenne una riunione per bloccare il voto sul nuovo capo politico. Con l’unico scopo di impedire l’elezione di Alessandro Di Battista.
«E venne esplicitamente dichiarato che il reale motivo per non votare il capo politico era la possibile elezione di Alessandro in quel ruolo. Una decina di persone al secondo mandato e neanche legittimate a prendere decisioni stabilì di violare la carta fondativa del Movimento. Perché fare la cosa giusta non era utile ai loro interessi».
Non solo: Sabatini profetizza anche un allontanamento di Grillo dal M5s. «È un fatto incontrovertibile che il nuovo statuto, ora sospeso dal tribunale e bocciato dall’organo di garanzia sui partiti per carenza di democraticità, volesse relegare la figura del garante alla periferia del Movimento. Il garante è lì per ricordare da dove si viene e dove si è promesso di andare. Eppure a qualcuno fa comodo dimenticarlo».
(da agenzie)
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Febbraio 17th, 2022 Riccardo Fucile
IMPEDIAMO AGLI ITALIANI DI VIAGGIARE PER IL MONDO ANCHE SE HANNO FATTO TRE DOSI MA PERMETTIAMO A UN BUGIARDO NO VAX DI GAREGGIARE IN ITALIA
Il suo no al vaccino, confermato anche nei giorni scorsi, non gli precluderà la possibilità di
partecipare ai prossimi Internazionali di tennis di Roma.
Novak Djokovic, dunque, potrebbe partecipare al torneo in programma – nella capitale – dall’8 al 16 maggio, pur senza immunizzazione. Lo ha confermato Valentina Vezzali, sottosegretaria di Stato alla Presidenza del Consiglio dei ministri con delega allo sport nel governo guidato da Mario Draghi.
“Nel singolo all’aperto non è previsto il green pass rafforzato e dunque Djokovic, se vorrà venire a giocare in Italia, potrà farlo senza alberghi o ristoranti, ma potrà giocare. Dobbiamo anche considerare che dal 31 marzo, a seconda del calo della curva epidemiologica, si dovrebbe avere la fine dello stato di emergenza e la situazione andrà valutata bene”. Le date sono importanti, dunque, ma non rappresenteranno un vincolo per la partecipazione del tennista serbo – numero uno nel ranking ATP – ai prossimi Internazionali di Roma.
In attesa di capire se lo status quo attuale rimarrà in vigore anche per il prossimo Roland Garros, dunque, Djokovic è sicuro di poter partecipare al torno su terra rossa che precede, di una sola settimana, l’Open parigino.
Ovviamente, stando alle regole attuali vigenti in Italia, il tennista serbo non potrebbe alloggiare in hotel o frequentare ristoranti nella capitale. Ma questo sembra essere più un problema personale accessorio, visto che questa normativa potrebbe essere aggirata soggiornando in altri luoghi esterni alle strutture alberghiere.
Le norme italiane, dunque, si confermano meno stringenti rispetto a quelle di molti altri Paesi sparsi nel mondo. L’Australia, per esempio, ha dimostrato di avere una legge molto più restrittiva nei confronti di chi ha deciso di non partecipare alla campagna di immunizzazione anti-Covid. Lì per Djokovic arrivarono le porte chiuse, anche al termine di una settimana di polemiche sul suo visto e sul suo certificato di esenzione vaccinale. In Italia, invece, anche stando ai decreti legge attualmente in vigore, per lui le possibilità di giocare non sono precluse.
(da agenzie)
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Febbraio 17th, 2022 Riccardo Fucile
DOPO GLI INSULTI A DRAGHI E FIGLIUOLO DURANTE UNA PRECEDENTE MANIFESTAZIONE… E LUI DIROTTA SU PREDAPPIO
La città di Torino mette al bando il camerata leader dei no vax Nicola Franzoni
Tenta la strada del “martirio”, auto-celebrandosi come “l’uomo più temuto d’Italia”. Così Nicola Franzoni, leader del cosiddetto “Fronte di liberazione Nazionale” ha commentato la decisione della Questura di Torino di bandirlo dal capoluogo piemontese.
