Marzo 17th, 2022 Riccardo Fucile
DAL SUO ACCOUNT INSTAGRAM, OSCURATO NEL PAESE, DENUNCIA “I CANNIBALI CON LE FAUCI INSANGUINATE”, PIANGE PER I BIMBI DI MARIUPOL, PARLANDO DI CONNAZIONALI “RESI ZOMBI DALLA PROPAGANDA”
Il Comitato d’indagine della Federazione Russa ha iscritto nel registro degli indagati il
primo nome di una persona incriminata in base alla nuova legge sulle «fake news dirette a screditare le forze armate russe».
Stranamente, a meritarsi questo onore non è la redattrice del Primo canale tv Marina Ovsiannikova, balzata sotto le telecamere del telegiornale serale con il manifesto «No alla guerra». La magistratura russa ha ritenuto più pericolosa un’altra giovane bionda con un account Instagram, Veronika Belozerkovskaya, una food-fashion blogger da 900 mila follower
La sua pagina, Belonika, è piena di piatti, vestiti, gattini, paesaggi, fiori, beneficenza, e violente denunce della guerra contro l’Ucraina.
Parla di vergogna per il suo Paese, dell’odio per i «cannibali con le fauci insanguinate», della disperazione per i connazionali «resi zombie dalla propaganda russa», dei bambini morti a Mariupol, della necessità di aiutare gli ucraini, e del disprezzo per quelli che «parlano di luce e di pace mentre siamo tutti all’inferno».
Post che ora la giustizia russa qualifica come «diffusione di notizie palesemente menzognere sull’utilizzo delle forze armate russe nella distruzione di città e popolazione civile dell’Ucraina, bambini inclusi, nel corso della realizzazione dell’operazione militare speciale sul territorio del suddetto Stato».
Che la campagna contro i sostenitori del «suddetto Stato» sarebbe partita proprio da una blogger di Instagram, appena oscurato in Russia (ma il blocco viene aggirato facilmente dagli utenti che si sono installati un VPN), è una nuova svolta surreale di un regime ormai orwelliano.
Vladimir Putin ieri in tv ha denunciato la «quinta colonna» di russi che «con la mente sono di là», cioè in quell’Occidente che secondo lui «ha come obiettivo distruggere la Russia», quei russi filoeuropei che sarebbero «pronti a vendere la madre per entrare nell’anticamera di quella che considerano una razza superiore».
Parole violentissime che attingono dalla tradizione più nazionalista della Russia, e che Putin specifica non essere rivolte a chi «ha una villa a Miami, e non può vivere senza il fois gras, le ostriche o le cosiddette libertà gender».
Il reato è «pensare come di là», «non essere con il popolo russo», e questa riedizione della propaganda sovietica che amava accusare i dissidenti di essersi «venduti» in cambio di prodotti alimentari dei quali i cittadini ignoravano perfino il sapore appare più tragica che comica, perché segna la calata di scure finale su tutto quello che si discosta dalla linea ufficiale.
I russi che condannano la guerra sono almeno un quarto, perfino secondo i sondaggi ufficiali, e quelle decine di migliaia di russi – secondo alcune stime, addirittura 200 mila, tra cui la blogger Belonika – che sono fuggiti nelle ultime tre settimane dimostrano che il dissenso è diffuso.
Ma Vladimir Putin parla di «unità del popolo», e per garantirla alla Duma si torna a parlare di privare della cittadinanza gli oppositori e i dissidenti, o almeno di proibire il loro rientro in patria. Putin ha definito i dissidenti «feccia e traditori», che i veri patrioti della Russia «sputeranno sul marciapiede», e resta soltanto da vedere quali forme prenderà il processo di «autopurificazione della società» che invoca.
La Costituzione russa proibisce esplicitamente di togliere la cittadinanza ai russi, una punizione inflitta in epoca sovietica ai dissidenti costretti all’esilio forzato, ma i richiami al diritto appaiono ormai totalmente superati dagli eventi, e la giustizia russa fa sapere che potrebbe dichiarare Veronika Belozerkovskaya ricercata internazionale per i suoi pericolosi post su Instagram.
