ALASSIO, LA SPIAGGIA PIU’ CARA D’ITALIA E CON APPENA META’ DELL’ARENILE LIBERO PREVISTO DALLA LEGGE
DATI ALTROCONSUMO: PER UNA PRIMA FILA LETTINO E OMBRELLONE CI VOGLIONO 345 EURO… ADICONSUM: “IN LIGURIA HANNO FATTO DI TUTTO PER FAVORIRE LA LOBBY DEI BALNEARI”
Dal “budello” alla spiaggia ci sono pochi metri. E se, nel celebre caruggio delle boutique parallelo alla costa, il vostro portafoglio non sarà stato prosciugato, sappiate che il vostro bancomat soffrirà anche per potersi concedere un tuffo e qualche ora di abbronzatura.
Siamo ad Alassio e i granelli di sabbia, qui, valgono oro.
Una legge della Regione Liguria impone, ma meglio sarebbe usare il condizionale, a tutti i comuni della riviera di garantire almeno il 40% di spiagge libere (e nel computo ci sono anche quelle attrezzate, che spesso mascherano una vera e propria privatizzazione). Ad Alassio, di arenile libero c’è appena il 20%, quasi un record, in negativo.
Ma la cittadina rivierasca in provincia di Savona quest’anno detiene, secondo il dossier di Altroconsumo, un altro record, quello, appunto, della spiaggia privata più costosa d’Italia: ombrellone e lettini, al di là della prima fila a 345 euro, per una settimana in spiaggia, il prezzo medio delle prime quattro file è di 340 euro. Se siete fortunati – capita in due casi su 26 – è compresa anche una sedia e in un caso anche una cabina.
Non è una novità. Alassio dagli anni ’50 del secolo scorso è sempre stata il centro più chic della riviera di ponente e comunque quello più vivace per la vita notturna. A iniziare dall’epoca d’oro del concorso di bellezza Miss Muretto, seguito dal Più bello d’Italia, per continuare con concerti, eventi, iniziative. E poi discoteche e ristoranti. La clientela è soprattutto formata da piemontesi e lombardi.
Un tempo l’offerta alberghiera era ampia ma molte strutture sono state trasformate in seconde case e oggi in b&b che, nel “budello” di via XX Settembre, raggiungono prezzi in competizione con Portofino e Montecarlo.
Paradossalmente, Alassio non ha un vero e proprio lungomare, anzi ce l’ha ma senza vista. Colpa del “muro”, non il muretto delle miss, bensì la palizzata di legno senza soluzione di continuità formata dal retro di cabine e strutture. La spiaggia
infatti è ridottissima e ogni metro utile viene sfruttato. Nel 2018 la mareggiata che colpì la Liguria ridusse praticamente a una sola fila di ombrelloni molti stabilimenti che videro gli incassi crollare. Ma con il mare calmo il guadagno è garantito.
La battaglia di Mare Libero
Contro Alassio e gli altri comuni che hanno di fatto privatizzato il litorale conduce da anni una dura battaglia Stefano Salvetti, referente regionale di Mare Libero e referente nazionale spiagge Adiconsum.
«Purtroppo, in Liguria, si è fatto di tutto per favorire la lobby dei balneari, prima con la possibilità di trasformare una libera attrezzata in un simil stabilimento, poi con gli emendamenti voluti dal consigliere regionale Rocco Invernizzi, la cui sorella gestisce ad Alassio uno stabilimento, che consentiranno di non rispettare il vincolo del 40% di spiagge libere in caso di rinnovo. Una grande porcata, quando i Comuni in teoria potrebbero riprendersi tutto» dice Salvetti.
Un tema quello dell’assenza di spiagge libere che in Liguria è esploso di nuovo pochi giorni fa con il caso di Monterosso al Mare alle Cinque Terre dove gli ombrelloni sono ormai quasi sul bagnasciuga.
Stefano Bigliazzi, presidente regionale per la Liguria di Legambiente evidenzia inoltre la “truffa della mappatura”. «Nel conteggio delle spiagge libere – spiega Bigliazzi – possiamo notare una curiosità, chiamiamola così. Nel conteggio delle, per altro pochissime, spiagge libere della nostra regione compaiono anche tratti di costa alle foci di fiumi e torrenti. Nel nostro dossier ne abbiamo indicate due in Liguria, una a Deiva e l’altra
a Finale Ligure. incredibile che si possa annoverare nel computo tratti di costa che devono essere invece considerati non fruibili».
(da La Repubblica)
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