Tutto è partito dagli insulti, in pubblica piazza, rivolti al Presidente del Consiglio Mario Draghi e al Commissario Figliuolo durante una manifestazione no vax – proprio sotto la Mole – andata in scena lo scorso 18 dicembre. Me nel curriculum di colui che, solo qualche giorno fa, si è dichiarato un fedele “camerata” è molto più ampio.
In passato “urinò” sul muro del Parlamento durante una manifestazione a Roma. Più di recente, invece, l’auto-celebrazione è arrivata con quel maldestro e infruttuoso tentativo di organizzare un evento ai Pratoni del Vivaro, alle porte di Roma, per poi arrivare nella capitale. Ma senza grande seguito, dato che i manifestanti si sono contati sulle dita di una mano. Ma lui prosegue nel suo processo di mitizzazione e martirizzazione. E non solo.
E lo fa parlando di “accanimento” contro di lui, direttamente dal suo quartier generale in quel bar – di sua proprietà – a Massa (in Toscana): un locale in cui non si controlla il Green Pass, non si usa la mascherina e dove – all’esterno – è stata realizzata una vera e propria palestra (in un tendone) per consentire a tutti i non vaccinati di allenarsi.
Perché lui, come ribadito in una recente intervista a “Non è l’Arena”, non crede al virus. Non crede alla pandemia. Pensa che tutto sia un complotto mondiale e che i medici uccidano i pazienti ricoverati in ospedale.
Attraverso il suo canale Telegram, infatti, è arrivato un altro tentativo di organizzare l’ennesima manifestazione no vax. Anche dopo la notifica del foglio di via arrivato dalla Questura di Torino. Questa volta, secondo le sue intenzioni, il palcoscenico non è la città della Mole, ma Predappio. E per il 19 febbraio vorrebbe organizzare un’adunata proprio in quella cittadina in provincia di Forlì-Cesena dove c’è proprio la tomba del Duce.
(da agenzie)
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Febbraio 17th, 2022 Riccardo Fucile
IL VOLO ERA DELLA DELTA AIRLINES, IL CRIMINALE E’ STATO ARRESTATO
Di deliri anti-vaccinisti ne abbiamo letti molti in questo anno abbondante di campagna di
immunizzazione anti-Covid. Dalle teorie del complotto e cospirazioniste alle bufale più disparate sul contenuto dei vari prodotti delle case farmaceutiche.
Ma la vicenda del no vax che apre il portellone dell’aereo su cui sta volando – o, almeno, tenta di farlo anche solo come atto simbolico per attirare l’attenzione su di sé – rischia di finire in prima posizione tra i gesti più folli figli di questi deliri incontrollati.
L’uomo si chiama Michael Brandon Demarre, un 32enne americano, ed è stato immediatamente bloccato e, una volta arrivati a Portland, è stato posto in stato di arresto. Quel che è accaduto viene raccontato direttamente dalla FBI di Portland:
“Durante un volo Delta Airlines da Salt Lake City a Portland, Demarre ha tentato di aprire la porta dell’uscita di emergenza dell’aereo mentre era in volo. Secondo le dichiarazioni dei testimoni raccolte dalla polizia, Demarre ha rimosso la copertura di plastica sopra la maniglia dell’uscita di emergenza e ha tirato con forza la maniglia. Un assistente di volo ha chiesto a Demarre di smettere di toccare la maniglia e di spostarsi nella parte posteriore dell’aereo. Demarre ha rispettato ed è stato trattenuto fisicamente dall’equipaggio di condotta. Una volta a Portland, Demarre ha detto agli ufficiali di aver creato il disturbo in modo che gli altri passeggeri lo registrassero in video mentre condivideva le sue opinioni personali”.