Il presidente della Duma Vyacheslav Volodin ha chiesto intanto una punizione esemplare per Marina Ovsiannikova, «con tutto il rigore del momento», ed è evidente che la redattrice che dopo anni di propaganda ha sfidato le bugie della televisione non si limiterà a pagare la multa di 230 euro che le è stata inflitta finora. La magistratura russa sta svolgendo verifiche per incriminarla per «discredito dei militari»: rischierebbe da un minimo di tre a un massimo di quindici anni, ma ha annunciato di non avere intenzione di fuggire dalla Russia, anche se adesso prova paura «per la mia vita, e quella dei miei due figli».
(da la Stampa)
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Marzo 17th, 2022 Riccardo Fucile
GRANDE AMMIRATORE DI PUTIN, IL CANTANTE HA CAMBIATO IDEA E HA ANNULLATO I CONCERTI A MOSCA E A SAN PIETROBURGO. LUI UN PREZZO LO PAGA, VISTA L’IMMENSA POPOLARITÀ DI CUI GODE IN RUSSIA. GLI ALTRI PUTINIANI CHE FANNO FINTA DI NON ESSERLO MAI STATI (SALVINI) NEMMENO QUELLO
Grande ammiratore di Putin, Al Bano ha cambiato idea (”Come si fa a non cambiarla davanti a tutto quello che succede?”) e ha annullato i concerti di Mosca e San Pietroburgo.
Il cantante pugliese, nel suo piccolo, una lezione l’ha data a tutti i putiniani d’Italia che fanno finta di non esserlo mai stati (Salvini) oppure tirano dritto riscoprendo le virtù del silenzio (Berlusconi).
Lui un prezzo lo paga, vista l’immensa popolarità di cui gode in Russia.
Gli altri non pagherebbero nemmeno quello
Ferruccio De Bortoli
(da Oggi)
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Marzo 17th, 2022 Riccardo Fucile
IL SUO DISCORSO AI RUSSI
Dopo essersi esposto sull’assalto dei sostenitori di Trump a Capitol Hill, Arnold
Scwarzenegger dal suo studio parla ai russi e dice la sua sulla guerra di Putin in Ucraina, in un video di 9 minuti caricato sui suoi profili social con i sottotitoli in inglese e in cirillico.
L’ex attore e governatore dello stato della California introduce il discorso parlando del perché “ama” il popolo russo, dopo essere rimasto ispirato a 14 anni da un campione di sollevamento pesi, Jurij Petrovič Vlasov: teneva il suo poster in camera nonostante il padre – tedesco che aveva combattuto a Leningrado – non fosse d’accordo.
Si rivolge direttamente ai cittadini all’ombra del Cremlino, ritenendo sia suo dovere spiegare loro cosa sta accadendo, visto il controllo capillare delle informazioni in Russia.
“A nessuno piace sentirsi dire qualcosa di critico sul proprio governo, lo capisco, ma da un amico di lunga data del popolo ucraino come mi considero, spero che mi starete ad ascoltare”. Si riferisce a quanti sono scesi in piazza per protestare contro la guerra chiamandoli “eroi”.
“So che il vostro capo (Putin, ndr) vi ha detto che è una guerra per denazificare l’Ucraina. Ma non è vero. Il presidente ucraino è ebreo i cui zii sono stati uccisi dai nazisti. L’Ucraina non ha iniziato questa guerra, né i nazisti”. “Questa non è la guerra dei russi“, aggiunge. A Vladimir Putin dice: “Tu hai iniziato questa guerra, tu la stai guidando, tu puoi fermarla”. “Colpire l’Ucraina è come colpire un fratello o una sorella”, aggiunge, ricordando come ci siano 13 milioni di famiglie russe con parenti oltre il confine.
(da agenzie)
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Marzo 17th, 2022 Riccardo Fucile
“NON AVREI MAI PENSATO CHE UN GIORNO MI SAREI VERGOGNATA DEL MIO PAESE“
La Russia continua a perdere pezzi “d’arte” a causa della decisione del Cremlino di invadere e fare guerra all’Ucraina.
Nelle scorse settimane, infatti, il direttore d’orchestra Tugan Sokhiev aveva annunciato le sue dimissioni dal ruolo (non solo per protestare contro il conflitto). Il giorno seguente anche Jacopo Tissi, primo ballerino italiano del famoso teatro Bolshoi, aveva deciso di abbandonare il Paese rinunciando a quell’incarico di prestigio.
