Settembre 8th, 2025 Riccardo Fucile
“DIRE ‘VANNACCIZZO LA LEGA’ SIGNIFICA METTERE IN DISCUSSIONE SALVINI. NESSUN MILITANTE LEGHISTA VUOLE ESSERE VANNACCIZZATO. LE SPINTE DEL GENERALE PER PIAZZARE I NOMI DEI SUOI FEDELISSIMI NELLE LISTE DELLA LEGA RAPPRESENTANO UN PROBLEMA. SI COMPORTA DA LEADER, SERVE UN CHIARIMENTO PRIMA DI PONTIDA”
“Dire ‘vannaccizzo la Lega’ significa mettere in discussione Salvini. Per questo si sono
attivati gli anticorpi. Questa è una forza politica con le sue regole, non puoi entrare e fare o dire quello che vuoi. Quando entri in una comunità e fai dichiarazioni invasive come quella, la comunità reagisce.
E comunque, nessun militante leghista vuole essere vannaccizzato”, aggiunge Centinaio, dicendosi “sicuro” che Salvini “abbia parlato con lui senza passare dai giornali. Spero che gli abbia detto quel che doveva e che ora Vannacci la smetta”.
Le spinte di Vannacci per piazzare i nomi dei suoi fedelissimi nelle liste della Lega, nelle Regioni al voto questo autunno, per Centinaio rappresentano “un problema se poi ne pagano il prezzo i nostri militanti che non trovano lo spazio che meritano. Non lo dico solo io, ma anche e soprattutto Susanna Ceccardi, che in Toscana ha avuto questo problema. Lei conosce il suo territorio e, se lancia l’allarme, quell’allarme deve essere tenuto in considerazione”. I ‘team Vannacci’ “formalmente” sono compatibili, “nessuno glieli può vietare”, ma per il senatore della Lega “è anche vero che nel momento in cui i leader dei vari circoli di Vannacci dicono pubblicamente di essere in antitesi con la Lega, viene il dubbio che, dal punto di vista politico, quei ‘team’ siano incompatibili con noi”. Giorgetti dice che la Lega è sempre stata aperta a idee diverse
“Vannacci può portare esperienza e può essere utile anche al dibattito interno, ma sempre – chiarisce – nel rispetto delle regole. Sono d’accordo con Giancarlo. Dice quello che diceva Bossi: siamo una forza che contiene idee di destra, sinistra e centro, perché poi a tenere insieme tutto è l’idea del federalismo”.
E Vannacci con il Nord c’entra qualcosa? “Un generale toscano che ha come proprio ideale la Decima Mas non ha niente a che fare con il Nord, non rappresenta quelle istanze – replica Centinaio -. E non c’entra nulla con il federalismo per il quale siamo nati. Siamo diventati partito nazionale, ed è una giusta evoluzione, ma è importante tenere sempre alta l’attenzione per i territori. È lì che resta centrale la questione settentrionale, perché se non si dà carburante alla locomotiva, poi si fermano tutti i vagoni”.
Al pratone di Pontida, tra due settimane, Matteo Salvini potrebbe arrivare a bordo di un Carroccio con le ruote in fiamme. Le tensioni interne sul futuro del Veneto, sempre conteso da Fratelli d’Italia, si stanno pericolosamente mescolando ai malumori delle truppe nordiste per l’ascesa di Roberto Vannacci, che il leader ha nominato suo vice lo scorso maggio.
A via Bellerio l’aria è elettrica e le bandiere identitarie sventolano a pieno vento. Il governatore lombardo Attilio Fontana è il primo a voler arginare il generale: «Non vogliamo perdere i nostri valori. Ora pensiamo al Nord». Alle sue spalle, Massimiliano Romeo, capogruppo in Senato e segretario della Lega lombarda, rincara: «È appena arrivato, deve rispettarci».
