Dicembre 7th, 2025 Riccardo Fucile
DOMANDA A PIANTEDOSI: I CROCIERISTI ISRAELIANI QUANDO COMMETTONO UN REATO IN ITALIA SONO ESENTATI DAL FERMO DI POLIZIA, IDENTIFICAZIONE E DENUNCIA?
Tensione a Brindisi dove venerdì scorso alcuni croceristi israeliani hanno incrociato un gruppo di manifestanti per la Palestina che poco prima avevano organizzato un sit-in davanti al porto. In un video diffuso sui social si vede una turista scagliarsi contro dei ragazzi seduti a un bar. Dopo seguono sputi, insulti omofobi e minacce: “Vi uccido!”.
Tensione a Brindisi dove alcuni croceristi israeliani hanno incrociato un gruppo di manifestanti per la Palestina che poco prima dello sbarco della nave avevano organizzato un sit-in davanti al porto. In un video diffuso sui social, che risale a venerdì 5 dicembre, si vede una turista israeliana scagliarsi contro dei ragazzi seduti a un bar. Dopo seguono sputi, insulti e minacce.
L’episodio è avvenuto nel centro città dopo la manifestazione organizzata dal “Comitato contro il genocidio del Popolo Palestinese, contro il riarmo, per la pace” che si era radunato al porto per protestare contro lo sbarco della crociera Crown Iris, carica di turisti israeliani partiti da Haifa.
Durante il sit-in i manifestanti hanno esibito bandiere della Palestina e striscioni contro il governo israeliano e il genocidio a Gaza al grido di “Fuori i sionisti dall’Italia”. Sul posto erano presenti gli agenti della Digos che hanno cercato di mantenere l’ordine e evitare i contatti tra i croceristi israeliani e i contestatori.
Successivamente però, si è registrato lo scontro. Una turista ha aggredito un piccolo gruppo di ragazzi vicino a un bar, insultandoli. La scena è stata ripresa da una delle vittime e poi pubblicata online. Nel video si vede la ragazza israeliana scagliarsi rivolgersi così a uno di loro: “Sai cosa sembri? Sembri gay! Sai cosa fanno ai ragazzi gay? Ti taglieranno il c***o!”. E ancora: “Sei stupido come la mia fottuta scarpa. Idiota, guardami!”.
Poi la situazione si scalda. Nonostante la richiesta di una ragazza – presumibilmente l’autrice del video – di lasciarli in pace, la turista israeliana rincara la dose arrivando a sputare contro il
gruppo: “Pezzo di m****a ti uccido”, grida a uno di loro.
Nel filmato si vede un uomo che tenta di allontanare la ragazza, trattenendola e portandola all’interno del bar. Ma quest’ultima prosegue con insulti e gesti di scherno contro il gruppo: “Non scherzare con il popolo israeliano. Non sei nemmeno arabo”, dice.
“Quando è stato chiesto loro di smettere – hanno raccontato a Repubblica i membri di Extinction Rebellion Puglia, organizzazione di tutela ambientale – hanno preso di mira un ragazzo minorenne, aggredendolo con sputi, minacce di morte e insulti omofobi, per poi scagliarsi fisicamente contro una ragazza successivamente soccorsa da un’ambulanza”.
Altri momenti di tensione e scontri a distanza si sono verificati nel corso della giornata.
(da agenzie)
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Dicembre 7th, 2025 Riccardo Fucile
NON C’E’ DA STUPIRSI CHE NON NE COMPRENDA IL PROFONDO SIGNIFICATO CATTOLICO, BISOGNEREBBE USARE IL CERVELLO
L’opera, “Stoffe della Natività”, è stata realizzata dalla tedesca Victoria-Maria Geyer e si
trova alla Grand Place. Ha ricevuto, a dispetto delle destre europee, anche il sostegno del decano locale
Maria, Giuseppe, perfino Gesù Bambino senza volto. Senza occhi, naso o bocca, solo pezzi di stoffa colorata a corredo del volto. Sta sollevando qualche polemica, nel cuore dell’Europa, il “presepe senza volti”, realizzato a Bruxelles e situato nella
Grand Place. L’opera, intitolata “Stoffe della Natività”, è stata realizzata dalla tedesca Victoria-Maria Geyer ed è diventato oggetto di critica anche da parte del vicepremier Matteo Salvini che, in un video sui social, si lancia a dubbi durante una sua visita nella capitale belga.
