Marzo 28th, 2022 Riccardo Fucile
I VECCHI METODI CRIMINALI DEL CREMLINO NON CAMBIANO MAI
L’oligarca russo Roman Abramovich e i negoziatori ucraini hanno avuto sintomi simili a
quelli dell’avvelenamento.
La notizia è stata data dal Wall Street Journal. Poco dopo, una portavoce dell’oligarca ha confermato il sospetto tentativo di avvelenamento. Secondo il quotidiano statunitense, Abramovich e altri negoziatori sarebbero stati avvelenati poche settimane fa dopo un incontro nella capitale ucraina di Kiev, nel quale l’oligarca si era presentato come mediatore.
I sintomi sperimentati sono stati occhi rossi, lacrimazione dolorosa e desquamazione della pelle del viso e delle mani. Stando al giornalista del Guardian Shaun Walker, «Abramovich ha perso la vista per diverse ore».
Secondo le fonti citate dal Wsj, il sospetto attacco potrebbe essere stato commesso dal lato più intransigente di Mosca, che voleva sabotare le trattative per mettere fine alla guerra. Per partecipare ai colloqui, Abramovich aveva viaggiato tra Istanbul, Mosca e Kiev.
Oltre al Wsj, anche il gruppo investigativo Bellingcat ha confermato che 2 membri della delegazione ucraina e Abramovich hanno hanno sperimentato «sintomi coerenti con l’avvelenamento da armi chimiche».
(da agenzie)
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Marzo 28th, 2022 Riccardo Fucile
NEL 2016 I CONSIGLIERI REGIONALI VENETI CIAMBETTI, VALDEGAMBERI E SANDONÀ, AUTORI DI UNA RISOLUZIONE CHE RICONOSCEVA L’ANNESSIONE RUSSA, ANDARONO IN RAPPRESENTANZA DEGLI IMPRENDITORI. AL RIENTRO SI VANTAVANO COMPIACIUTI DELL’ATTENZIONE DEI MEDIA RUSSI … I VIAGGI DI SALVINI E RIXI E IL DASPO COMMINATO DALL’UCRAINA
Quando tornarono a casa, in Veneto, raccontarono che erano stati la prima notizia nei telegiornali. Le tv della Crimea occupata da Putin avevano fatto a gara per riprenderli quei leghisti giunti dall’Italia.
«Abbiamo un po’ di attenzione» commentò compiaciuto il presidente del consiglio regionale, Roberto Ciambetti, postando le fotografie con le tante telecamere di cui furono gratificati. Era il 14 ottobre 2016.
Roberto Ciambetti, Stefano Valdegamberi, Luciano Sandonà, eletti nella lista del governatore Luca Zaia, grondavano soddisfazione. A maggio, grazie a loro, il Veneto era stata la prima regione d’Europa a riconoscere – con una risoluzione votata a larga maggioranza – l’annessione russa. Tutto il mondo democratico era indignato, la Ue varò dure sanzioni contro Mosca e la Lega consegnava la bandiera del leone di San Marco ai nuovi padroni della penisola ucraina.
I tre capeggiavano una rappresentanza di imprenditori, perché gli affari dovevano riprendere. Il Cremlino stava investendo ingenti risorse nella regione e così incontrarono il capo della Repubblica Sergej Aksenov.
Nell’ottobre del 2014 Matteo Salvini era stato il primo leader a visitare la Crimea. «Una fortuna», la reputò. Postò un video con alle spalle le navi nel porto di Sebastopoli. «Ecco, vedete», diceva grondante ammirazione per lo zar a cui probabilmente ambiva di assomigliare, «qua c’è una parte della flotta russa che difende i confini. E noi dedichiamo queste immagini a Renzi, ad Alfano, che invece usano le nostre navi per aiutare gli scafisti e agevolare l’invasione».
Nel maggio del 2017 furono invitati tutti al Forum economico di Yalta, proprio mentre l’Italia faceva togliere dagli scaffali i vini della Crimea.
Della delegazione faceva parte anche Edoardo Rixi, poi sottosegretario. A quel tempo era assessore allo Sviluppo economico nella sua Liguria. «Andai in quella veste, per cercare di dare una mano alle nostre aziende, invitato dal consolato russo di Nervi. Non fu quindi un viaggio politico».