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(da agenzie)
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Settembre 8th, 2025 Riccardo Fucile
“MAD VLAD” HA CAPITO CHE ALL’AMERICA NON GLIE NE FREGA NIENTE DELLE SORTI DELL’UCRAINA: NON È UN CASO CHE IL NUMERO DI RAID È AUMENTATO DOPO IL VERTICE DEL 15 AGOSTO CON TRUMP
Sul fronte, Mosca sta concentrando tutte le sue forze in Donbass. Secondo il Gur, ci sono circa 700 mila militari russi dispiegati in Ucraina, la maggior parte dei quali schierati nella regione di Donetsk. L’obiettivo è la cintura che corre da Kramatorsk a
Sloviansk. Al centro della battaglia, Pokrovsk, l’asse più impegnativo per gli ucraini, come l’ha definito nell’ultimo briefing il capo di stato maggiore di Kiev Oleksander Syrskyi.
Qui, da luglio, l’Armata ha schierato unità di marines esperti con il compito di infiltrarsi in profondità nella cittadina, evitando scontri diretti con le forze ucraine. Altro obiettivo di Mosca è Kostiantynivka. Dopo che parte della 93ª Brigata ucraina è stata dispiegata di nuovo da nord di Toretsk a Dobropillia per proteggere Pokrovsk, l’offensiva russa nella zona ha subito un’accelerazione. Le forze moscovite hanno conquistato gran parte di Oleksandr-Shultyne, sono avanzate fino alla riva del bacino di Katerynivka e ora stanno cercando di spingersi attraverso Stupochky verso Kostiantynivka stessa.
La pressione di Mosca resta alta poi sulla periferia settentrionale di Chasiv Yar, con l’obiettivo di aggirare Kostiantynivka da nord. Lì, tuttavia, l’avanzata è bloccata dalle fortificazioni ucraine a Maiske. Intanto il contingente russo Vostok, nonostante i persistenti contrattacchi, continua ad avanzare attraverso il confine tra le regioni di Donetsk e Dnipropetrovsk, a nord e a ovest di Velyka Novosilka.
Le forze russe hanno catturato diversi villaggi nelle valli dei fiumi Vovcha e Vorona. E gli attacchi sul confine della regione di Dnipropetrovsk sembrano aver costretto il comando ucraino a inviare riserve, forse anche provenienti dal fronte di Sumy.
Di nuovo Kiev, prendendo di mira per la prima volta il palazzo dei ministri, risparmiato finora in tre anni e mezzo di guerra. E oltre alla capitale anche Odessa, Dnipro, Zaporizhzhia,
bombardate con oltre ottocento droni e tredici missili cruise. Il ritmo degli attacchi russi aumenta.
E porta a chiedersi perché Vladimir Putin lanci questa sfida aperta mentre gli Stati Uniti cercano – almeno nelle dichiarazioni ufficiali – di tenere vivo il percorso di pace e l’Europa aumenta il suo sostegno all’Ucraina. Cosa spinge il Cremlino a rischiare di indispettire Donald Trump e compromettere il feeling con la Casa Bianca?
Questo raid viene infatti interpretato come un “ultimo avvertimento” al presidente Zelensky prima di passare ad armi addirittura più distruttive e vuole spingere gli ucraini a interrompere l’offensiva contro le raffinerie, che dall’inizio di agosto sta mettendo in crisi la capacità russa di produrre e distribuire carburante.
Ogni notte i droni del servizio segreto di Kiev – il Gur del generale Budanov – vanno a colpire gli impianti e le ultime stime ritengono che la fornitura di combustibile sia stata amputata di oltre un quinto: alcune fonti ipotizzano addirittura del 23 per cento.
Da inizio agosto sono state incendiate oltre quindici raffinerie, anche a mille chilometri dalla frontiera. La grande ondata di droni e missili che la scorsa settimana ha devastato Kiev, uccidendo ventisette civili e ferendone un centinaio, non ha intimidito il governo Zelensky. Così c’è stato un altro messaggio di fuoco, con l’ordigno sulla sede dei ministeri. Il prossimo potrebbe essere ancora più pesante: le fabbriche russe sfornano ordigni in quantità crescente e il Cremlino ha più vol
vagheggiato l’impiego dei colossali Oreshnik a testata multipla, scagliati lo scorso ottobre contro la zona industriale di Dnipro.
I raid ucraini sulle raffinerie hanno anche un significato militare: riducono le scorte delle forze che stanno aumentando la pressione su tutta la linea del fronte. Kiev teme che stia scattando una manovra su larga scala per espugnare le città fortezza del Donetsk e aprire un varco nella pianura di Zaporizhzhia.