E oggi è arrivata la conferma: anche la prima ballerina del teatro di Mosca, Olga Smirnova, ha salutato la Russia e lasciato vacante quel posto. Perché prova vergogna per quello che il suo Paese sta facendo.
La notizia era nell’aria da giorni. Non a caso, infatti Olga Smirnova si era già espressa all’inizio del mese contro le decisioni del Cremlino. E ora è arrivata la conferma: la ormai prima ballerina del Teatro Bolshoi (una vera e propria star in Russia) ha lasciato Mosca. Ma potrà continuare nel suo lavoro con il Dutch National Ballet olandese, come confermato dalla BBC. Troppo grande il dolore e la vergogna per le decisioni del Cremlino. Inoltre, lei si è sentita toccata in prima persona avendo il nonno ucraino. E nei giorni scorsi già si era schierata apertamente contro la guerra:
“Non avrei mai pensato che mi sarei vergognata della Russia, sono sempre stato orgogliosa dei talenti dei russi, dei nostri successi culturali e atletici. Ma ora sento che è stata tracciata una linea che separa il prima e il dopo. Fa male che le persone muoiano, che le persone perdano il tetto sulla testa o siano costrette ad abbandonare le loro case. E chi avrebbe pensato qualche settimana fa che tutto questo sarebbe accaduto? Forse non siamo nell’epicentro del conflitto militare, ma non possiamo rimanere indifferenti di fronte a questa catastrofe globale”.
Parole invecchiate nel tempo. Perché da questa dichiarazione sono passate bombe, missili e morti. Perché da quel 24 febbraio i militari russi hanno sparso sangue di innocenti civili ucraini per le strade di tutte le città del Paese. Da Nord a Sud.
(da agenzie)
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Marzo 17th, 2022 Riccardo Fucile
IL DURO DISCORSO DI PEDRO SANCHEZ
Parlare al leader del movimento di estrema destra spagnola, Santiago Ascabal, affinché
Salvini e gli altri sovranisti intendano.
È la sintesi del duro discorso fatto dal Premier della Spagna Pedro Sanchez rivolgendosi al numero uno di Vox, il partito di ispirazione franchista che fa parte del Parlamento spagnolo.
Parole che hanno uno stretto legame con l’attualità e quel che sta accadendo da ormai tre lunghe settimane in Ucraina. Non a caso, infatti, fa riferimento a tutti quei politici di destra che nel corso degli anni hanno stretto la mano (e non in occasioni istituzionali) a Vladimir Putin magnificandone la grandezza.
Lo scontro in Aula si è consumato puntando il dito proprio contro Santiago Ascabal che da anni guida l’ascesa dell’estrema destra di stampo franchista in Spagna. E i riferimenti agli altri “alleati” di Vox in giro per l’Europa ne è la diretta conseguenza:
“Come sarebbe l’Europa se Salvini governasse in Italia, Le Pen in Francia e se la destra avesse qualche responsabilità nel governo in Spagna? Sarebbe la morte dell’Europa. Voi rappresentate tutto ciò che è contrario all’Europa: rappresentate l’intolleranza e la mancanza di argomenti, ecco perché Putin in questi anni ha appoggiato tutti coloro con cui vi riunivate. Putin vorrebbe in Europa governi autoritari, ma l’Europa prevarrà. Salvini, Le Pen tu e Putin non la farete franca”.
Una sintesi di quella strategia del leader russo di affrancare e accreditare tutti quei soggetti politici (persone, partiti e movimenti) che hanno o avevano (e Salvini ha più volte cambiato idea su questo fronte) lavorato per uscire dall’Europa e destituire quei principi alla base dell’Unione. E non solo. Perché il discorso di Pedro Sanchez torna a calcare la mano sulla stretta attualità:-
“Mi chiedo cosa vorrebbe Vladimir Putin in Europa. Vorrebbe esattamente quello che tu (riferendosi ad Ascabal, ndr) stai facendo. Vorrebbe che l’Europa non fosse unita ma divisa. Putin vorrebbe che la società europea e quella spagnola fossero scoraggiate. Vorrebbe che ci fossero manifestazioni come quelle che voi estremisti state promuovendo non contro l’invasione e la guerra in Ucraina, ma contro i governi che sono contro l’invasione e questa guerra”.
