NIENTE TETTO AGLI STIPENDI D’ORO, SOLO ALLE CONSULENZE: BRUNETTA COLPISCE ANCORA
SEMBRAVA DOVESSE DARE UN GIRO DI VITE AGLI STIPENDI DEI MANAGER DI STATO CHE GUADAGNANO CIFRE ENORMI… ALLA FINE IL TETTO C’E ‘SOLO PER LE CONSULENZE: “APPENA” 290.000 EURO… E HA PURE ESCLUSO QUASI TUTTI: VERTICI ENI, ENEL, POSTE, FS. FINMECCANICA: SE STAVA ZITTO ERA MEGLIO
Più che “giro di vite” e “pugno di ferro”, alla fine ha vinto la “mano leggera”. Sono mesi che sentivamo parlare della necessità di fissare un tetto ai guadagni scandalosi, in tempo di crisi, dei grandi boiardi di Stato, di manager e dirigenti.
Brunetta aveva lanciato anatemi, promesso misure draconiane, in linea con quanto avviene in altri Paesi d’Europa.
Alla fine la montagna ha partorito il topolino.
Dopo lunghe trattative, ecco il regolamento varato dal Consiglio dei Ministri pochi giorni fa: sparito ogni riferimento agli stipendi dei dirigenti.
In pratica sono otto articoli, dove si fa riferimento al tetto di 290.000 euro annui, pari alla retribuzione del presidente della Corte di Cassazione, ma riguarda solo i compensi extra, ovvero le consulenze.
Gli stipendi restano liberi come prima di oltrepassare il limite della decenza.
Dato che poi qualcuno non ci crede ecco cosa dice l’art 4 comma 2: “non è computato il corrispettivo globale percepito per il rapporto di lavoro o il trattamento pensionistico”.
Ovvero nessun tetto allo stipendio, ma solo agli incarichi extra, cioè consulenze, gettoni di presenza, incarichi aggiuntivi ed arbitraggi.
Restano fuori dal limite dunque tutti gli amministratori delegati della grandi Spa: è salvo l’ad di Eni, Paolo Scaroni (1,1 milione di stipendio), e quello di Enel, Fulvio Conti (3,2 milioni di euro di stipendio), il presidente di Finmeccanica Pier Francesco Guarguaglini (5,5 milioni di euro). Esentati anche l’ad delle Poste Sarmi e quello delle Ferrovie Moretti.
Fuori anche le 25 alte cariche dello Stato ( eredità di Prodi), tra cui il governatore della Banca d’Italia e i presidenti delle Authority.
Alla fine a chi resta il tetto massimo sulle consulenze?
A circa 200 magistrati amministrativi e quei dirigenti di Stato che riescono ad accumulare una cifra di 290.000 euro annui.
Non contento, il governo ha pure escluso anche coloro che vengono chiamati a far fronte a eventi imprevedibili e chi svolge servizio all’estero ( ambasciatori e personale).
Mentre in tutto il mondo si parla di moderare i compensi dei livelli top delle amministrazioni, la versione italiana del “tetto agli stipendi”, dopo un anno e mezzo di discussione, è stato mano a mano svuotato.
Fino a non porre un tetto agli stipendi, ma ipocritamente alle consulenze.
Per poi fissare più deroghe a mille categorie, che l’applicazione della norma a chi avrebbe dovuto essere incluso.
Taglia qua e togli là , alla fine siamo l’unico Paese che ha impiegato un anno mezzo per fare un regolamento sul nulla.
E qualcuno lo spaccia per “misura severa contro gli stipendi milionari della burocrazia italiana”.
Per non dire che, solo per le consulenze, un tetto di 290.000 euro, ovvero 550 milioni delle vecchie lire, più che un tetto di tegole sembra fatto di una colata d’oro.
Forse sarebbe meglio che il Governo più che dei tetti e delle tette, si interessasse dei senzatetto che sono molto di più dei dirigenti milionari.
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