.BOLSONARO AVEVA TENTATO DI MANOMETTERE IL BRACCIALETTO ELETTRONICO, ECCO PERCHE’ E’ STATO CONDOTTO IN CARCERE
“HO USATO UNA SALDATRICE PER FERRO” HA AMMESSO… LA CONFESSIONE, UNITA AL RISCHIO DI FUGA, HA SPINTO IL GIUDICE A DISPORNE LA CUSTODIA CAUTELARE
Il caso che da ore scuote il Brasile comincia con un video, diffuso dai principali media
nazionali, e con un documento formale del Segretariato dell’Amministrazione Penitenziaria di Brasilia. In quelle immagini, Jair Bolsonaro, ex presidente e già condannato in primo grado per tentato golpe, ammette senza giri di parole di aver provato ad aprire il braccialetto elettronico che
porta alla caviglia: “Ho usato una saldatrice per ferro… curiosità”, avrebbe detto agli agenti, spiegando il motivo delle bruciature trovate su tutta la superficie del dispositivo di sicurezza.
Gli accertamenti sul braccialetto avevano inizialmente lasciato dubbi: segni di danneggiamento erano stati attribuiti a possibili urti contro una scala. Ma l’arrivo di una funzionaria della Polizia penitenziaria ha chiarito le circostanze, mentre la direttrice del corpo, Rita Gaio, ha verificato che il sistema di tracciamento non fosse stato compromesso.
Perché la custodia cautelare
La confessione rappresenta una delle cinque circostanze che hanno portato il giudice della Corte Suprema, Alexandre de Moraes, a ordinare immediatamente la custodia cautelare dell’ex presidente. Il magistrato, già al centro del maxi-processo sul tentativo di colpo di Stato messo in atto dai bolsonaristi, ha spiegato che il braccialetto danneggiato indicava una concreta volontà di fuga.
Secondo l’ordinanza, poco dopo la mezzanotte è arrivata una notifica che segnalava la manomissione del dispositivo; una tempistica che, per Moraes, si collega direttamente alla veglia organizzata dal senatore Flavio Bolsonaro, figlio dell’ex presidente: una manifestazione che avrebbe potuto fungere da copertura per un’evasione verso l’ambasciata statunitense, distante appena una manciata di chilometri.
Il contesto giudiziario: una condanna storica
L’arresto arriva a poche settimane dalla sentenza che ha condannato Bolsonaro a 27 anni e tre mesi per aver orchestrato un piano destinato, secondo la Procura, a rovesciare il presidente eletto Lula da Silva. Una decisione che ha segnato così la prima condanna per tentato colpo di Stato a carico di un ex capo di Stato brasiliano.
La trama ricostruita dai giudici è molto ampia: dalla campagna di disinformazione sulle elezioni del 2022, alle pressioni sulle forze armate, fino agli atti violenti culminati l’8 gennaio 2023 nell’assalto ai palazzi del potere a Brasilia; secondo la Corte Suprema, il progetto puntava a “distruggere l’ordine costituzionale e instaurare una vera dittatura”.
Bolsonaro ha sempre negato il proprio coinvolgimento, ma la maggioranza della Corte ha ritenuto le prove schiaccianti. Al momento l’ex presidente è in attesa dell’esecuzione definitiva della pena: alcuni ricorsi sono ancora pendenti, ma i giudici brasiliani hanno già respinto i primi.
Il rischio di fuga e le condizioni di salute
La difesa dell’ex capo di Stato ha chiesto che Bolsonaro resti ai domiciliari, sostenendo che le sue condizioni cliniche, attacchi di vomito, vertigini e un singhiozzo cronico, renderebbero troppo rischioso un trasferimento in carcere. Ma per il giudice Moraes queste circostanze non cancellano la gravità del gesto: “la manomissione del braccialetto elettronico, unita al sospetto che Bolsonaro possa approfittare della mobilitazione dei suoi sostenitori, dimostra”, scrive il magistrato, “la chiara intenzione del condannato di evadere”.
Chi sono gli altri condannati della rete golpista
Il processo non riguarda però solo Bolsonaro. Sette suoi alleati, tra cui ex ministri e alti ufficiali, sono stati infatti condannati per reati legati al tentato golpe: sei di loro provengono dalle Forze Armate. Tra loro l’ex comandante della Marina Almir Garnier. Altri tre generali della riserva, Augusto Heleno, Paulo Sérgio Nogueira e Walter Braga Netto, hanno ricevuto pene tra i 19 e i 26 anni.
Nelle stesse ore, la Corte Suprema ha disposto anche la custodia cautelare del deputato Alexandre Ramagem, ex direttore dell’intelligence brasiliana e condannato insieme a Bolsonaro. Secondo gli inquirenti, però, Ramagem sarebbe già riuscito a lasciare il Paese attraversando i confini amazzonici per poi volare negli Stati Uniti.
(da Fanpage)
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