SI RISCHIA DI PERDERE? CAMBIAMO LE REGOLE
MAGGIORANZA A RISCHIO IN SENATO: “BASTA COLLEGI UNINOMINALI”
Un campo largo compatto potrebbe mettere in difficoltà il centrodestra in diversi collegi
uninominali, in particolare al Sud. Lo dicono le simulazioni svolte da Youtrend in questi mesi e quelle delle ultime ore, dopo i risultati delle elezioni regionali in Puglia e in Campania, che hanno visto la vittoria del centrosinistra di Antonio Decaro e Roberto Fico con un ampio divario rispetto agli avversari.
Dunque, con il centrosinistra unito la maggioranza in Senato sarebbe a rischio: nel Mezzogiorno Pd e M5S potrebbero strappare al centrodestra fino a diciotto collegi. Nel dettaglio, secondo l’istituto di ricerca guidato da Lorenzo Pregliasco, tra i 20 collegi uninominali non vinti dal campo largo nel 2022 ce ne sono sei in cui Pd, M5S, Avs e Iv uniti sono favoriti, di cui quattro in Campania e Puglia. A questi se ne aggiungono dodici contendibili, di cui quattro sempre in Campania e Puglia. Alla luce dei 120 senatori eletti dal centrodestra su 200, più i senatori a vita, questi diciotto collegi «potrebbero determinare la differenza tra un’altra vittoria netta nel 2027 della coalizione guidata da Giorgia Meloni e una situazione in cui nessuna coalizione otterrebbe la maggioranza a palazzo Madama, con conseguente rischio di ingovernabilità», come sottolinea il dossier di Youtrend.
Ed è sulla base di questo rischio «instabilità» che il centrodestra vorrebbe modificare l’attuale legge elettorale con un proporzionale con premio di maggioranza per la coalizione che vince e arriva al 40% e l’abolizione, appunto, dei collegi.
Lo ha annunciato Giovanni Donzelli, il responsabile organizzazione di Fratelli d’Italia, quando lo spoglio delle
regionali era ancora in corso e la vittoria del centrosinistra schiacciante, e lo ribadisce chi nel centrodestra sta seguendo il dossier, come Stefano Benigni di Forza Italia: «Nelle elezioni del 2022 il centrosinistra era diviso. Se nel 2027 non si dovesse presentare quella fotografia, sarebbe difficile garantire la formazione del nuovo governo». Parole che fanno il paio con quelle del braccio destro di Giorgia Meloni e che non nascondono una possibile debolezza per il centrodestra nelle urne.
Al netto del fatto che tra i partiti di maggioranza ci sono stati per adesso incontri bilaterali, simili ad abboccamenti, adesso sarebbe arrivato il momento di accelerare. C’è anche chi vorrebbe presentare un testo già a inizio anno, una volta chiusa la legge di Bilancio e prima del referendum sulla separazione delle carriere. Per poi chiudere una volta incassato il sì alla riforma della giustizia. Oppure prendere più tempo e cercare consensi anche tra le file delle opposizioni, soprattutto in quelle del Movimento 5 Stelle, che vede di buon occhio un sistema proporzionale secondo i piani del governo. Il nodo rimane il nome del candidato premier da indicare o meno sulla scheda. Forza Italia, ribadisce il portavoce azzurro Raffaele Nevi, «è affezionata al
metodo attuale e cioè chi prende più voti va a fare il presidente del Consiglio».
Insomma, per il segretario di +Europa Riccardo Magi «la destra vuole fare il “meloncellum”» e il presidente dei senatori del Pd, Francesco Boccia, spiega che si vuole cambiare la legge elettorale «per mantenere il potere». Perché, non ha dubbi il leader di Iv Matteo Renzi, «con quella attuale perde».
(da agenzie)
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