Opinioni personali di che tipo? Ovviamente sui vaccini. Perché il 32enne è un fervente no vax.
Infatti, mentre l’equipaggio lo immobilizzava dopo aver tentato di aprire il portellone durante il volo (rischiando di provocare una strage), si è rivolto agli altri passeggeri gridando: “Ci hanno mentito tutti, diteci la verità”.
L’unica verità che ha ottenuto è quella dell’arresto e dell’imminente processo. Secondo le norme americane, infatti, Demarre rischia un’incriminazione che, in caso di condanna, potrebbe portarlo in carcere per 20 anni. Saranno i giudici, ora, a decidere se quel gesto – meramente dimostrativo e senza la reale intenzione di provocare una strage in volo – sarà valutato solamente come “procurato allarme” o, per l’appunto, “tentata strage”.
(da agenzie)
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Febbraio 17th, 2022 Riccardo Fucile
POI, ESSENDO SOLO UN FASCISTA DA AVANSPETTACOLO SENZA PALLE DICE CHE E’ STATO EQUIVOCATO
Durante il dibattito alla plenaria del Parlamento europeo, a Strasburgo, l’eurodeputato bulgaro Angel Dzhambazki, iscritto al Gruppo Ecr – lo stesso a cui appartiene Fratelli d’Italia -, ha insultato il collega italiano Sandro Gozi, di Renew Europa, prima dell’intervento di quest’ultimo sullo Stato di diritto in Polonia e Ungheria. Dzhambazki, al termine dell’intervento, avrebbe fatto un saluto fascista mentre abbandonava l’Aula tra le proteste dell’emiciclo.
“Prenderemo visione dei filmati per accertare quanto accaduto”, ha fatto sapere la vicepresidente dell’Eurocamera, Pina Picierno, che presiedeva la sessione. “I simboli fascisti – ha aggiunto – sono inaccettabili in quest’aula perché questa è la casa dei cittadini europei, ma è anche un monumento vivo che rappresenta la vittoria degli europei contro la barbarie del nazi-fascismo”.
Nel suo intervento, Dzhambazki aveva detto che il dibattito non riguardava lo “stato di diritto”, ma “l’odio per l’idea del concetto di nazione”. “Non saremo mai d’accordo con la vostra agenda”, l’agenda “delle ong che cercano di distruggere l’Europa, trasformandola in qualcos’altro”, aveva avvertito il conservatore che ha concluso l’intervento augurando “lunga vita a Orbán, Fidesz, Kaczynski, la Bulgaria. Lunga vita all’Europa delle nazioni”.
Nel frattempo, su Twitter, il il movimento Renaissance, la lista francese promossa dal presidente francese Emmanuel Macron e da En Marche, in cui è stato eletto l’eurodeputato italiano Sandro Gozi, ha chiesto alla presidente del Parlamento europeo Roberta Metsola di agire. “Poiché ha difeso lo stato di diritto nell’Ue, Sandro Gozi è stato insultato dall’eurodeputato Angel Dzhambazki, che ha lasciato l’emiciclo facendo uno scandaloso saluto nazista. Hai tutto il nostro sostegno, Sandro”, ha aggiunto.
E la reazione di Metsola non si è fatta attendere: “Un saluto fascista al Parlamento europeo è per me inaccettabile, sempre e ovunque. Offende me e tutti gli altri in Europa. Noi siamo per il contrario. Siamo la Casa della democrazia. Quel gesto viene dal capitolo più oscuro della nostra storia e deve essere lasciato lì”, ha scritto anche lei sul social network.
L’eurodeputato bulgaro di Ecr, Angel Dzhambazki, è intervenuto con una mail ai colleghi per spiegare la sua posizione. Ha specificato che “non era un saluto nazista, ma un gesto con la mano per scusarsi con la presidenza” per aver sforato i tempi dell’intervento.
(da agenzie)
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