L’Ucraina gli comminò un daspo di cinque anni per le sue posizioni filo russe, che ancora perdura. In caso di ingresso nel paese scatta l’arresto.
(da la Repubblica)
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Marzo 28th, 2022 Riccardo Fucile
IL COMPLESSO RESIDENZIALE DISPONE DI FINITURE E ARREDI DI DESIGN DELL’ITALIANO ROBERTO MOLON, UN CENTRO BENESSERE CON PISCINA E OFFRE “LUSSO NELLO SPIRITO DELLA MODERNITA’ DEI DESIGNER ITALIANI”
Un attico di lusso del valore di 2 milioni di euro a San Pietroburgo è stato collegato alla
presunta figlia adolescente di Vladimir Putin, Luiza Rozova, 19 anni, che sarebbe nata dalla relazione con Svetlana Krivonogikh.
A localizzare la proprietà sarebbe stato un gruppo di hacker che avrebbe preso di mira un servizio di consegne, riuscendo a individuare l’indirizzo della giovane. Si dice che Luiza viva presso l’ambitissimo indirizzo nel Triangolo d’Oro della città con la madre Svetlana Krivonogikh.
Il complessto di 1.300 metri quadrati nel blocco recintato Fontanka 76 è descritto come una “club house” con una serie di «appartamenti d’élite» dalla società di costruzioni tedesca Engel & Voelkers. Dispone inoltre di finiture e arredi di design “di fascia alta” del designer italiano Roberto Molon in uno «stile art déco elegante e leggero».
L’impianto idraulico e gli elettrodomestici da cucina arrivano «dai principali produttori tedeschi e italiani» e «tutto è pensato per creare il massimo comfort, praticità e una favolosa atmosfera di bellezza, comfort e intimità».
L’opuscolo della struttura vanta «un centro benessere con piscina e un servizio di lusso» e offre «lusso nello spirito della modernità dei designer italiani».
I rapporti dicono che ad analizzare i record di Yandex Food hackerati, che sono diventati pubblicamente disponibili, è stato Oleg Yemelyanov, legato al leader dell’opposizione incarcerato Alexei Navalny. Così hanno rintracciato l’appartamento collegato a Krivonogikh sull’argine numero 76 di Fontanka, ha detto.
«Wow, l'[ex]amante di Putin, Svetlana Krivonogikh, ha un appartamento con una superficie totale di quasi 400 metri quadrati sull’argine del fiume Fontanka», ha detto Yemelyanov. «Grazie per il suggerimento a Luiza Vladimirovna [Rozova] che ha ordinato cibo a quell’indirizzo».
Luiza, studentessa, è la figlia di Krivonogikh, 45 anni, ora co-proprietaria di un’importante banca russa e una delle donne più ricche del paese con una fortuna finanziaria e immobiliare stimata in 88 milioni di euro.
La donna non ha mai commentato le affermazioni secondo cui sua Elizaveta è figlia di Putin. Il sospetto che fosse la figlia segreta di Putin nata da una relazione extraconiugale è stato diffuso per la prima volta da un media indipendente in Russia, che è stato successivamente bloccato dalle autorità.
Di recente Luiza è stata costretta a chiudere il suo Instagram dopo essere stata colpita da un’ondata di trolling estremo sulla guerra russa in Ucraina. Un commento diceva: «Sei seduta nel bunker? Come un topo?».
(da Daily Mail)
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Marzo 28th, 2022 Riccardo Fucile
I PROFILI DI CENTINAIA DI AGENTI DELL’FDB (EREDI DEL KGB)
Nome, cognome, data di nascita, passaporto, firma, numero di telefono e anche auto in dotazione. Abbastanza materiale per creare profili falsi o per tentare nuovi attacchi informatici.
L’ultimo data leak nella cyberwar che sta accompagnando la guerra sul campo tra Ucraina e Russia non arriva da Anonymous e nemmeno da qualche gruppo hacker che si muove su piste solitarie.
