Dicembre 14th, 2025 Riccardo Fucile
META’ DEGLI ITALIANI NON VOTA
Si leggono con interesse sempre più blando i sondaggi sulle intenzioni di voto perché (ammesso siano attendibili) inquadrano una porzione di italiani anno dopo anno più ristretta. Ottimisticamente, e parlando solo delle elezioni politiche: poco più della metà del Paese. Decisamente meno parlando di europee ed elezioni locali. Ancora meno nei referendum.
La metà in ombra, quella che non vota, ammutolita per scelta o per distrazione o per sfinimento o per menefreghismo o chissà, è un mistero evidentemente inaffrontabile, non inquadrabile e non leggibile: eppure, politicamente parlando, rappresenta l’enigma la cui soluzione, anche parziale, cambierebbe in modo radicale il futuro non solo in Italia, ma in tutti i Paesi muniti di suffragio universale.
Chi sono, perché non votano, quanto del loro silenzio politico è imputabile a loro e quanto invece alla politica?
Se fossi un partito commissionerei ai sondaggisti solamente indagini sugli astenuti, l’oceano muto e sordo sul quale nessuno sa più come navigare. È solo in mezzo a quelle acque indefinite che si potrebbe riuscire a capire lo sprofondo della politica, la sua perdita di senso e di peso, il suo sembrare un’attività tutta interna ai suoi artefici.
Esistono studi (per esempio quello del Mulino) sull’astensionismo, ma poi, lontano dalle elezioni, tutti continuiamo a commissionare, pubblicare e leggere la classifica dei partiti, gli 0,1 in più o in meno, senza renderci conto che si tratta di trascurabili dettagli di un quadro la cui metà è scomparsa. Come sa la Gioconda fosse dimezzata, mezzo volto di mezza donna. E l’Ultima cena: mezzo Cristo e sei apostoli.
(da repubblica.it)
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Dicembre 14th, 2025 Riccardo Fucile
IL SONDAGGIO IZI SUI NEMICI DELL’EUROPA
L’unione europea resta un’istituzione utile e tutela gli interessi dei cittadini per la
maggioranza degli italiani che vedono negli Stati Uniti di trump il pericolo principale , ancora di più che la Russia di Putin.
La stragrande maggioranza degli intervistati è poi fortemente contraria all’affermazione del presidente americano che ha descritto l’Europa come decadente e guidata da leader deboli. È quanto emerge da un sondaggio sulla fiducia nell’Ue realizzato da Izi, azienda di analisi e valutazioni economiche e politiche, presentato questa mattina nel corso della trasmissione l’Aria che Tira condotta da David Parenzo su La 7.
Per il 55% degli intervistati l’Unione Europea resta utile per lo sviluppo dell’Italia e ne tutela gli interessi, anche se il 46% rivela che negli ultimi 3 anni, la fiducia riposta nell’unione è peggiorata, contro il 40% per cui è rimasta invariata.
Sulla questione chiave del voto in Consiglio Europeo il 58% degli intervistati ritiene che gli Stati membri debbano esprimersi a maggioranza e non all’unanimità, mentre per oltre l’85% l’attuale conformazione politica dell’Unione non rispecchia
l’idea dei padri fondatori.
Al numero uno della classifica dei principali nemici dell’Ue si posiziona Trump , con il 39,5% degli italiani che lo ritiene un pericolo, mentre il 29,5% vede Putin come principale ostacolo all’Unione , e al terzo posto ci sono i paesi sovranisti (23,4%). La stragrande maggioranza degli italiani ,più dell’81% si dice contraria alle affermazioni di Trump sulla debolezza dell’Europa e dei suoi leader .
(da agenzie)
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Dicembre 14th, 2025 Riccardo Fucile
GOVERNO IN TILT SULLA MANOVRA
Tagli di 20 milioni di euro alle tv locali, che vengono sconfessati dallo stesso governo che li ha previsti, e di altri 30 milioni alla Rai. Misure tampone su affitti brevi e tasse sui dividendi, che risultano un compromesso forzato.
Fondi elargiti agli amici di sempre, dall’Aci del futuro presidente Geronimo La Russa fino all’immancabile Sport e salute, società sempre più a trazione meloniana, che addirittura può finanziare i «concorsi a pronostici sportivi». Benvenuti nell’ultima puntata del caos manovra, ennesimo esercizio di dilettantismo del governo Meloni.
La strategia del diversivo sull’oro della Banca d’Italia non funziona più di fronte ai fatti. Una situazione grottesca con il ministro dell’Economia, Giancarlo Giorgetti, costretto ad affrontare la questione con la presidente della Bce, Christine
Lagarde. Ed esprimendo soddisfazione ammette che l’emendamento-Malan «ha un effetto simbolico» per quanto ritenuto «fondamentale». Nel frattempo, si accumulano ritardi: prima di lunedì non si inizieranno le votazioni in commissioni Bilancio al Senato.
La tensione è molto alta e la riduzione di 20 milioni di euro alle tv locali, per destinarli al fondo dell’editoria, ha creato spaccature nel governo. Il ministero delle Imprese e del made in Italy, guidato da Adolfo Urso, ha fatto trapelare la netta contrarietà rispetto alla misura. Il Mimit «ha espresso da sempre la propria ferma contrarietà alla proposta ritenendo il taglio intollerabile» ed «è stata ribadita anche nelle scorse ore, in sede di riformulazione dell’emendamento». Urso non è comunque solo.
Fratelli d’Italia ha bocciato l’iniziativa, che però è stata inserita nel testo dallo stesso governo. «L’emittenza radiofonica e televisiva locale, rappresenta un pilastro fondamentale del pluralismo informativo e della vita democratica dei territori», ha detto Nicola Calandrini, senatore di FdI e presidente della commissione Bilancio a palazzo Madama.
La battaglia si sposta sui subemendamenti: la maggioranza potrebbe correggere la misura, ma lasciando scoperto di 20 milioni di euro l’aumento del fondo. La coperta è corta. Cortissima. Non va meglio sulla Rai: il consiglio di amministrazione, espressione della destra, ha manifestato «preoccupazione per il taglio finanziario (10 milioni all’anno, ndr)» che può avere ripercussioni soprattutto sui «grandi eventi».
I cahiers de doléances continuano su altri fronti. Nemmeno la
riduzione del taglio, da 150 a 90 milioni di euro, al settore audiovisivo è stata accolta con particolare giubilo. I problemi restano. Così come la drastica diminuzione degli stanziamenti al fondo per il cinema.
La norma, dopo l’ultimo emendamento del governo, avrà valore solo per il 2026: dall’anno successivo sarà sostanzialmente cancellata. In tre anni affluiscono altri 100 milioni di euro in totale per Sport e salute, la società pubblica – cassaforte dello sport – presieduta da Marco Mezzaroma, amico di vecchia data della presidente del Consiglio, Giorgia Meloni. Una quota finirà invece al Coni dell’era post-Malagò, oggi è infatti guidato da Luciano Buonfiglio.
(da Domani)
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