IL TERRORISTA NETANYAHU CI METTE TUTTI NEL MIRINO
IL DISASTRO DI UN CRIMINALE RIFUGIATO IN UN BUNKER COI SUOI MINISTRI
“Attacchi mirati”, ma continuati, andati avanti per tutta la giornata. L’operazione “Leone nascente” lanciata ieri da Israele contro centinaia di siti militari in Iran ha fatto apparire la Repubblica islamica inizialmente indifesa, poi ha innescato la
ritorsione: un diluvio di missili sulle città israeliane. “Israele ci ha dichiarato guerra”, ha detto la guida suprema di Teheran, Ali Khamenei.
Con una complessa operazione aerea, l’aviazione di Tel Aviv ieri ha colpito 200 obiettivi in diverse ondate (con F-15 e F-35 che hanno sorvolato la Siria con l’assenso del nuovo presidente Ahmed Al-Sharaa). Altri obiettivi sono stati colpiti con droni, lanciati da dentro il territorio iraniano da cellule che il Mossad addestrava da mesi, composte da iraniani addestrati all’estero. I
missili israeliani hanno colpito i siti nucleari di Natanz, il più noto e il più devastato ma anche il meno rilevante, quello più importante di Fordow, vicino a Qoms, e un altro nella provincia di Isfahan. Le turbine di arricchimento si trovano centinaia di metri sottoterra, è noto che l’aviazione dello Stato ebraico non abbia le bombe necessarie a penetrare così in profondità, ma l’attacco “al cuore del programma nucleare iraniano”, come lo ha definito Benjamin Netanyahu, ha mostrato un obiettivo più ampio: politico. “La forza militare da sola non può neutralizzare il programma nucleare iraniano”, ha chiarito il capo del Consiglio di sicurezza nazionale di Israele Hanegbi: serve la pressione politica degli Stati Uniti, o l’implosione del regime.
Oltre a radar, lanciamissili e basi (anche nella capitale Teheran), sono stati colpiti gli appartamenti di generali, scienziati, leader delle Guardie rivoluzionarie iraniane. Sono stati uccisi Mohammad Bagheri, capo di Stato maggiore delle forze armate e secondo comandante in capo dopo l’Ayatollah Ali Khamenei, i generali Abdolrahim Mousavi, Gholamali Rashid, Hossein Salami comandante delle Guardie rivoluzionarie islamiche e pure il comandante della Forza Quds, l’unità d’élite dei
pasdaran, Esmail Qaani. E ancora, il capo del programma missilistico iraniano, sei scienziati centrali nello sviluppo del programma nucleare e Ali Shamkhani, uno dei politici più influenti, stretto confidente della Guida suprema.
Le testate killer hanno bucato le pareti delle loro case e sono andati a cercarli nel letto, o al tavolo delle riunioni d’emergenza. L’intero vertice della forza aerea delle Guardie rivoluzionarie è stato eliminato così: “Sapevamo che i primi raid li avrebbero spinti a riunirsi e sapevamo dove aspettarli”, ha detto una fonte militare ieri a Fox News. I media iraniani contano 78 morti e 329 feriti in totale. Due caccia con la stella di David sarebbero stati abbattuti. Israele intende proseguire per due settimane.
Le difese di Teheran hanno risposto solo 15 ore dopo i primi attacchi. In serata, poi, la Repubblica islamica ha lanciato una raffica di centinaia di razzi, anche balistici, contro le città di Israele, per lo più intercettati da Israele anche grazie all’aiuto americano. Alcuni però sono caduti in centro a Gerusalemme e a Tel Aviv, dove è stato colpito il ministero della Difesa proprio davanti alla piazza dove si riuniscono da 20 mesi le famiglie degli ostaggi rapiti da Hamas il 7 ottobre.
Praticamente tutti gli abitanti di Israele hanno ricevuto l’avviso di trovare riparo nei rifugi: 21 i feriti. Khamenei ha promesso strali, ma la sua ritorsione è parsa contenuta. Fonti israeliane ipotizzano che, in risposta, saranno colpite aree civili in Iran. Ieri è stata colpita una delle residenze della Guida suprema a Teheran, ma non ci sarebbero “piani per ucciderlo”. Ma questo “è solo l’inizio”, assicurano i vertici di Tel Aviv.
È invece la fine del negoziato sul nucleare aperto da Donald
Trump: l’Iran ieri si è ritirato dai colloqui con gli Stati Uniti sul nucleare. Il presidente Usa però si è detto convinto che l’offensiva spingerà l’Iran a scendere a compromessi, ha confermato di essere al corrente dei piani israeliani e di non essere spaventato da una escalation regionale.
Il premier israeliano ieri sera, da un bunker, ha parlato con Trump e in un video ha invitato il popolo iraniano a ribellarsi. Prima aveva rivelato di aver concepito l’operazione dopo l’uccisione di Nasrallah, perché l’Iran avrebbe accelerato sul nucleare dopo il crollo dei proxy: ora punta a usare la stessa tecnica di decapitazione della leadership usata su Hezbollah. Ieri Vladimir Putin ha offerto la mediazione della Russia nel conflitto.
(da Il Fatto Quotidiano)
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