L’INSANO SOLLIEVO
LA SENTENZA SUL PROCESSO DI MAFIA CAPITALE E CHI GIOISCE PERCHE’ SONO SOLO CRIMINALI E NON MAFIOSI
Quando la politica di una città , di fronte a condanne per 250 anni di carcere, festeggia ci sarebbe da essere contenti.
Ma se si ascolta meglio e si scopre che non si festeggia perchè giustizia è stata fatta bensì perchè i criminali che dominavano la scena sono riconosciuti delinquenti però non mafiosi, allora c’è davvero da avere paura.
Quando ci si sente sollevati perchè i Palazzi erano infiltrati fino al midollo da un’associazione criminale che non può essere definita mafiosa, allora si è perduti.
Amare Roma significa fare pulizia, non continuare a nascondere la spazzatura della corruzione, del malaffare e della criminalità organizzata dietro una rivendicazione d’orgoglio posticcio.
Significa fare i conti davvero e fino in fondo con una città che è diventata capitale dello spaccio di cocaina, in cui il crimine controlla gangli economici vitali.
Le sentenze si rispettano ma la sensazione di sollievo che si è diffusa ieri sembra portare le lancette del tempo molto indietro, a quegli anni in cui si negava la ‘ndrangheta in Piemonte o in Emilia, in cui si scuoteva la testa indignati all’idea che i clan stessero conquistando tutto l’hinterland milanese.
E sappiamo quali danni abbiano fatto decenni di sottovalutazione politica dei fenomeni mafiosi.
Ora a Roma si stabilisce che è la geografia a definire i fenomeni e non i fenomeni a riscrivere la geografia. La mafia è tornata ad essere cosa siciliana, nessuno si permetta più di immaginare che sopra il Garigliano nuovi clan autoctoni possano utilizzare modalità che sono proprie delle associazioni di stampo mafioso.
Possiamo andare a dormire tranquilli, magari dopo aver fatto un brindisi.
Ma chiudete bene la porta e assicuratevi che i ragazzi siano in casa.
(da “La Repubblica”)
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