Una posizione che hanno anche altri diversi esponenti della destra europea. «“Inclusivo”… o tristarello? Lascio a voi ogni commento. Viva il presepe, viva il Santo Natale, viva le nostre tradizioni!», scrive Salvini
Lo scopo del presepe senza volto
Nessuna persona da tutelare nelle offese, nessun valore occidentale minacciato. Bruxelles, dopo 25 anni, aveva bisogno di cambiare il solito presepe, ormai, a detta del sindaco Close, deteriorato. A dare una svolta ci ha pensato Geyer. L’artista tedesca, che si definisce cattolica, non ha realizzato tratti somatici precisi affinché «ogni cattolico, a prescindere dal suo background o dalle sue origini, possa identificarsi» nella nascita di Cristo. Un valore molto cattolico e cristiano, elogiato, tra l’altro dal decano della Cattedrale di San Michele e Santa Gudula della città, Benoit Lobet.
In un’intervista a Cathobel Lobet ha espresso la sua solidarietà a Geyer: «Abbiamo discusso se dare o meno un volto ai personaggi, e abbiamo subito concordato che era meglio non farlo, in modo che ognuno potesse proiettare la propria immagine e, attraverso di essa, la propria storia sui personaggi. Avremmo potuto usare volti di colori diversi – bianco, nero, giallo – mentre in questo modo tutti possono identificarsi con
loro. Il volto di Dio è nel volto di Gesù Bambino, ma anche in tutti coloro che guardano la scena della natività. L’idea è anche che, quando non c’è un volto, costringa lo spettatore a diventare più contemplativo e a co-creare l’evento della Natività, a esserne presente. Questo è ciò che l’artista intendeva».
Un’opera su cui tra l’altro c’è già stato un furto. La statuina del Gesù bambino, secondo quanto riporta Euronews, è stata sottratta dal presepe tra la tarda notte di venerdì e le prime ore del mattino di sabato, dopo che per giorni si è discusso sui social media dell’installazione. Subito rimpiazzata, sull’episodio indaga la polizia belga
(da agenzie)
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Dicembre 7th, 2025 Riccardo Fucile
“IERI E’ STATA ROTTA L’ALLEANZA ATLANTICA”
Serve «subito lo scudo democratico». Perché «da tempo sono convinto che in Italia ci sia chi riceve i finanziamenti dalla Russia di Putin». Lo ha detto in un’intervista a il Corriere della Sera, il leader di Azione, Carlo Calenda, secondo cui «il rischio di guerra è concreto».
«Tutte le sere c’è qualcuno che va in tv a dire che non è vero che Putin non vuole la pace, ma che siamo noi che vogliamo la guerra. Da noi è in atto una guerra ibrida». E ha chiesto: «È un caso che chi si oppone allo scudo democratico siano M5S e Lega?». Per Calenda ci sono «molti filoputiniani nei due partiti. Vengono finanziati da Putin?».
«Ieri è stata rotta l’Alleanza atlantica»
Per il leader di Azione questo è «il periodo più drammatico dal 1945. Ieri ufficialmente è stata rotta l’Alleanza atlantica. In contemporanea ci è stato chiesto di prendere in carico la Nato a partire dal 2027. Tutto davanti ad attacchi russi sempre insistenti e violenti».
Occorre tenere Putin impegnato più a lungo possibile sul fronte ucraino. «Faccio per questo un appello sia a Giorgia Meloni sia a Elly Schlein – ha aggiunto Calenda – di entrare in un’ottica
emergenziale per una difesa europea. Trump ha scritto un documento dove mette nero su bianco la disarticolazione dell’Europa e i leader europei hanno fatto finta di niente».
A una domanda su quale sarebbe la sua strategia europea se avesse il potere di intervenire, Calenda ha risposto che direbbe «a Giorgia Meloni e al cancelliere tedesco Merz di sentirsi e organizzare una risposta a Trump». E cioè: «Anticipare il passaggio di consegne della parte convenzionale della Nato all’Europa prima del 2027».