Il leak, il contenuto dei dati trovati e diffusi al pubblico, è stato pubblicato sul portale ufficiale del ministero della Difesa ucraino ed è stato diffuso dall’intelligence di Kiev. È un elenco di 620 profili tutti appartenenti al Federal’naja služba bezopasnosti (Fsb), il servizio federale per la sicurezza della Federazione russa che ha raccolto l’eredità del Kgb.
Non è chiaro come sia stato ottenuto questo elenco ma il canale Twitter ufficiale dei servizi segreti ucraini ha dichiarato che si tratta di persone coinvolte direttamente nell’invasione ucraina.
Nella pagina non compare molto altro. L’unica informazione in più è che tutti queste persone lavorano al Palazzo della Lubjanka di Mosca, la sede ufficiale dei servizi segreti russi. La scelta di rendere pubblici questi dati è solo l’ultimo passaggio di una strategia che l’intelligence ucraina sta portando avanti da giorni. Sul suo portale alla voce Вороги України (Nemici dell’Ucraina) l’intelligence sta pubblicando i nomi di tutti i militari russi che fanno parte delle unità dell’esercito russo accusate da Kiev di essere coinvolte in crimini di guerra.
(da agenzie)
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Marzo 28th, 2022 Riccardo Fucile
IL QUOTIDIANO ERA UNO DEGLI ULTIMI MEDIA INDIPENDENTI RIMASTI NEL PAESE: È IL GIORNALE DOVE SCRIVEVA ANNA POLITKOVSKAJA, E IL CAPOREDATTORE È IL PREMIO NOBEL DMITRY MURATOV
Il più importante quotidiano indipendente russo Novaya Gazeta sospende le sue
pubblicazioni. Lo riferisce lo stesso giornale sul suo sito.
Sul sito del quotidiano, i redattori di Novaya Gazeta, di cui è caporedattore il Premio Nobel per la Pace Dmitry Muratov, hanno reso noto di avere ricevuto un nuovo avviso da Roskomnadzor, l’agenzia statale per il controllo sui media, per il contenuto critico dei loro articoli
“Quindi – aggiungono – sospendiamo la pubblicazione del giornale sul sito Web, nelle reti e sulla carta fino alla fine ‘dell’operazione speciale sul territorio dell’Ucraina’”. Vale a dire l’invasione russa dell’Ucraina, che i redattori citano con la definizione ufficiale imposta dalle autorità di Mosca.
(da agenzie)
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Marzo 28th, 2022 Riccardo Fucile
L’FSB COINVOLTA NELL’ELIMINAZIONE DELL’EX VICE MINISTRO OPPOSITORE DI PUTIN
L’invasione della Crimea del 2014 è stato solo il primo passo, così come le attività di destabilizzazione della regione del Donbass, ma l’aspirante Zar non agiva indisturbato. E in questo scenario Boris Nemtsov, ex vice primo ministro nell’era Boris Eltsin, si era rivelato una vera e propria spina sul fianco opponendosi all’invasione della vicina Ucraina.
Noto anche per le sue denunce contro la corruzione in Russia, Nemtsov venne assassinato a colpi d’arma da fuoco il 27 febbraio 2015, pochi giorni prima di una protesta contro la guerra.
Oggi sappiamo che il principale oppositore di Vladimir Putin veniva pedinato da un uomo appartenente a una squadra segreta del Cremlino putiniano, coinvolto in due tentativi di omicidio di altri due oppositori dell’aspirante Zar: Vladimir Kara-Murza e Alexei Navalny.
La corruzione in Russia è un’arma a doppio taglio. Se da una parte permette di mantenere il potere, dall’altra si possono ottenere documenti appartenenti alla stessa FSB, il Servizio federale per la sicurezza della Federazione russa.
Il gruppo investigativo Bellingcat è riuscito, tramite dei broker, ad acquistare i dati originali di un database chiamato “Magistral“, utilizzato dall’agenzia russa per tracciare non solo i movimenti di persone di interesse come Boris Nemtsov, ma anche di tutti gli agenti dell’FSB.
Tra questi, Bellingcat ha individuato quello che aveva seguito il principale opposizione di Vladimir Putin fino a pochi giorni prima del suo omicidio: l’agente Valery Sukharev.