E, dopo mesi di assenza, da una settimana le truppe russe sono tornate ad andare alla carica con alcune colonne di mezzi corazzati: affondi respinti, che sembrano però la prova generale di una offensiva di tank. Ci si aspetta una spallata di Mosca contro le difese, tentando di infliggere un colpo decisivo entro ottobre e non restare impantanata in un conflitto di logoramento.
Tutto questo finora non ha influito sulla Casa Bianca, che non muta atteggiamento verso il Cremlino e non intende incrementare gli aiuti bellici a Kiev. Il conflitto ucraino non interessa più agli Stati Uniti: ieri la prima direttiva del neo segretario della Guerra Pete Hegseth è stata ridefinire le strategie del Pentagono, passando dal confronto con Russia e Cina alla difesa del continente americano.
Washington finora non ha neppure formalizzato le garanzie di sicurezza chieste dal presidente Zelensky per procedere nei negoziati nati dal summit di Ferragosto tra Trump e Putin. Il futuro dell’Ucraina ormai dipende solo dall’Europa: una situazione che sembra rassicurare Mosca nel proseguire i piani di guerra e seminare morte sulle città.
(da Corriere della Sera)
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Settembre 8th, 2025 Riccardo Fucile
IN CALO IL PARTITO POPOLARE: 30,7% (-2,4%)… IN SECONDA POSIZIONE CI SONO I SOCIALISTI DEL PREMIER PEDRO SÁNCHEZ AL 27,7% (+ 0,7%)… LE DUE SINISTRE DI SUMAR AL 6,6%, PODEMOS AL 3,4%
In Spagna schizzano verso l’alto i consensi in favore del partito ultraconservatore Vox,
che oggi potrebbe ottenere il 17,4% dei voti, cinque punti in più rispetto alle ultime elezioni generali (luglio 2023): è quanto messo in luce da un sondaggio pubblicato da El País e radio Cadena Ser, condotto tra il 29 agosto e l’1 settembre scorsi attraverso 2.000 interviste online.
Il rilevamento demoscopico indica come forza politica spagnola più votata il Partito Popolare, i cui consensi sarebbero però in calo: ora otterrebbe il 30,7% dei voti, cioè 2,4 punti in meno rispetto al precedente sondaggio equivalente, risalente a due mesi fa. A luglio 2023, il Pp aveva preso il 33,1%.In seconda posizione ci sono i socialisti del premier Pedro Sánchez al 27,7%, risultato di 4 punti inferiore rispetto a quello di due anni fa, anche se leggermente in crescita (+0,7 punti) su luglio di quest’anno.
Sumar, la coalizione di sinistra che fa parte del governo Sánchez, potrebbe prendere il 6,6% dei voti, mentre alla sinistra radicale di Podemos andrebbe il 3,4%.
Il sondaggio, sottolinea El País, è stato realizzato in un periodo caratterizzato da forti polemiche politiche sulla gestione di una grossa ondata di incendi che ha colpito soprattutto il nord-ovest della Spagna. Il prossimo weekend (13-14 settembre), Vox
ospiterà a Madrid Europa Viva 25, kermesse dei Patrioti, gruppo parlamentare europeo di cui fa parte anche la Lega del vicepremier italiano Matteo Salvini. Vox ha annunciato che tra gli ospiti confermati all’evento c’è il presidente argentino, Javier Milei.
(da agenzie)
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Settembre 8th, 2025 Riccardo Fucile
UN QUARTO DEI CONSIGLI DI DRAGHI È RIMASTO LETTERA MORTA NEL CASSETTO DEGLI EUROCRATI DI BRUXELLES…I SETTORI CHE PRESENTANO I MAGGIORI RITARDI SONO IL DIGITALE E QUELLO DELL’ENERGIA. FERME LE RIFORME IN MERITO ALLO SPAZIO E AGLI INVESTIMENTI NEL SETTORE FARMACEUTICO
A un anno esatto dalla sua presentazione – il primo anniversario cade domani, 9 settembre – il rapporto di Mario Draghi sulla competitività europea continua a essere considerato “la bussola programmatica” dell’Ue, ma la sua messa a terra procede a rilento, anche a causa delle resistenze emerse su alcune riforme.