(da agenzie)
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Dicembre 7th, 2025 Riccardo Fucile
LA SCALATA DI NETFLIX A WARNER BROS, IL CAPITALISMO SENZA REGOLE DOVE VIGE LA LEGGE DEL PIU’ FORTE
La scalata di Netflix a Warner Bros, non ancora ratificata, sembra fatta apposta per farci
capire se nel capitalismo del terzo millennio l’antitrust e la lotta ai monopoli sia ancora un fattore attivo oppure solo un cascame novecentesco. Ovvero se il
capitalismo sia ancora disposto ad ammettere regole o non ne conosca al di fuori della legge del più forte che fagocita il più debole.
Vedremo come si pronunceranno in proposito gli enti regolatori degli Stati Uniti – ammesso che Trump non ficchi pure loro, a male parole, nel novero degli enti inutili che si impicciano di cose che non li riguardano.
Nell’attesa, fa una certa impressione ricordare che, nei dintorni della caduta del Muro e del disastro dell’economia pianificata di Stato, legioni di ottimisti pronosticarono che il trionfo mondiale del liberismo (allora in piena sintonia con la globalizzazione) avrebbe prodotto, a pioggia, un contagio virtuoso, e un moltiplicarsi febbrile dello spirito imprenditoriale.
Fu la stagione (breve) degli yuppies, degli impiegatini che si atteggiavano a manager, in uno sforzo simulatorio di “capitalismo popolare” che si rivelò ben presto, anche prima della grande crisi del 2008, molto differente da quanto promesso, o ingenuamente immaginato.
Il rattrappirsi del ceto medio, la crescita vertiginosa degli oligopoli della tecnologia e della distribuzione commerciale, sono invece lo sbocco visibile e tangibile del neoliberismo: e non assomigliano alle premesse dei suoi propagandisti di allora. L’idea di un possibile quasi-monopolio anche nella produzione dell’immaginario sorprende, dunque, quanto scoprire che la volpe è entrata nel pollaio. Ci era già entrata da un bel pezzo.
(da repubblica)
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Dicembre 7th, 2025 Riccardo Fucile
UN DISIMPEGNO ANNUNCIATO DI UN PAESE INAFFIDABILE CHE AMA SOLO I PROTETTORATI, SFRUTTARLI PER FARE QUATTRINI E POI ABBANDONARLI AL LORO DESTINO
America e Italia abitano mondi diversi. O noi ci adattiamo a quello americano o veniamo espulsi dalla lista dei paesi d’interesse del capocordata. Con noi, tutti gli europei che secondo la strategia di sicurezza nazionale varata da Trump stanno cancellando la loro stessa civiltà.
Il messaggio non potrebbe essere più chiaro: fine dell’Europa americana perché l’America deve concentrarsi su sé stessa. Sanzione di un disimpegno annunciato. Graduale ma inesorabile. Destinato ad accelerarsi, Trump o non Trump. Allo scadere dell’ottantesimo anno di semiprotettorato a stelle e strisce, noi italiani e altri europei siamo invitati a varcare la linea d’ombra che separa l’adolescenza dalla maturità geopolitica. Mamma America non può né vuole salvare il mondo perché deve salvarsi
la vita. Per tornare grande deve scaricare parte della zavorra imperiale. E se noi non ci allineiamo saremo parte di quella parte.
La parola d’ordine di Trump è tornare al common sense: l’America nazione fra le nazioni, che come tutte le altre si fa gli affari suoi, con la differenza che si considera prima fra i non pari. Rinuncia a redimere il mondo, a cambiare i regimi altrui disperdendo potenza, credibilità e amor proprio in guerrette senza senso. Il nemico non è la Cina, tantomeno la Russia.