Bellingcat non è stato l’unico gruppo investigativo ad ottenere i dati di “Magistral“. Tutte le scoperte sono il frutto del materiale raccolto anche da BBC e The Insider, in parte ricevuto gratuitamente da fonti che hanno accesso a copie del database segreto del Cremlino.
Il luogo dell’omicidio, in pieno centro di Mosca
Sukharev, l’uomo chiave dell’FSB in questa indagine, riuscì a pedinare Boris Nemtsov durante 13 viaggi nell’ultimo anno di vita del nemico numero uno di Vladimir Putin. L’agente Sukharev, soprattutto, conosceva “in diretta” gli spostamenti di Nemtsov, come dimostra il fatto che prenotasse in brevissimo tempo i biglietti per gli stessi aerei utili al viaggio. Nell’estate del 2014, infatti, Sukharev aveva prenotato il volo 10 minuti dopo la prenotazione di Nemtsov.
Anche se Sukharev non è stato coinvolto fisicamente nell’affare Navalny, era in contatto con almeno quattro membri della squadra del Cremlino, i quali risulterebbero tra i 7 agenti dell’FSB sanzionati dagli Stati Uniti e il Regno Unito per il tentato omicidio. Dai tabulati telefonici ottenuti dagli investigatori, risultano 145 conversazioni tra Sukharev e gli stessi agenti nei mesi precedenti all’avvelenamento di Navalny.
Come riportato da Bellingcat, Sukharev, le cui utenze telefoniche risultano al momento fuori uso, non era un comune agente dell’FSB. In base alle loro analisi, è stato l’ufficiale con maggiore esperienza nel rintracciare gli oppositori del Cremlino successivamente colpiti negli ultimi anni.
Pedinò anche Vladimir Kara-Murza nel 2015, seguendolo fino a due giorni prima dell’avvelenamento. Con una falsa identità, grazie alla quale si faceva chiamare Nikolay Gorokhov, seguì Navalny durante 18 viaggi della campagna presidenziale del 2017. La stessa falsa identità era stata utilizzata da Sukharev tra il 2018 e il 2019 per pedinare lo scrittore Dmitry Bykov, avvelenato e caduto in coma nel 2019.
Secondo Bellingcat, gli agenti pedinatori non erano gli esecutori degli attentati. Avrebbero avuto soltanto la funzione di raccogliere le prove necessarie per stabilire le abitudini delle persone da colpire, fornendo tutte le informazioni agli specialisti di armi chimiche dell’Istituto di Criminalistica dell’FSB, un’unità originariamente istituita dal KGB nel 1977.
Le prove raccolte, così come le ricostruzioni degli eventi, mettono ulteriormente in luce l’impossibilità di una vera e propria azione politica da parte dell’opposizione a Vladimir Putin dalla sua ascesa al potere.
Non si può negare che Boris Nemtsov fosse un vero e proprio ostacolo e un pericolo per il mantenimento del Cremlino. Non solo era contrario all’invasione in Ucraina, ma sosteneva le sanzioni internazionali contro la leadership russa e aveva chiesto un’indagine indipendente sull’abbattimento del volo malese MH17 nell’Ucraina orientale.
La pubblicazione dell’indagine era stata annunciata per oggi, lunedì 28 marzo, dagli investigatori di Bellingcat lo scorso venerdì 25 marzo. Nella giornata di ieri, domenica 27 marzo, è stato individuato Ruslan Geremeev, l’uomo accusato di essere la mente dell’omicidio di Boris Nemtsov.
Non si trova in Cecenia o in qualche altro Paese come latitante (non si è mai presentato al processo), ma alla guida dell’esercito ceceno a Mariupol a sostegno dell’armata russa. Ad annunciarlo è stato il leader Ramzan Kadyrov attraverso un video pubblicato sul suo profilo VK definendolo «il mio caro fratello Ruslan».
A guidare le truppe cecene che partecipano all’assedio di Mariupol c’è Ruslan Geremeyev, sospettato di essere tra i responsabili dell’omicidio di Boris Nemtso
Ponendo in dubbio il coinvolgimento dell’FSB negli attentati e negli omicidi, si potrebbero porre alcune domande logiche: se gli agenti conoscevano a menadito ogni attività svolta dai principali oppositori del Cremlino, come mai non erano riusciti ad intercettare e fermare i ceceni autori dell’uccisione di Boris Nemtsov nel pieno centro di Mosca?