Secondo uno studio dello European Policy Innovation Council che ne sta monitorando l’implementazione, dopo dodici mesi soltanto l’11% delle raccomandazioni contenute nel report è stato completato, mentre quasi un quarto è rimasto lettera morta nel cassetto. Per le restanti misure ci sono stati alcuni segnali, ma che gli esperti considerano decisamente insufficienti.
Il settore del digitale e quello dell’energia presentano i maggiori ritardi, mentre passi avanti si registrano nel campo dei trasporti e in quello delle materie prime critiche, anche se l’attuazione delle misure – se si considerano anche quelle messe in campo solo “parzialmente” – non va oltre il 30%. Ferme al palo anche le riforme nel campo dello spazio e della farmaceutica, mentre non c’è alcuna traccia del maxi piano di investimenti (secondo Draghi, servirebbero 800 miliardi di euro), da finanziare anche con debito comune europeo.
In compenso, Ursula von der Leyen ha promesso a Trump che l’Europa acquisterà 650 miliardi di euro di prodotti energetici e 35 miliardi di chip, mentre le imprese europee dovranno investire oltreoceano più di 500 miliardi in settori strategici.
Il compleanno del rapporto Draghi si celebrerà alla vigilia del tradizionale discorso sullo Stato dell’Unione, che la presidente della Commissione europea terrà mercoledì nell’Aula di
Strasburgo. L’intervento di Ursula von der Leyen segnerà la ripresa dei lavori dopo lo stop per le vacanze e rappresenterà un momento di confronto con gli eurodeputati.
Diversi gruppi politici sono pronti a chiedere conto a von der Leyen dei ritardi del rapporto Draghi. Ne parleranno certamente i popolari, ma soprattutto i liberali, che nei giorni scorsi hanno organizzato un evento all’Europarlamento di Bruxelles per fare il punto sull’attuazione dell’agenda.
La Commissione è sul banco degli imputati, accusata dagli eurodeputati di non aver dato il seguito necessario alle indicazioni del report, dopo che era stata la stessa presidente von der Leyen a commissionarlo. Ma da Palazzo Berlaymont è il vicepresidente esecutivo Stéphane Séjourné, responsabile del portafoglio alla Prosperità e alla Strategia industriale, a respingere le accuse.
«Il rapporto Draghi è diventato la dottrina economica dell’Unione europea – assicura il francese a La Stampa – e tutto ciò che abbiamo proposto da allora è in linea con esso: una semplificazione improvvisa, un rilancio dell’Unione dei capitali, una nuova strategia per il mercato interno, il made in Europe, il Fondo per la competitività…
È un movimento senza precedenti». Lo stesso Séjourné, però, ammette che c’è chi rema contro: «L’effetto Draghi – continua – viene troppo spesso eroso quando i testi vengono discussi dagli Stati membri o persino internamente da coloro che non hanno compreso il cambiamento epocale». Secondo Antonios Nestoras, fondatore e direttore dello European Policy Innovation Council,
il think tank che ha lanciato l’Osservatorio Draghi e l’indice per monitorarne l’attuazione, «ciò che manca è il senso di urgenza».
Nel dettaglio, il rapporto Draghi prevede 383 raccomandazioni. Certamente non tutte devono essere portate a termine nel breve periodo, alcune hanno un orizzonte più lungo. Ma a un anno di distanza soltanto 43 sono state accolte pienamente, pari all’11,2% del totale. A queste se ne aggiungono altre 27 completate “parzialmente” (il 20,1%), ma ancora incomplete, mentre quasi la metà (176, vale a dire il 46%) ha visto solo qualche timido accenno, ma senza veri e propri passi concreti. Ben 87 (22,7%) non pervenute.
L’Ue deve fare i conti con la complessità del suo iter decisionale e delle sue strutture istituzionali, ma secondo Nestoras ci sono anche ostacoli di tipo politico, relativi al fatto che «per alcuni settori, come quello delle materie prime critiche, il senso d’urgenza è maggiore», mentre per altri «come quello dell’energia o delle industrie energivore» c’è un pressing minore. Questo perché «emergono resistenze da parte degli Stati che non vogliono cedere le loro competenze a Bruxelles e finiscono per rallentare o in certi casi addirittura bloccare il processo».