È il morbo liberal che ha favorito l’immigrazione senza freni, ha diffuso una forma radicale di politicamente corretto (woke), ha deindustrializzato il paese con la follia della globalizzazione. La priorità è cambiare il proprio regime in senso autoritario. Tutto il resto, competizione con la Cina per l’Indo-Pacifico compresa, viene dopo. L’Unione Europea non conta. Benvenute invece le nazioni europee disposte a difendersi con i propri mezzi, utili a risparmiare forze e denari americani. E a ristabilizzare i rapporti con la Russia, che l’America considera reintegrabile nel sistema continentale. Anche per evitare che a integrarla sia la Cina.
L’Italia non è citata. Fra gli europei, si evoca la Germania, in senso critico, si allude alla Francia che si illude di battere la Russia. Non manca scappellata di prammatica a Inghilterra e Irlanda. Ma Washington non intende abbandonare l’Europa, che “rimane vitale per gli Stati Uniti”. Per questo “vogliamo lavorare con paesi allineati che intendono restaurare la loro antica grandezza”. Difficile immaginare che Trump si rivolga a Roma. Probabile che intenda Parigi, Londra e Berlino. Decisivo che li
degradi da alleati ad allineati potenziali. Eccoci al punto per noi dolentissimo. La Nato non è né sarà più la Nato. Non che gli americani vogliano sgombrare le basi che hanno nel Vecchio Continente, a partire da quelle sul suolo tedesco e italiano. Evidente però l’intenzione di ridurre le forze per riconcentrarle nell’Indo-Pacifico. E in casa, per combattere il “nemico di dentro” — gli americani antiamericani secondo Trump. Logico se si considera che la Russia non sia più il Nemico, ma una potenza da trattare con “impegno diplomatico” per “mitigare il rischio di un conflitto con gli Stati europei”.
E se non si intende spendere un dollaro in più per la ricostruzione dell’Ucraina, del cui destino Trump si lava le mani dando a Biden la colpa di averlo compromesso. Fondamentale l’impegno a “prevenire l’espansione della Nato quale alleanza in espansione perpetua”, così dichiarando insensata la ragione per cui l’Ucraina si difende dall’invasione russa. Altro che Ue: l’Europa deve operare “come un gruppo di nazioni sovrane allineate”. Questa rivoluzione geopolitica ci coglie impreparati. E imbarazza il governo. Già divisi, l’approccio di Trump contribuisce a metterci gli uni contro o senza gli altri. Nel momento in cui il capocordata allenta la corda, inverte il percorso e lascia pendere la minaccia di tagliarla, far finta di nulla e aggrapparci al nostro Olimpo immaginario fatto di diritto internazionale, Nazioni Unite, Unione Europea e Alleanza Atlantica, significa slittare nell’irrilevanza. Lusso che non ci possiamo permettere mentre la Russia sta finendo di finire l’Ucraina, la Cina installa le sue stazioni di polizia sul territorio nazionale, la Turchia si piazza dirimpetto allo Stivale e i nostri riferimenti europei — Germania e Francia — sono molto più interessati a competere fra loro che a considerarci. Insomma: vogliamo allinearci all’America? E se non lo vogliamo, quale alternativa? Il mondo non sta ad aspettarci. È irresponsabile giocare agli eterni adolescenti. Abbiamo, per necessità, l’opportunità di stabilire una nostra strategia di sicurezza nazionale basata sulla realtà. Occasione per rinnovare la nostra repubblica. Per ridare senso alla politica, prima che lo perda del tutto. E con esso la sua legittimità.
(da repubblica.it)
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Dicembre 7th, 2025 Riccardo Fucile
ADDIO USA ALLA NATO? “STIAMO RAFFORZANDO LE CAPACITA’ MILITARI”
«Quando si tratta di decisioni che riguardano l’Unione europea, queste vengono prese
dall’Unione europea, per l’Unione europea, comprese quelle che riguardano la nostra autonomia normativa, la tutela della libertà di espressione e l’ordine internazionale fondato sulle regole». È quanto ha detto oggi un portavoce della Commissione Ue in risposta agli attacchi concentrici senza precedenti arrivati nelle ultime 24 ore dagli Stati Uniti di Donald Trump. Prima le indiscrezioni lasciate trapelare alla stampa sul ritiro dagli impegni di protezione militare convenzionale del Vecchio Continente dal 2027. Poi la Strategia di sicurezza nazionale Usa in cui si predice per l’Europa una «cancellazione della civiltà» a causa dell’immigrazione, della censura e della «soppressione dell’opposizione politica» e si accusano direttamente le istituzioni Ue di «minare la libertà e la sovranità politica». Infine, oggi, la “minaccia di morte” bella e buona lanciata oggi da Elon Musk per l’Ue dopo la multa da 120 milioni di euro comminata ieri a X. Nella prima reazione ufficiale affidata a un anonimo portavoce – nessuna replica sin qui da Ursula von der Leyen – la Commissione rivendica dunque la propria piena indipendenza politica e normativa.
