AL SUD SALVINI RECLUTA RICICLATI E NON SOLO (VEDI IL SINDACO DI FOGGIA ARRESTATO)
DA TOTO’ CUFFARO A GIORGETTI: A CAPO DEL MISE ARRIVA MINEO… TRA I TRASFORMISTI DIVERSI INDAGATI E SOTTO PROCESSO
Nei ministeri occupati dalla Lega e nella cerchia ristretta di Matteo Salvini da un pezzo non si parla più solo il dialetto padano. Le ampolle del Po, i riti col druido, la lira padana ideata da Roberto Calderoli, i cori contro i “terroni” ormai sono solo un lontano ricordo. E la distinzione tra i “barbari” ormai romanizzati e i nordisti che restano fedeli alla secessione si è andata via via dissolvendo, in corrispondenza con le posizioni di governo assunte dalla Lega salviniana.
E dunque non può essere un caso che tra gli ultimi arrivati ci sia Benedetto Mineo, 60 anni, nato a Bagheria (alle porte di Palermo) e cresciuto alla corte di Totò Cuffaro, ex presidente della Regione Sicilia condannato per mafia nel 2011: Mineo è stato suo capo di gabinetto vicario in Regione dal 2001 al 2005, gli anni d’oro di Totò “vasa vasa” e del centrodestra in Sicilia che alle politiche del 2001 vinse in 61 collegi elettorali contro nessuno al centrosinistra.
Mineo, commercialista e grand commis di Stato, è stato nominato nuovo segretario generale del ministero dello Sviluppo Economico nel Consiglio dei ministri del 17 maggio. A volerlo fortemente è stato il titolare del Mise Giancarlo Giorgetti, testa d’uovo del leghismo: i due si conoscono da quando il vicesegretario della Lega era presidente della commissione Bilancio.
Ora Mineo, come segretario generale di via Veneto, governerà una struttura da oltre 3 mila dipendenti, di cui 150 dirigenti, e dal suo tavolo passeranno tutti i dossier più delicati del ministero facendo da raccordo con Giorgetti.
Figlio di uno storico esponente della Dc siciliana, Mineo non è stato solo il capo di gabinetto di Cuffaro: nel 2005 è diventato l’uomo dei conti come Dg del dipartimento Finanze.
Quando a palazzo d’Orleans arriva l’autonomista Raffaele Lombardo però, Mineo deve lasciare e farsi una nuova vita a Equitalia, dove ricoprirà le cariche di Ad al Sud e poi a Roma fino all’avvento di Matteo Renzi, che nel 2015 gli preferirà Ernesto Maria Ruffini, nonostante i suoi ottimi rapporti con Angelino Alfano.
Ma per il grande salto deve aspettare che la Lega torni al governo nel corso salviniano: nel 2018 Mineo viene nominato, sponsorizzato dal sottosegretario a Palazzo Chigi del Conte I, Giorgetti appunto, direttore delle Dogane, carica che dovrà lasciare solo un anno dopo quando il governo giallorosa gli preferirà Marcello Minenna, vicino al M5S.
Con la Lega fuori dalla maggioranza, Mineo è costretto a tornare in Sicilia alla corte del governatore vicino a Salvini Nello Musumeci, che nell’aprile 2020 lo nomina prima dirigente del dipartimento Finanze e poi capo della task force per la “rinascita economica” della regione dopo la pandemia.
Adesso il grande ritorno a Roma a fare da spalla a Giorgetti.
Ma Mineo non è l’unico politico di scuola “cuffariana” che la Lega ha deciso di imbarcare. Prima di lui, a portare la Lega in Sicilia con il movimento “Noi con Salvini” era stato Alessandro Pagano, ex coordinatore della Sicilia occidentale e con un passato da assessore al Bilancio e alla Cultura con Cuffaro.
Deputato di Forza Italia, poi del Ncd di Alfano, è stato eletto con la Lega nel 2018 assumendo la carica di vice capogruppo a Montecitorio: lo si ricorda per aver definito “neo terrorista” Silvia Romano dopo 535 giorni di prigionia.
Dal mondo di Lombardo, invece, viene l’altro fondatore di “Noi con Salvini” in Sicilia, cioè Angelo Attaguile. Sia Pagano che Attaguile nell’aprile 2018 sono stati indagati dalla procura di Termini Imerese per un’inchiesta su una presunta truffa elettorale: i pm hanno chiesto il rinvio a giudizio e l’11 marzo scorso è iniziata l’udienza preliminare.
Dopo l’inchiesta, Salvini aveva spedito in Sicilia il commissario brianzolo Stefano Candiani, che a dicembre è stato sostituito da Nino Minardo. Fedelissimo di Alfano, è grazie a lui che si è potuto formare il gruppo leghista all’Ars: è il teorico dell’accordo con gli autonomisti di Lombardo in vista delle prossime elezioni regionali.
In Puglia invece a comandare è il coordinatore Roberto Marti, ex Pdl molto vicino a Raffaele Fitto.
Il 14 aprile la giunta per le Immunità del Senato ha detto “no” all’utilizzo di parte delle intercettazioni chieste dal gip di Lecce nell’ambito di un’inchiesta sulle case popolari che vede indagato proprio Marti.
Pugliese è anche Rossano Sasso, proveniente dal sindacato di destra Ugl e oggi sottosegretario all’Istruzione: è noto per aver portato al ministero il presunto stalker di Lucia Azzolina, Pasquale Vespa, poi cacciato dal ministro Bianchi.
Chi decide in Puglia è anche Massimo Casanova, proprietario del Papeete di Milano Marittima, che nel 2019 è stato eletto a Bruxelles con 64 mila preferenze. Che lo sbarco della Lega in Puglia non sia andato benissimo lo dimostra il caso del sindaco di Foggia Franco Landella, arrestato una settimana fa con l’accusa di corruzione e tentata concussione. Era stato uno dei primi sindaci della Lega al Sud: oggi è ai domiciliari.
Nel centro-sud gli altri nomi di peso della Lega sono Domenico Furgiuele in Calabria, deputato e riciclato da An, e Claudio Durigon, coordinatore in Lazio dopo la lunga esperienza nell’Ugl.
Oggi è sottosegretario all’Economia e possibile candidato a governatore del Lazio nel 2023. Da Fanpage è stato ripreso a parlare così dell’inchiesta sui 49 milioni della Lega: “Quello che indaga della Guardia di Finanza… lo abbiamo messo noi”. Nonostante le richieste di dimissioni, il premier Draghi non ha risposto sulla vicenda.
(da il Fatto Quotidiano)
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