E, se è vero che Ruslan Geremeyev è accusato anche formalmente di essere il mandante dell’omicidio, non è chiaro come mai sfugga al processo, nonostante le capacità di pedinamento dell’FSB, e oggi stia collaborando con Vladimir Putin nella conquista dell’Ucraina.
Una sorte estremamente diversa da quella toccata a Zaur Dadayev, uno degli uomini accusati di aver ucciso Boris Nemstov che, come già denunciato nel 2015, potrebbe essere stato costretto a confessare sotto tortura.
(da agenzie)
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Marzo 28th, 2022 Riccardo Fucile
DIECI MINUTI PER MANGIARE, POI SI TORNA A COMBATTERE… ARRUOLATE INTERE FAMIGLIE
La guerra di Sudest si gioca tutta sulla M14: la lingua d’asfalto tra campi di mais e grano
che collega Odessa con Kherson. Mykolaiv è lì, nel mezzo.
Alle sue spalle arriva vento che odora di terra. Di campi coltivati. Ieri in città è arrivato il gasolio da Odessa. Dal cielo, però, sono arrivati i missili russi. Per tutta la notte tra sabato e domenica i Grad:
«Sono caduti come grandine – racconta un soldato -. Spazzano via tutto proprio come i chicchi d’estate distruggono il grano». Basta questo per capire che chi oggi veste una divisa sino a ieri era un contadino. Ora l’orizzonte che scrutano è cambiato. Non temono più nuvole nere che portano tempesta. I loro occhi cercano sabotatori ai checkpoint; scie bianche in cielo dei caccia e pinnacoli di fumo.
La distruzione ha il colore nero del fumo di una bomba. Odora di polvere da sparo e carburante. Qui, dove i Grad cadono a centinai, i crateri non si contano nemmeno più. Mykolaiv cambia giorno dopo giorno. Sabato tranquilla e pacifica. Domenica in fermento con carri armati e camion zeppi di soldati a muoversi in colonna.
La linea del fronte è a Posad, Oblast di Kherson. La città è in mano russa e gli ucraini sono a meno di 2,5 chilometri. I carristi dormono in un’ex officina per trattori. I carri armati son nascosti. «Mettete l’auto qui – indica uno dei meccanici -. I droni volano e cercano bersagli in continuazione». Li trovano. Lungo questa lingua d’asfalto contesa, i lanciamissili ucraini sono stati colpiti. Erano nascosti nella boscaglia a bordo strada, ma gli occhi elettronici della guerra sanno andare oltre legno e foglie. Ieri, alle 12, le postazioni colpite fumavano come cerini appena spenti. Di giorno gli scoppi si fanno più radi. Si ha quasi l’impressione che i russi cerchino di colpire in modo mirato ciò che è sfuggito alla «grandinata» di Grad notturna.
I carristi hanno manutenuto il loro mezzo per tutta la mattinata. Due notti prima un colpo di mortaio ha colpito il tetto dell’officina e le lamiere son volate via come fogli di carta al vento. La soletta in cemento armato ha tenuto, si è piegata. Regge, ma non ne reggerebbe un secondo. È tempo di mangiare per tutti. Per chi ripara i carri e per quei veterani di questa guerra – per loro è iniziata 8 anni fa – che non sono in turno al fronte. Il pane è fresco e soffice. Arriva da Odessa e ancor prima di essere assaggiato va osservato. Annusato. «Profuma di casa» – l’unico commento di un veterano.
Per pranzo si mangia una gallina bollita. Una zuppa calda di carne, che fa anche brodo, con patate. Le esplosioni per l’orecchio di chi vive in terra di pace sono vicine. Per un soldato da prima linea lontane. Così lontane da non far tremare il cucchiaio; da chiudere lo stomaco. Vietato parlar di strategia. I segreti militari, qui, son visti come cose da ufficiali. Qui si parla di battaglie.