(da La Stampa)
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Settembre 8th, 2025 Riccardo Fucile
LO SCANDALO DI CORRUZIONE COINVOLGE LA SORELLA DEL PREMIER
L’attuale governo argentino, guidato dall’ultraliberista Javier Milei, sta vivendo la sua
peggior sconfitta dall’inizio del mandato. Domenica 7 settembre i cittadini argentini sono stati chiamati a votare per le elezioni provinciali di Buenos Aires (dove vive circa il 40% della popolazione dell’intero Paese) e il partito di Milei ha subito una sonora sconfitta alle urne.
I candidati del movimento peronista (il partito di opposizione all’attuale governo) hanno vinto con il 47% delle preferenze, mentre La Libertad Avanza (il partito di cui leader è Milei) ha ottenuto il 33,8% dei voti
Un risultato chiaro: il partito guidato dall’attuale presidente ha perso per ben 13% punti di differenza rispetto ai peronisti. Una notizia pessima per il presidente “anarchico-capitalista” che ha guidato la campagna per le provinciali, assumendosi la responsabilità dell’esito e insistendo durante i comizi sul fatto che con queste votazioni il suo partito avrebbe tolto il potere al peronismo nel suo ultimo “bastione”, dato che generalmente nella capitale alle elezioni il movimento peronista tende a vincere.
Milei durante le ultime settimane ha trasformato queste elezioni in una battaglia campale, assicurando che il suo partito avrebbe “messo l’ultimo chiodo alla bara del peronismo” e che la “libertà avrebbe spopolato”.
Il risultato elettorale arriva in un momento particolarmente difficile per il governo dovuto a un grosso scandalo di corruzione (che coinvolge la potentissima sorella del presidente, Karina Milei) scoppiato di recente. Nelle scorse settimane infatti è stato diffuso un audio in cui l’allora responsabile dell’Agenzia
Nazionale della Disabilità, Dario Spagnuolo (amico stretto del presidente), parlava di una presunta rete di corruzione in cui Karina Milei e il politico Eduardo Menem avrebbero richiesto mazzette per l’assegnazione degli appalti per l’acquisto da parte dello Stato di medicinali per persone con disabilità. Javier Milei ha sin da subito difeso la sorella, accusando i peronisti di diffondere notizie false, ma anche rimuovendo Spagnuolo dal suo ruolo. Lo scandalo però è esploso velocemente, generando una forte incredulità e sorpresa nella base elettorale di Milei.
Il politico ultraliberista – diventato presidente nel 2023 – ha infatti basato buona parte della sua campagna sulla presunta corruzione dei governi peronisti (il movimento che ha guidato il Paese per la maggior parte del tempo negli ultimi decenni) e quindi è un tema particolarmente sensibile per chi ha deciso di votarlo. Milei è riuscito a convincere i suoi elettori anche grazie a una promessa fatta durante tutta la sua campagna: tirare fuori il Paese dalla forte crisi economica che stava vivendo ormai da anni. Una promessa che – almeno sulla carta – sembra aver fin qui ottenuto abbassando l’inflazione (grazie a tagli alla spesa pubblica estremamente radicali) ma che ora sembra vacillare. Si teme che la reazione dei mercati questo lunedì (in risposta alla sconfitta alle elezioni) sarà molto negativa e la squadra economica del governo ha sempre più difficoltà a sostenere il valore del peso rispetto al dollaro. La ex presidente e leader dell’ala più radicale del peronismo, Cristina Kirchner, ha festeggiato la vittoria dal balcone della sua residenza (si trova ai domiciliari dopo la condanna per corruzione). Sul suo account
“X” (ex Twitter) Kirchner ha scritto che il peronismo si prepara a vincere alle prossime elezioni previste per il 26 ottobre, quando si terrà una votazione ancora più importante: quelle di “mezzo mandato”, in cui i cittadini argentini eleggeranno senatori e parlamentari.
(da agenzie)
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Settembre 8th, 2025 Riccardo Fucile
IN 48 ORE 1.500 ARRIVI CON 11 SBARCHI
«Ci hanno sparato addosso da una nave libica». A dirlo sono stati alcuni migranti arrivati a Lampedusa con un barchino oggi, lunedì 8 settembre, poco dopo mezzogiorno. Il natante era partito da Zuara, in Libia, e secondo le testimonianze a sparare sarebbe stata un’imbarcazione libica, probabilmente una motovedetta.