L’Ue agli Usa: «Restiamo uniti»
L’esecutivo Ue non rinuncia però a restare aggrappato a quel che resta dell’alleanza con gli Usa. «Il partenariato transatlantico è unico e, come sempre, gli alleati sono più forti insieme», ha detto ancora il portavoce. Parole simili a quelle consegnate oggi dall’Alta rappresentante Kaja Kallas, intervenuta al Doha Forum
in corso in Qatar. «Gli Usa sono i nostri più grandi alleati. Su vari temi non siamo sempre allineati, ma il principio generale resta sempre lo stesso: siamo grandi alleati e dobbiamo restare uniti». Il problema però è che a distaccarsi sempre di più sono gli Usa, che a Bruxelles e alle altre capitali piaccia o meno. E la minaccia più seria e urgente da affrontare è quella di lasciare il fronte militare scoperto a chi vorrebbe attaccarla o comunque indebolirla, sia la Russia o qualcun altro. «Per lungo tempo, l’Europa ha fatto affidamento sugli Stati Uniti in materia di difesa. Negli ultimi anni abbiamo intensificato i nostri sforzi e continueremo a farlo», dice a questo proposito oggi la Commissione, sottolineando i passi già intrapresi da tempo per non fare trovare l’Europa impreparata al nuovo quadro geopolitico.
Gli investimenti in difesa e i negoziati Russia-Ucraina«Stiamo rafforzando le nostre capacità militari e consolidando la nostra base industriale della difesa. L’Europa sta aumentando in modo massiccio gli investimenti nella difesa, sia per rafforzare la propria sicurezza, sia per continuare a dare un contributo decisivo all’Alleanza, insieme a un impegno coordinato per potenziare l’industria della difesa e produrre capacità critiche», evidenzia la Commissione Ue, che si sforza di vedere con favore la «forte priorità che la strategia attribuisce alla fine della guerra della Russia contro l’Ucraina», perché «Europa e Stati Uniti condividono la responsabilità di sostenere una pace giusta e duratura». Peccato che nella sua Strategia svelata ieri, la vera e propria “dottrina Trump”, la Casa Bianca non spenda una sola parola di condanna per Vladimir Putin, anzi chiarisca di porsi come “mediatore terzo” non solo tra Russia e Ucraina, ma pure tra Russia ed Europa, tra cui urge ricomporre una «stabilità strategica». Premesse politico-culturali diametralmente opposte da quelle con cui i leader Ue vorrebbero impostare il cessate il fuoco e l’architettura di sicurezza del dopoguerra in Ucraina.
(da Open)
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Dicembre 7th, 2025 Riccardo Fucile
L’INDAGINE DEL “CENTRO DI RICERCA SUI CONSUMI” HA PRESO IN ESAME ANCHE ALBERI DI NATALE, PALLINE, LUCI AL LED, E DECORAZIONI VARIE VENDUTE DA ALCUNE CATENE SPECIALIZZATE IN PRODOTTI PER LA CASA: METTENDO A CONFRONTO I PREZZI DEGLI STESSI PRODOTTI TRA IL 2021 E OGGI, SI REGISTRANO RINCARI MEDI SONO DEL +30,7%
I prezzi dei dolci tipici natalizi hanno subito in Italia una continua crescita negli ultimi anni, al punto che oggi per acquistare un pandoro o un panettone industriale si spende in media il 42% in più rispetto al 2021, ma se si scelgono prodotti a base di cioccolato i rincari raggiungono addirittura quota +89%.