Si raccontano i bombardamenti notturni ed i turni di guardia in trincea. «Oggi i russi hanno sparato a un’auto di civili – spiega un soldato -. Non hanno nemmeno chiesto i documenti. Hanno sparato e basta, ma non hanno ucciso nessuno».
Il pranzo si consuma di fretta. Si mangia in una stanza senza finestre dove una vecchia stufa brucia legna di recupero. L’odore di polvere da sparo resta fuori. Qui si sente l’odore di brace, sigarette, caffè e minestra. È la cucina e la camera da letto dei carristi. Come reti: bancali. Come materassi: gommapiuma. Mentre si mangia i fucili si stendono sul letto
I ripetitori dei cellulari son stati riparati. Dove sabato non c’era segnale domenica è tornato il 4G. Arriva un video da casa. Si festeggia il primo compleanno della figlia più piccola. La quarta nata compie un anno; è in braccio alla nonna e sul tavolo c’è una torta. Festeggerà senza mamma e papà. Tutti e due arruolati. Antony ha 28 anni, 4 figli, anni di trincea in Donbass e una moglie appena arruolata.
Lei è nelle retrovie, ai bambini ucraini va garantito almeno un genitore vivo anche se tutti e due sono in divisa. Si mangia in 10 minuti e si beve un caffè solubile. Finito si può ancora lasciare il fucile sul letto un po’. C’è un cimelio di guerra da mostrare: un bazooka russo. Bastano 20 minuti, una minestra condivisa, per potersi lasciar andare. Solo la radio che gracchia rompe la tregua non dichiarata del pranzo. Stanno ricominciando i bombardamenti e questa torna a essere terra per soldati. I civili è bene che fuggano subito se non vogliono morire. C’è da correre. Basta un cenno con la mano da un’auto in corsa per far capire a chi è di guardia che non si è russi. Nel tempo di una zuppa l’M14 è stata bombardata ancora. Le carcasse dei Grad son lì sull’asfalto che fuma. Chi guida spera di non forare uno pneumatico, fermarsi diventa una roulette russa. In serata, i missili non danno tregua: Odessa è colpita, otto volte.
(da La Stampa)
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Marzo 28th, 2022 Riccardo Fucile
IL CAMPIONE DEL MONDO UCRAINO DI KICKBOXING MAKSYM KAGAL MUORE DA EROE IN BATTAGLIA A MARIUPOL: AVEVA 30 ANNI E FACEVA PARTE DEL BATTAGLIONE AZOV
È caduto da eroe nella battaglia di Mariupol, la città più martoriata dal conflitto. Maksym Kagal detto «The Piston» era il campione del mondo di kickboxing Iska (International sport karate association), aveva 30 anni ed è morto combattendo. Originario di Kremenchug, pure questa devastata dalla bombe, Kagal faceva parte delle forze speciali di Azov, il battaglione dichiaratamente nazionalista inserito nell’esercito di Kiev e impegnato dal 2014 nelle manovre militari nel Donbass.
A dare la notizia è stato il giornale ucraino The Kyiv Independent, secondo cui l’atleta sarebbe deceduto lo scorso 26 marzo.
«Dormi tranquillo, fratello, la terra è tua, ti vendicheremo», è stata la reazione del suo allenatore, Oleg Skirt, raccolta da Ukrinform.
Faceva parte della squadra nazionale, con la quale aveva gareggiato ottenendo il primo successo mondiale ucraino in questa disciplina.
Aveva deciso di difendere la sua patria al fronte, nei sanguinosi scontri che da settimane stanno mettendo a ferro e fuoco Mariupol, città strategica che si affaccia sul Mar d’Azov.
Con Kagal sono scesi in battaglia molti sportivi in attività ed ex ucraini. Fra questi l’ex stella del basket Sasha Volkov, 58 anni, di origini siberiane ma profondamente legato all’Ucraina dove la sua famiglia si era trasferita quando era ancora bambino. Volkov è stato campione con la nazionale di basket dell’Urss e primo fra i sovietici ad approdare nella Nba dopo la caduta del muro.
Oggi Volkov, che giocò anche in Italia, a Reggio Calabria, fa la ronda per le strade di Kiev.