Le persone a bordo, di nazionalità somala ed egiziana e tutte illese, sono state bersagliate dopo circa mezz’ora dalla partenza. Nel frattempo è salito a 685 il numero di migranti sbarcati sull’isola da stanotte.
Il racconto dei migranti a bordo
«Eravamo partiti da Zuhara da 30 minuti, forse poco più, quando all’improvviso siamo stati raggiunti da una grossa barca libica e qualcuno ha aperto il fuoco contro di noi». Questo il racconto di chi era a bordo del natante di fortuna lungo 10 metri, ora sequestrato per cercare segni di proiettili. Non ci sono stati feriti e i 21 migranti sono stati portati nell’hotspot della Croce Rossa. Cinque sbarchi si sono susseguiti nella notte e altri 6 durante il giorno, con soccorsi della guardia costiera e di finanza e un approdo a Cala Croce, sulla costa dell’isola.
Tra domenica e lunedì accolti sull’isola 1300 migranti
Sono tutti partiti dalla Libia, in gruppi da 45 a 74 persone di oltre 10 nazionalità. Da 1500 a 4mila euro la somma pagata per attraversare il mediterraneo, secondo quanto hanno raccontato all’arrivo i 1300 migranti accolti a Lampedusa nell’ultimo giorno e mezzo. Nell’hotspot sono ora affollate più di 1500 persone tra cui molti minori non accompagnati, con i trasferimenti che sono rimasti fermi dopo l’ultimo effettuato sabato sera.
Il caso della Ocean Viking colpita in acque internazionali
Risale al 24 agosto la denuncia della nave umanitaria Ocean Viking, raggiunta da una raffica di proiettili sparati da una motovedetta libica. L’imbarcazione dell’Ong Sos Mediterranée aveva mostrato le foto dei vetri rotti e di alcune ogive, insieme a un’immagine della nave libica appartenente alla Guardia Costiera
(da Open)
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Settembre 8th, 2025 Riccardo Fucile
“IO VORREI CONOSCERLE QUESTE PERSONE, C’È UNA DISTANZA SIDERALE TRA LE CHIACCHIERE E I FATTI. MELONI DICE CHE LA TASSAZIONE VA RIDOTTA, MA INVECE È AUMENTATA DAL 42 AL 43%”
La giornata parte col botto. Sui telefonini dei presenti al forum Teha di Cernobbio è
installata un’app che consente un voto elettronico.
E così l’ultima tornata di lavori, dedicata proprio alle opposizioni, si apre con la notizia: più dell’80% tra manager, imprenditori e banchieri intervistati giudica positivamente l’azione del governo Meloni. Il 35,7% assegna un 7, sufficienza per il 21,4% della platea, massimo dei voti per l’8,9%. E l’opposizione? Il 70% ha un parere negativo. Solo il 3,4% dei presenti la giudica «molto positivamente».
E qui va in scena uno dei pezzi pregiati dello show di Matteo Renzi: «Io vorrei conoscerle queste persone, le vorrei abbracciare una a una…». Poi si ferma: «Certo, questi sondaggi… Me li ricordo i giudizi positivi sui miei referendum. Peccato che poi…». L’ex premier si dà una botta secca sul collo col taglio della mano.
A dirigere i lavori, il direttore del Corriere , Luciano Fontana.
Elly Schlein gioisce per avere «una coalizione progressista unita e compatta, la stessa in tutte le regioni al voto». Ma a giudicare dal forum qualche bullone va stretto: Giuseppe Conte, che compare nel programma, non si palesa.
Schlein arriva preparata, ma il sondaggio favorevole al governo la prende un po’ in contropiede. Solo un po’: «L’unico interventismo in economia di questo governo è quello sul risiko bancario», derubricato a «partita politica in sostegno di cordate considerate amiche», attacca. La segretaria Pd chiede al governo «di fare subito due mosse a costo zero: introdurre un salario minimo legale come esiste in 22 paesi europei e intervenire immediatamente sul costo dell’energia».
La proposta è di «scollegare il prezzo dell’energia da quello del gas, perché il gas rappresenta oggi la fonte di energia più cara ed è quella che determina il prezzo unico nazionale dell’energia in Italia».
