A BRUXELLES INCOSCIENTEMENTE SI BALLA SUL TITANIC, L’UE ANCORA BALBETTA E SI DIVIDE
AL CONSIGLIO EUROPEO I VARI PAESI HANNO CONTINUATO A BATTIBECCARSI PER FINIRE NELLE MANI DEL G3 (STATI UNITI, CINA E RUSSIA), CON IL VECCHIO CONTINENTE COME UNA COLONIA.. E IL GOVERNO ITALIANO NON SA CHE PESCI PIGLIARE E SI GUARDA ATTORNO SPAURITO PER ANNUSARE L’ARIA CHE TIRA, AL SOLITO INDECISO TRA FEDELTÀ ATLANTICA E FEDELTÀ URALICA
Ora che la diplomazia si è messa in moto, pure troppo, e sta dimostrando tutta la sua plastica impotenza, con summit che si susseguono a ogni longitudine, annunci di progressi che non si concretizzano, ripartenze, colloqui a due a tre a quattro ma senza mai che ci siano coloro che possono decidere, ora che succede tutto questo, dunque, l’Europa avrebbe l’obbligo di chiedersi chi è, cosa vuole rappresentare, quanto vuole contare.
Del resto si è spesso detto in questi anni di conflitto in Ucraina che “qui si fa l’Europa o si muore”. Il presupposto aveva nel sottofondo un pensiero positivo. Anche in passato i (pochi) passi fatti verso l’integrazione del Vecchio Continente, erano stati spinti da situazioni emergenziali.
Davanti alla sfida della guerra e delle minacce alle porte, erano la politica di difesa e quella estera le indiziate di un’accelerazione sulla via della cessione di quote di sovranità in nome di un progetto ambizioso che evitasse la retrocessione nell’irrilevanza.
Niente è successo nonostante i proclami, niente continua a succedere e la cartina di tornasole di una perniciosa frammentazione è emersa con chiarezza al Consiglio europeo. Dove i vari paesi hanno continuato a battibeccarsi come i polli di
Renzo, mentre la storia cammina spedita per finire nelle mani del G3 (Stati Uniti, Cina e Russia) che si propone come dominatore del secolo ventunesimo.
Il Vecchio Continente, un vassallo di qualcuno se non una colonia. Un briciolo di tempo per cambiare la geometria da triangolo a quadrato di potenze ci sarebbe ancora. Non se ne vede la volontà.
L’Europa è spaccata tra Stati, ed è spaccata all’interno degli Stati che a forza di coltivare dei supposti piccoli interessi di bottega, finiscono per scordare il quadro generale che imporrebbe ben altra postura.
Così mentre la Russia annuncia che i missili supersonici Oreshnik sono stati schierati in Bielorussia, mentre rulli di tamburi e fanfare di battaglia accompagnano la volontà di continuare il conflitto per raggiungere gli scopi dell’ “operazione militare speciale” se questi non verranno riconosciuti da una trattativa di pace, a Bruxelles incoscientemente si balla sul Titanic.
Donald Tusk ammonisce che c’è da scegliere tra i soldi (dei beni congelati alla Russia) oggi «o il sangue domani», manca poco che l’ineffabile Viktor Orbán gli dia del cretino: si limita a definire stupida la proposta.
Salvini si traveste da spalla di supporto all’amicone ungherese e bolla come inqualificabili le parole di Tusk. Il governo italiano nella sua totalità non sa che pesci pigliare e si guarda attorno spaurito per annusare l’aria che tira, al solito indeciso tra fedeltà atlantica e fedeltà uralica, mentre Merz si dice pronto a usare il
patrimonio della Banca centrale russa immobilizzato in Germania. Tutti in ordine sparso, l’unanimità è un sogno che si tramuta, al solito, in un incubo.
Da chiedersi, alfine, se non sarebbe l’ora di spezzare questo incantesimo che tutto tiene bloccato, finirla con il giorno della marmotta e decidere di rompere il tabù del consenso di tutti per andare avanti decisi con chi ci sta a una maggiore integrazione della difesa e della politica estera.
Varando infine un’Europa a due velocità nella quale un satrapo locale non possa paralizzare un intero Continente. Questo non è il tempo dei signori Tentenna, questo è il tempo delle scelte.
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