Con lui hanno preso le armi anche i tennisti Sergey Stakhovsky e l’ex numero 4 del mondo Andrei Medvedev. E dell’esercito fanno pure parte vari ex pugili, primo fra tutti Vlodimir Klitschko, campione del mondo dei pesi massimi come il fratello Vitalji, sindaco di Kiev da quasi otto anni.
(da agenzie)
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Marzo 28th, 2022 Riccardo Fucile
IL GENERALE VINCENZO CAMPORINI, EX CAPO DI STATO MAGGIORE DELLA DIFESA: “QUANDO SI PASSA DAI PROGETTI AI PROTOTIPI E DA QUESTI AI PRODOTTI IN SERIE VENGONO ALLA LUCI GRAVI CARENZE NELLA QUALITÀ DEI MATERIALI E IN QUELLA DEI PROCESSI DI FABBRICAZIONE”… “SENZA UNA LOGISTICA EFFICIENTE LE GUERRE NON SI VINCONO E QUESTO SEMBRA PROPRIO IL TALLONE D’ACHILLE DELLE FORZE RUSSE”
La logistica, arte negletta. Secondo le valutazioni di analisti occidentali, almeno il 60 %
delle armi e del munizionamento impiegati dalle forze russe nella loro offensiva in Ucraina ha evidenziato gravi malfunzionamenti con una grande quantità di ordigni inesplosi.
Si tratta di valutazioni basate sull’esame di quanto trovato sul terreno, la cui attendibilità, quindi, è ragionevolmente elevata e che fa sorgere seri dubbi sull’efficienza della macchina militare di Mosca.
Pessima manutenzione
Non si tratta però di una sorpresa: senza andare troppo indietro nel tempo, una situazione analoga si presentò durante il breve conflitto tra Georgia e Russia nell’agosto del 2008.
Si trattava di una situazione che presenta singolari analogie con quella che stiamo vivendo in queste settimane: due territori rivendicati dai georgiani, l’Abkhazia e l’Ossetia Meridionale, dove fin dai tempi dell’URSS erano in corso scontri interetnici, avevano proclamato la loro indipendenza; Tbilisi lanciò un’operazione militare che provocò un pesante intervento russo.
Il conflitto durò solo cinque giorni e si concluse con una disfatta delle forze georgiane, ma l’analisi degli eventi evidenziò che oltre il 50 % del munizionamento impiegato dalle forze di Mosca non esplose, principalmente a causa del pessimo stato di manutenzione delle spolette: le esperienze del passato dovrebbero essere lezioni per il futuro, ma sembra che la logistica delle forze armate russe non ne abbia tratto il necessario giovamento.
Progetti eccellenti, ma prodotti finali carenti
Esiste a monte un problema generalizzato di qualità. Gli uffici progetto dell’industria russa degli armamenti dispongono di qualità eccellenti, a volte al di sopra di quanto disponibile in Occidente: le conoscenze nel campo della fluidodinamica tridimensionale hanno consentito l’elaborazione di straordinari programmi aeronautici; purtroppo però, quando si passa dai progetti ai prototipi e da questi ai prodotti in serie vengono alla luci gravi carenze nella qualità dei materiali e in quella dei processi di fabbricazione.
È accaduto, ad esempio, che l’esame dei rottami di un velivolo da combattimento russo abbia evidenziato l’utilizzo di leghe del tutto analoghe nella loro formulazione a quelle impiegate nelle nostre industrie aerospaziali, ma con un livello di omogeneità così scadente da richiedere spessori doppi a quelli possibili, con un incremento dei pesi a tutto scapito delle prestazioni finali del sistema d’arma.
Scarsa vita operativa
Un’altra conseguenza di questi insoddisfacenti livelli quantitativi è la scarsa vita operativa dei prodotti: il MiG29 Fulcrum, al suo esordio alla fine degli anni ’70, inizio degli ’80, era una macchina stupefacente e tutt’ora conserva una rilevante capacità operativa, ma deve cambiare i motori dopo pochissime centinaia di ore di volo, il che moltiplica i costi e la complessità della logistica e di conseguenza la sua disponibilità operativa. In estrema sintesi: senza una logistica efficiente le guerre non si vincono e questo sembra proprio il tallone d’Achille delle forze russe.
(da il Corriere della Sera)
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