CHI VINCEREBBE LE ELEZIONI POLITICHE CON LA LEGGE ELETTORALE CHE ABBIAMO OGGI
CENTRODESTRA E CAMPO LARGO PRENDEREBBERO GLI STESSI VOTI AL PROPORZIONALE, MENTRE SUI SEGGI UNINOMINALI SAREBBE BATTAGLIA
È una stima che non pretende di prevedere come andranno le prossime elezioni politiche, ma rende l’idea di alcune tendenze su come sono cambiati i consensi e i rapporti di forza politici in Italia, sulla base delle ultime elezioni regionali.
Il dato è contenuto nel nuovo rapporto dell’Istituto Cattaneo, che guarda al 2027 sottolineando quali sarebbero le differenze rispetto alle ultime politiche, dove il centrodestra stravinse.
La risposta è che stavolta ci sarebbe un certo equilibrio, con lo scontro concentrato soprattutto in alcune Regioni del Sud e la possibilità, per il ‘campo largo’, di ottenere anche una lieve maggioranza e vincere. Sempre che la legge elettorale non cambi, nel frattempo, come invece sembra essere intenzione del governo Meloni.
Cosa dice la legge elettorale e cosa è successo alle ultime elezioni politiche
Il punto è che le ultime tre regionali hanno confermato come, in termini di voti assoluti, il centrodestra e il centrosinistra (allargato a M5s e forze centriste) siano sostanzialmente in equilibrio. Era stato così anche alle elezioni europee dello sorso anno. E a dire la verità anche alle ultime politiche nel 2022: solo che allora centrosinistra ‘stretto’, M5s e Azione-Italia viva correvano ciascuno per conto suo.
L’attuale legge elettorale prevede due meccanismi per assegnare i seggi in Parlamento. Il primo è proporzionale: il numero di parlamentari dipende dalla percentuale di voti presa a livello nazionale.
Tra i seggi assegnati con questo sistema, le opposizioni erano in
vantaggio sul centrodestra: 130 contro 114.
Il problema – dal punto di vista del centrosinistra – è stato l’altro meccanismo, il cosiddetto uninominale. Funziona così: l’Italia si divide in una serie di collegi, ciascuno con i suoi candidati, e in ogni collegio solo il singolo candidato che prende più voti viene eletto. Qui naturalmente, dato che il centrodestra era unito mentre le opposizioni si presentavano ciascuno con il suo candidato, la vittoria è stata schiacciante: 147 seggi alla destra, 23 a tutti gli altri.
Cosa può succedere alle elezioni 2027
L’Istituto Cattaneo ha immagino cosa succederebbe se alle prossime elezioni, con questo stesso sistema, i partiti prendessero gli stessi voti che hanno ottenuto alle regionali che si sono svolte dal 2023 in poi. A livello proporzionale cambierebbe poco: come detto, le due coalizioni sono tendenzialmente in equilibrio. Sarebbero determinanti, quindi, i collegi uninominali.
Al Nord e al Centro partirebbe comunque in vantaggio il centrodestra. Nella zona di Emilia-Romagna e Toscana, così come al Sud, invece, il campo largo potrebbe fare molto meglio
rispetto alle scorse elezioni se riuscisse di nuovo a convincere gli elettori a votare il proprio candidato comune.
I numeri sono comunque incoraggianti per la destra, che però vedrebbe il suo margine scendere molto. L’attuale maggioranza potrebbe passare da un vantaggio di 98 seggi (quello che ottenne nel 2022) a uno di 34 seggi: circa un terzo. A questo potrebbe restringersi ancora, o anche venire ribaltato di poco, a seconda dei risultati in alcune Regioni chiave.
Considerando che il Nord e il Centro scelgano in gran parte (sempre per quanto riguarda i collegi uninominali) il centrodestra, e che il Sud vada in maggioranza al centrosinistra, così come Toscana e Emilia-Romagna, sarebbero tre i territori più combattuti. Si parla di Sicilia, Calabria e Sardegna.
Queste sommate assegnano 21 seggi che potrebbero rivelarsi determinanti, perché sono le zone in cui il campo largo ha più margine per migliorare i risultati del 2022.
Perché la legge elettorale è così importante
Naturalmente, come detto, è una stima basata sui voti alle regionali. Non tiene conto, ad esempio, del fatto che alcuni elettori nelle elezioni locali possono essere più o meno motivati
a votare dal fatto che il candidato sia del proprio partito. Così come non considera che in Calabria storicamente il centrodestra ha fatto meglio alle regionali che alle politiche, e che in Sicilia non si è ancora votato in questa legislatura perché le ultime regionali risalgono al 2022.
Resta il fatto che, per ora, i segnali indicano un’elezione più combattuta rispetta a tre anni fa. Le cose potrebbero cambiare molto nel prossimo anno e mezzo che, con tutta probabilità, ci separa dal voto politico. Non solo potrebbero cambiare i consensi e le alleanze, ma anche il modo in cui si assegnano i seggi.
Questo spiega anche perché si sia acceso così in fretta il dibattito, di fronte alla proposta del centrodestra di cambiare la legge elettorale. L’idea proposta dalla maggioranza è di un sistema in cui la coalizione che prende più voti a livello nazionale ‘vince’, e ottiene automaticamente un numero ben più alto di parlamentari, non importa di quanto ha superato gli avversari.
Un sistema simile a quello in vigore per le elezioni regionali. Senza distinzione di singoli collegi, il centrodestra potrebbe
partire decisamente avvantaggiato e non preoccuparsi di recuperare consensi in specifici territori.
(da Fanpage)
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