A TORINO, GLI ATTIVISTI DEL CENTRO SOCIALE ASKATASUNA SCENDERANNO IN STRADA ANCHE IL 31 DICEMBRE: ORGANIZZERANNO UNA “FESTA” INTORNO ALLO STABILE SGOMBERATO
IL RISCHIO È CHE SI VERIFICHINO NUOVI SCONTRI, COME QUELLI DELLO SCORSO FINE SETTIMANA… RESTA ALTA L’ALLERTA: NOVE LA MANIFESTAZIONI CONVOCATE DAGLI ATTIVISTI… QUALCUNO POI UN GIORNO CI SPIEGHERA’ SE NON ERA PIU’ INTELLIGENTE CERCARE UNA SOLUZIONE CONDIVISA
Che non sia finita qui, cioè che la guerriglia dell’altro ieri al corteo indetto a Torino dagli antagonisti per reagire allo sgombero del centro sociale Askatasuna sia l’antipasto di una lunga stagione di lotta, non è solo nei desiderata espressi su Radio Onda d’urto dallo storico leader Giorgio Rossetto. È negli annunci di nuove mobilitazioni che sono seguiti in queste ultime ore.
La prima a Capodanno quando nel dedalo di stradine attorno al centro sociale – sgomberato e blindato dai mezzi del reparto mobile – verrà organizzata una festa di cui ancora si sa poco e il dato – sul punto – non incoraggia.
Ciò che invece è certo – e definito anche nelle attese di pericolosità – è l’appello a livello nazionale e internazionale per una marcia fissata il prossimo 31 gennaio.
I dettagli verranno definiti in un’assemblea nazionale dei centri sociali che si svolgerà due settimane prima dell’evento alla quale, probabilmente, verranno invitate a partecipare anche alcune articolazioni sociali della città.
Non è una data qualsiasi, il 31 gennaio. Perché mentre quel sabato a Palazzo di Giustizia si celebrerà l’inaugurazione dell’anno giudiziario, Torino potrebbe rivivere l’incubo dell’altro giorno. Sono attesi fin da ora migliaia di militanti antagonisti, ma anche legati a galassie anarchiche dall’estero.
Resta un alto allarme per l’ordine pubblico. Non solo per le due date in questione, ma pure per il timore, ancora persistente oggi, che alcune frange più estremiste del centro sociale possano cercare di riappropriarsi della struttura di corso Regina Margherita nonostante gli ingressi siano stati murati e permanga da giorni – e chissà per quanto ancora – un presidio fisso di poliziotti in tenuta anti sommossa.
In questi giorni verranno anche incrementati i controlli nei luoghi considerati da chi investiga possibili bersagli di contestazioni anche violente. Si tratta di Prefettura, Comune e Palazzo di Giustizia a loro modo parti rilevanti di questa storia che riannoda i fili del dissenso di piazza
(da agenzie)
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