(da agenzie)
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Marzo 17th, 2022 Riccardo Fucile
OLEKSIY ARESTOVYCH, IL CONSIGLIERE DI ZELENSKY: “I RUSSI NON STANNO PORTANDO I RINFORZI VERSO LA CAPITALE, LI SPOSTANO A MYKOLAIV E MARIUPOL… I SIRIANI CHE COMBATTONO CON LORO HANNO DIFFICOLTÀ A MUOVERSI. È VERO CHE STANNO TRASFERENDO DALLA LIBIA MERCENARI MA SONO FANTERIA E SUL TERRENO URBANO NON POSSONO REGGERE L’IMPATTO DELLE NOSTRE UNITÀ DI COMBATTIMENTO”
L’uomo che sussurra a Zelensky è nato in Georgia e, dopo il 24 febbraio, è diventato una sorta di idolo nazionale. Si chiama Oleksiy Arestovych, ha 47 anni, ed è tante cose: blogger, attore, opinionista politico, esperto di strategia militare ma, soprattutto, consigliere dell’ufficio presidenziale. È lui che ogni sera appare in pubblico e spiega agli ucraini come sta andando la guerra. Di lui il presidente ucraino Zelensky si fida e con lui, dicono, si confida. Accetta di parlare con Repubblica, lo raggiungiamo via Skype.
I russi hanno cominciato a colpire Kiev con l’artiglieria. Perché secondo lei?
«Non sono bombardamenti sistemici. I loro ufficiali forniscono coordinate sbagliate ai sottoposti. Poiché si combatte soprattutto verso Vyshgorod, possono cadere mortai sui quartieri di Podil e Oblon».
Non crede che lo scopo sia terrorizzare i civili?
«Certo che sì. Lo stiamo vedendo anche a Mariupol, Kharkiv, Kherson, Sumy. Il missile puntato su Kiev intercettato dalla nostra contraerea lunedì scorso non aveva un bersaglio militare, il target vero era generare panico, creare un forte impatto psicologico sulla popolazione così da spingerla a mettere pressione al governo ucraino».
Continuate a dire pubblicamente che le forze russe sono in difficoltà. Ma quali elementi avete per affermarlo?
«Dieci giorni fa c’erano sette brigate attorno a Kiev, più o meno 15 o 20 battaglioni tattici. Ora rimangono 3 brigate e 10 battaglioni. Vuol dire che abbiamo distrutto un terzo delle loro forze e un altro terzo ha perso capacità di combattimento. Inoltre all’inizio attaccavano lungo sei direttrici, ora solo su tre. E sono stati abbattuti 84 aerei russi sui 100 che hanno in modalità operativa. Adesso è più difficile per loro che per noi».
I servizi di intelligence alleati ritengono ancora probabile un massiccio attacco alla capitale.
«Io non credo. I russi non stanno portando i rinforzi verso Kiev, li spostano a Mykolaiv e Mariupol. I siriani che combattono con loro hanno difficoltà a muoversi. È vero che stanno trasferendo dalla Libia mercenari che fanno parte di gruppi paramilitari simili alla Wagner, ma sono fanteria e sul terreno urbano non possono reggere l’impatto delle nostre unità di combattimento. Oltretutto quando arriveranno avranno bisogno di tempo per orientarsi».
Secondo fonti Nato, la Russia ha ancora due settimane di tempo prima di superare “un punto di non ritorno”. Risulta anche a voi? E cosa si intende?
«Le riserve e i rifornimenti dei russi a sostegno della fase offensiva dell’invasione, stando alle nostre informazioni, possono durare ancora due settimane. Dopo dovranno necessariamente rallentare e attestarsi su una guerra di posizione, come a Kiev».
È partita la controffensiva ucraina nel Donbass?
«No, sono controffensive minori a Kiev e Mykolaiv dove il nemico sta provando a guadagnare terreno».
Se Kiev dovesse cadere in mano russa, sarebbe la fine della guerra?
«Non la consideriamo una possibilità, ma abbiamo un piano. Se perdiamo Kiev, il governo comunque proseguirà così come è adesso. La resistenza continuerà. E sarà anche più feroce, alimentata dal desiderio di vendetta»
Il fattore tempo per chi è più decisivo?
«Lavora contro la Russia, specialmente dopo le sanzioni economiche e le perdite di uomini e mezzi sul campo. Credo che alla fine anche la Cina si rifiuterà di aiutarli. Il tempo è un problema anche per noi: distruggono le infrastrutture e la nostra industria sta collassando».