Mentre i dazi, prosegue Schlein, «sono spariti dal dibattito. Il governo prima li ha sottovalutati per ragioni ideologiche, poi ha parlato di un piano di 24 miliardi di cui si sono perse le tracce». Ma la dem propone anche «un fondo sorretto da Eurobond mirato a sostenere la rigenerazione del parco auto circolante». In platea, qualcuno considera la proposta un «buttare la palla in tribuna», dato che questa sarebbe una partita di Bruxelles.
Il più tonante è Matteo Renzi: «Sono venuto a Cernobbio per dire in faccia al mondo dell’impresa perché ho un giudizio così critico sul governo Meloni: c’è una distanza siderale tra le chiacchiere e i fatti. Meloni dice che la tassazione va ridotta, ma invece è aumentata dal 42 al 43%».
Renzi trova «devastante la superficialità con cui, anche nel mondo imprenditoriale, si dice “vabbé, ma gli altri stanno peggio”». E conclude: «Amici imprenditori che volete votare la Meloni, auguri».
(da agenzie)
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Settembre 8th, 2025 Riccardo Fucile
MYKHAILO PODOLYAK, CONSIGLIERE DI ZELENSKY: “PUTIN SARÀ OFFENSIVO E SPREZZANTE AL MASSIMO LIVELLO. LANCERÀ OPERAZIONI MIRATE A DIVIDERE GLI EUROPEI CON LA DISINFORMAZIONE, CON I TENTATIVI DI COMPRARE UNA PARTE DEI LEADER. LO STA GIÀ FACENDO. CON LA PROPAGANDA È IN GRADO DI FRATTURARE LE SOCIETÀ AL LORO INTERNO E DI CERTO UTILIZZA L’ARMA DELLA CORRUZIONE PER PORTARE DALLA SUA PARTE LE CLASSI DIRIGENTI”
E adesso, cosa dobbiamo fare con Putin? Se non funzionano le aperture di Trump, l’embargo, le minacce e le proposte europee, le difficoltà della guerra: come fermare il suo attacco contro l’Ucraina? Lo abbiamo chiesto a Mykhailo Podolyak, uno dei più noti consiglieri di Volodymyr Zelensky.
«Va compreso che Putin non è affatto pronto a terminare la guerra. Intende continuare perché non pensa di avere alternative. La guerra gli garantisce di restare un attore centrale sulla scena internazionale, ecco il motivo per cui continua ad attaccare, minacciare e provocare».
Ma come avviare il dialogo?
«La cosa importante è toglierci dalla testa l’illusione che con Putin si possa trattare alla pari. L’economia russa è abbastanza debole a questo punto. Torniamo alla necessità di costringere Putin con la forza. Che significa sanzioni più dure, oltre a cercare di isolare la Russia dal mercato globale ».
Sino a quanto Putin potrà tirare la corda con Trump?
«Continuerà a giocare con il presidente americano. Con Trump si presenta come un partner onesto con il quale è possibile fare affari, addirittura gli dà la sensazione di essere lui a dominare nella loro relazione bilaterale. Ma in realtà Putin persegue con coerenza l’obiettivo strategico di nullificare l’influenza americana e la stessa reputazione di Trump nel mondo. L’obiettivo resta comunque quello di guadagnare tempo e ridare centralità alla Russia».
Per quanto tempo ancora può continuare così?
«Dipende da Trump. Ma il presidente Usa deve comprendere che Putin non è un partner, bensì un nemico che mira a umiliarlo, a distruggere i suoi progetti».
Come crede si rapporti Putin con la Ue?
«Odia l’Europa. Crede che sia il territorio dove può realizzare le sue ambizioni revansciste».
Le conseguenze?
«Sarà offensivo e sprezzante al massimo livello. Lancerà operazioni mirate a dividere gli europei con la disinformazione, con i tentativi di comprare una parte dei leader. Lo sta già facendo. Con la propaganda è in grado di fratturare le società al loro interno e di certo utilizza l’arma della corruzione per portare dalla sua parte le classi dirigenti».
«L’unico modo per avviare i negoziati con i russi è dimostrare
che si è altrettanto forti, imponendo sempre più sanzioni e avendo sempre più capacità militare Accogliere le richieste di Putin lo spinge inevitabilmente ad alzare la posta all’infinito. Più si cede e più lui pretende».