I dati emergono da uno studio condotto dal Centro di formazione e ricerca sui consumi (C.r.c.), che ha passato in rassegna i prodotti simbolo delle feste natalizie mettendo a confronto i listini del 2021 con quelli odierni. L’indagine ha preso in
esame anche alberi di Natale, palline, luci al led, e decorazioni varie vendute da alcune catene specializzate in prodotti per la casa, mettendo a confronto i prezzi degli stessi prodotti tra il 2021 e oggi: in questo caso gli aumenti medi sono del +30,7%.
“A pesare sulla forte crescita dei dolci natalizi sono senza dubbio le quotazioni delle materie prime letteralmente schizzate alle stelle negli ultimi anni, complici i cambiamenti climatici, la guerra in Ucraina e le tensioni geopolitiche internazionali”, spiega il presidente del comitato scientifico del C.r.c., Furio Truzzi.
Analizzando i prezzi praticati dalle principali catene della grande distribuzione operanti in Italia, emerge come oggi il prezzo di un panettone o di un pandoro classico industriale, al netto di offerte e promozioni, vari dai circa 5,5 euro di quelli a marchio della Gdo, fino ad arrivare a toccare i 17 euro per i prodotti di fascia più alta – spiega il C.r.c. – Se però si guarda ai prezzi praticati nel 2021 per gli stessi prodotti e nelle stesse catene commerciali, si scopre che per pandori e panettoni i listini al pubblico hanno registrato rincari medi del +42% in 4 anni.
Se si analizza invece l’andamento dei dolci natalizi a base di cioccolato (pandori con creme al cacao, panettoni con gocce di cioccolato, dolci farciti, glassati, ecc.) si scopre per tale tipologia di prodotti gli aumenti dei listini sono assai più elevati e pari in media al +89% sul 2021, e in alcuni casi i prezzi sono addirittura raddoppiati segnando incrementi superiori al 100%.
Situazione analoga sul fronte dei torroni: per i torroni classici (alle mandorle, al pistacchio, alle nocciole, ecc.) si registrano
incrementi medi dei prezzi del +20,4% rispetto al 2021, ma se si analizza l’andamento dei torroni al cioccolato, i rincari sono molto più alti e si attestano al +56,5% in quattro anni. I motivi, secondo il C.r.c, vanno ricercati nei prezzi delle materie prime. “Ad esempio nel corso del 2025 i prezzi del cacao hanno superato i 10.000 dollari per tonnellata con un incremento del 300% rispetto ai 2.500 dollari del 2021. Male anche il burro, altra materia prima indispensabile per i dolci di Natale, le cui quotazioni nel corso del 2025 sono salite dell’83% su base annua superando gli 8.300 dollari a tonnellata.
Ma ad incidere sui rincari – spiega Truzzi – è anche il fatto che pandori e panettoni sono prodotti che non possono mancare sulle tavole degli italiani a Natale, la cui domanda poco elastica spinge i produttori a ritoccare di anno in anno i listini.
(da agenzie)
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Dicembre 7th, 2025 Riccardo Fucile
“L’IDEA ERA DI TENERE HAMAS SOTTO CONTROLLO E INDEBOLITO, DI CORROMPERLO CON IL DENARO. QUESTO HA PERMESSO A HAMAS DI ATTUARE UN MASSICCIO RAFFORZAMENTO MILITARE”
Quando lo chiamò a guidare l’esercito nel marzo 2025, Benjamin Netanyahu si aspettava
subordinazione e fedeltà dall’uomo che per tre anni – da 2012 al 2015 – era stato suo stretto consigliere militare. E per qualche tempo il 59enne Eyal Zamir lo è stato, un capo di stato maggiore fedele ed «efficiente».
Ma con la seconda e ultima invasione di Gaza City, a settembre, che il generale ha contestato apertamente – per ragioni tattico-strategiche, non umanitarie – i rapporti con il governo sono diventati molto tesi. E in una inedita presa di posizione pubblica, Zamir ha criticato anche la politica seguita da Netanyahu a Gaza prima del 7 ottobre, sostenendo che abbia contribuito a rafforzare Hamas: il premier pensava di poter contenere i miliziani con i denari del Qatar, è la tesi di Zamir, ma ha finito per renderli più forti.