Nel medio termine cosa succederà?
«I negoziati sono in corso, non posso fare commenti, ma in generale ci sono due opzioni: o facciamo l’accordo entro una o due settimane, con la garanzia di Paesi terzi e il ritiro dei russi dal nostro territorio, oppure se la trattativa andrà per le lunghe loro avranno il tempo di ricomporsi e riprendersi. Vorrà dire almeno altre due settimane di combattimenti che non porteranno a niente. A quel punto saremo già a metà aprile».
La stagione più calda chi avvantaggia?
«Noi. Con la vegetazione più rigogliosa, i nostri militari che conoscono bene i luoghi dove il conflitto è in corso avranno più facilità a mimetizzarsi per neutralizzare la loro catena di approvvigionamenti»
Qual è un accordo accettabile per l’Ucraina?
«Si parte dal ritorno allo status quo del 23 febbraio, la vigilia della guerra. Il presidente Zelensky, però, ha detto che avanzeremo richieste sulla Crimea e sul Donbass. Vedremo».
(da La Repubblica)
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Marzo 17th, 2022 Riccardo Fucile
AVEVA 48 ANNI, ERA SUL CAMPO DI BATTAGLIA PER SOCCORRERE I MILITARI FERITI
È morta sul campo di battaglia, facendo il suo lavoro: quello di medico di guerra. Quello
di chi è costretto a schivare missili, bombe e attacchi per soccorrere i soldati feriti. Olga Semidyanova è deceduta a 48 anni. Aveva 12 figli, sei dei quali erano stati adottati. Perché la sua missione nella vita è sempre stata quella di aiutare chi è in difficoltà. Ma la sua vita si è fermata durante questa guerra in Ucraina. Durante uno dei tanti missili piovuti dal cielo.
La morte di Olga Semidyanova è avvenuta qualche settimana fa, si pensa attorno al 3 marzo. Perché è da quel giorno che la sua famiglia non riceve più sue notizie.
In una intervista rilasciata a un quotidiano ucraino, una delle figlie racconta il dolore per quella perdita di una donna che ha sempre prestato la sua vita al servizio degli altri:
“Sappiamo dove è stata uccisa, tra quali villaggi, ma non sappiamo a quali persone rivolgerci per poter portare a casa la salma, non sappiamo nemmeno in che condizioni, se è già sepolta da qualche parte”.
Storie di guerra, dove i corpi senza vita si mischiano alla storia di questi eventi tragici. Anche perché Olga Semidyanova era molto famosa in Ucraina e nella zona di Zaporizhzhya, dove viveva e dove probabilmente è stata uccisa in uno dei tanti attacchi militari. E quel suo lavoro di medico di guerra la portò anche ad affrontare la genesi del conflitto nel Donbass nel 2014.
“È diventata così forte che dopo la nascita di 6 figli è riuscita anche a crescere bambini di altri come se fossero i suoi. E quando il suo Paese aveva bisogno di persone, non poteva farsi da parte. Difendeva l’Ucraina, è stata una sua scelta, nessuno l’ha costretta”.
Aveva scelto di ricoprire quel ruolo e di portare a compimento quella sua missione umanitaria nel mondo. Perché la dottoressa Semidyanova si era sempre messa a disposizione del prossimo. Lo aveva fatto anche attraverso scelte personali e familiari. Dopo aver dato alla luce sei figli, aveva adottato altri sei bambini in difficoltà da un orfanotrofio.
E per questo il suo Paese l’aveva premiata con il riconoscimento dell’Ordine d’Onore e Gloria. E quella sua voglia di aiutare sempre e costantemente gli altri, oggi, l’ha pagata con la vita. Per espletare quella sua missione che l’ha accompagnata per tutta la sua esistenza.
(da NetQuotidiano)
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Marzo 17th, 2022 Riccardo Fucile
“SI SENTONO PARTE DELLA CASTA OCCIDENTALE, MA IL POPOLO RUSSO LI SPUTERA’ COME MOSCERINI“
“Non sto affatto giudicando quelli che hanno una villa a Miami o in Costa Azzurra, che non possono fare a meno del foie gras, delle ostriche o delle cosiddette libertà di genere. Questo non è assolutamente il problema, ma, ripeto, il problema è che molte di queste persone sono mentalmente lì e non qui, non con il nostro popolo, non con la Russia. Questo è, secondo loro – secondo loro! – un segno di appartenenza a una casta superiore, a una razza superiore. Queste persone sono pronte a vendere le loro madri per avere il permesso di sedersi nell’anticamera di questa casta molto alta”. È il gelido messaggio che il presidente russo Vladimir Putin rivolge in diretta tv ai cosiddetti “oligarchi“, i ricchissimi imprenditori vicini al potere politico i cui beni e conti correnti all’estero sono stati tra i primi bersagli delle sanzioni economiche degli Stati occidentali.