(da agenzie)
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Settembre 8th, 2025 Riccardo Fucile
“IN AUTUNNO SCADONO IMPORTANTI TRIBUTI LOCALI E STATALI, COME LA TARI O IL SALDO DELLE IMPOSTE SUI REDDITI. SENZA DIMENTICARE LE BOLLETTE E LA MANUTENZIONE DELLA CASA. MOLTI ITALIANI A SETTEMBRE SI TROVANO A FARE I CONTI CON CARTE DI CREDITO DA SALDARE E RISPARMI INTACCATI. QUESTO GENERA INCERTEZZA E FRUSTRAZIONE. L’IMPRESSIONE GENERALE È CHE L’AUTUNNO RAPPRESENTI UN BANCO DI PROVA IMPORTANTE PER LA STABILITÀ ECONOMICA DI MOLTE FAMIGLIE, SPECIALMENTE QUELLE MONOREDDITO O CON FIGLI A CARICO”
Settembre rappresenta un ritorno alla realtà dopo la pausa estiva. Le vacanze si
trasformano rapidamente in un ricordo lontano, sostituito da un senso diffuso di ansia e preoccupazione.
Non si tratta solo della fine del relax è la prospettiva delle spese autunnali . Il 30,9% dei cittadini indica il tema economico come prioritario ricordando anche che in autunno scadono spesso importanti tributi locali e statali, come la Tari o il saldo delle imposte sui redditi.
Senza dimenticare che anche le bollette energetiche e la manutenzione della casa e dei mezzi di trasporto possono essere spese piccole o grandi comunque da affrontare, dopo essere state rimandate durante l’estate. I più giovani si dimostrano in larga maggioranza più ansiosi rispetto al lavoro e alla loro possibile carriera (50,9%), mentre gli over 45 anni rimangono focalizzati sulle spese.
La cosiddetta “sindrome da rientro” colpisce una buona parte della popolazione, con sintomi come stanchezza, insonnia, irritabilità e difficoltà di concentrazione, segnalati tra le preoccupazioni dal 17% dei cittadini intervistati tra cui 1 giovane su 4 (24,6%). Tuttavia, per gli italiani questo stress è amplificato da una realtà economica spesso incerta e complessa.
L’autunno, infatti, è tradizionalmente il periodo in cui si concentrano molte uscite economiche, sia fisse sia straordinarie. Tra le voci più pesanti emergono le spese scolastiche (84,2%).
L’acquisto di libri di testo, materiale scolastico, abbonamenti ai trasporti e, in molti casi, il pagamento di rette scolastiche o iscrizioni ad attività extrascolastiche fa tremare i polsi dei genitori di figli in età scolare. Ancora più preoccupati risultano essere gli over 65 anni (98,4%) che, principalmente da nonni, sentono forte anche il dovere di cercare di aiutare le spese dei nipotini.
Molti italiani, pur cercando di contenere i costi, durante l’estate si sono concessi qualche extra – cene fuori, viaggi, attività ricreative – e a settembre si trovano a fare i conti con carte di credito da saldare e risparmi intaccati. Questo genera un senso di incertezza e frustrazione che rende il rientro ancora più difficile
da affrontare. In questo contesto, sempre più famiglie iniziano a pianificare con maggiore attenzione il proprio bilancio fin da inizio anno.
Tra le preoccupazioni, anche la situazione politica e sociale impensierisce le famiglie (12,2%), soprattutto quelle con un credo politico più vicino al centrosinistra, mentre più sicuri e principalmente inquieti per le spese e il lavoro appaiono i sostenitori dei partiti di governo. Un monitoraggio del web mostra come nella popolazione sta crescendo l’interesse per strumenti di gestione finanziaria, app di controllo spese, promozioni sugli acquisti scolastici, mercati di second-hand e strategie di risparmio energetico.
L’impressione generale è che l’autunno rappresenti un banco di prova importante per la stabilità economica di molte famiglie, specialmente quelle monoreddito o con figli a carico.Il ritorno dalle vacanze estive in Italia si porta dietro un carico emotivo e finanziario non indifferente. A rendere tutto più difficile è la percezione che le difficoltà economiche siano destinate ad aumentare nei mesi successivi.
Alessandra Ghisleri
per “la Stampa”
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