Le operazioni militari nella Striscia, a partire dal 2008 e ancor di più dall’Operazione Margine Protettivo del 2014, sono state «condotte secondo gli obiettivi definiti dal livello politico e su raccomandazione del livello militare, e miravano a indebolire il nemico e ripristinare la deterrenza, non a sconfiggerlo», ha dichiarato il generale con parole riportate dal maggiore in congedo Sami Turgeman in un rapporto sui fallimenti dell’esercito il 7 ottobre. «L’idea era di tenere Hamas sotto controllo e indebolito, di corromperlo con il denaro. Questo concetto di elusione ha permesso a Hamas di attuare un massiccio rafforzamento militare».
Zamir ha anche sollecitato l’istituzione di una «commissione d’inchiesta esterna, obiettiva» sui fallimenti del 7 ottobre, cioè indipendente dal governo, senza però arrivare a chiedere una commissione statale che Netanyahu non vuole.
Lo scontro è a tutto campo e coinvolge anche il ministero della Difesa. Il ministro Katz ha bloccato la promozione a generale di brigata del colonnello German Giltman, che Zamir appoggiava, accusandolo di aver protestato contro il governo, nel 2023, durante le grandi manifestazioni contro la riforma della giustizia: «Giltman è uno dei leader di “Brothers in Arms” che ha invocato il rifiuto di prestare servizio: chi incoraggia il rifiuto non presterà servizio nell’Idf e non verrà promosso a nessuna posizione», ha
dichiarato Katz.
Giltman ha ritirato la sua candidatura per non allargare la frattura, ma si è difeso dicendo di non aver mai incentivato la diserzione.
(da la Repubblica”)
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Dicembre 7th, 2025 Riccardo Fucile
PAOLO FALLAI: “NON AVREMMO MAI ACCETTATO DI FARCI OPERARE AL CUORE DA UN ‘NON ESPERTO’ E NON AVREMMO MAI AFFIDATO LA COSTRUZIONE DI UN PONTE A UN IMPROVVISATO. INVECE, SULLA SCIA DEL CHIACCHIERICCIO IMPERANTE, SUCCEDE ANCHE QUESTO”
C’è una categoria umana che da qualche tempo soffre di una grave crisi: l’esperto è sempre più depresso.
Attaccato da un’ondata montante di scetticismo («come fa a sapere quelle cose?»), soggetto a sospetti ricorrenti («avrà i suoi motivi per parlare così»), travolto dalla semplificazione dialettica che fa di ogni confronto uno scontro a base di insulti.
Eppure, la sua origine è semplice: la parola ci arriva dal latino expertus, participio passato del verbo experiri che vuol dire provare, sperimentare o mettere in atto qualcosa in modo ragionato. Il nostro esperto è quindi chi ha esperienza in un determinato campo e conosce bene un argomento per averlo studiato ed è riconosciuto per i titoli (accademici o di ruolo, o le pubblicazioni) e per l’apprezzamento dell’opinione pubblic
Hanno sempre ragione?
Viviamo un’epoca in cui questo riconoscimento non ha fortuna: il problema non è che nel 2024, tra i 25 e i 34 anni, solo il 31,6% possedeva una laurea e quindi si suppone esperto almeno un po’ nel suo campo.
Né che siamo più di 10 punti sotto la media europea, che sfiora il 44%, e lontanissimi dall’obiettivo del 45% fissato per noi
dall’Ue per il 2030.
Il tema è che nel dibattito pubblico, dai social alla tv, siamo stati invasi da incompetenti, ignoranti e profani che si occupano di tutto, non argomentano quello che dicono, si limitano spesso a urlarlo
Non avremmo mai accettato di farci operare al cuore da un «non esperto» e non avremmo mai affidato la costruzione di un ponte a un improvvisato. Invece, sulla scia del chiacchiericcio imperante, succede anche questo. Forse l’agonia non riguarda solo gli esperti.
Paolo Fallai
per il “Corriere della Sera”
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