Queste persone – dice in un discorso alla nazione incentrato proprio sull’economia russa – vorrebbero essere come gli occidentali, “imitandoli in ogni modo possibile. Ma dimenticano o non capiscono affatto che questa cosiddetta casta superiore, se ha bisogno di loro, è solo per usarli come materiale sacrificabile per causare il massimo danno al nostro popolo. L’Occidente collettivo sta cercando di dividere la nostra società, speculando sulle perdite militari e sulle conseguenze socio-economiche delle sanzioni, per provocare una guerra civile in Russia e cerca di raggiungere l’obiettivo usando la sua “quinta colonna”. E c’è solo un obiettivo, la distruzione della Russia“, avverte. “Ma qualsiasi nazione, e soprattutto il popolo russo, sarà sempre in grado di distinguere i veri patrioti dalle canaglie e dai traditori, e li sputerà semplicemente fuori, come un moscerino che gli è volato accidentalmente in bocca”.
“Sono convinto che questa naturale e necessaria auto-pulizia della società non potrà che rafforzare il nostro paese, la nostra solidarietà, la coesione e la prontezza di fronte a qualsiasi sfida”, prosegue Putin. “Il cosiddetto Occidente collettivo e la sua “quinta colonna” sono abituati a misurare tutto e tutti da soli. Credono che tutto possa essere comprato e venduto, quindi pensano che ci spezzeremo e ci ritireremo. Ma non conoscono bene la nostra storia e la nostra gente. Sì, molti Paesi del mondo si sono abituati da tempo a vivere con la schiena china e ad accettare servilmente tutte le decisioni del loro sovrano, purtroppo anche in Europa. Ma la Russia – incalza – non sarà mai in uno stato così patetico e umiliato, e la lotta che stiamo conducendo è una lotta per la nostra sovranità, per il futuro del nostro paese e dei nostri figli. Lotteremo per il diritto di essere e rimanere in Russia. Un esempio per noi è il coraggio e la fermezza dei nostri soldati e ufficiali, fedeli difensori della patria”.
(da agenzie)
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Marzo 17th, 2022 Riccardo Fucile
ERA BEN VISIBILE ANCHE DALLE IMMAGINI SATELLITARI, E’ STATO UN ATTACCO CRIMINALE
Era scritto a caratteri cubitali, tanto da apparire anche nelle immagini immortalate dai
satelliti.
Ma le bombe sono piovute lo stesso sul Teatro di Mariupol e da ore si scava tra le macerie per cercare di trovare sopravvissuti e fare una tragica conta dei morti. Perché da giorni, da quando è iniziata la guerra in Ucraina, quel luogo aveva perso la sua funzione di centro di aggregazione culturale per gli spettacoli drammatici, diventando un rifugio per tutte quelle famiglie che avevano perso la loro casa per colpa dei missili. Ma il dramma si è consumato lo stesso, seguendo lo straziante spartito della guerra.
Le immagini sono state scattate dal satellite di Maxar che da giorni mostra il confronto tra le città ucraine prima e dopo i bombardamenti.
E il teatro di Mariupol, così come mostrato da quelle foto che risalgono ai giorni precedenti all’attacco missilistico, sono il preludio della distruzione arrivata mercoledì pomeriggio.
E lì fuori, sull’asfalto del cortile che accompagna la struttura sui due lati principali, campeggiava quell’enorme scritta (che abbiamo già incontrato in diverse occasioni, sui fogli di carta appesi ai finestrini delle auto dei cittadini in fuga per scongiurare di essere attaccati) che segnalava la presenza di bambini.
Ma questo non ha fermato l’attacco. E ora si cerca di fare la conta delle vittime di questo ennesimo bombardamento nei confronti di un luogo che, senza alcun dubbio, non può essere etichettato come obiettivo militare
(da NetQuotidiano)
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