ALLA FINE BELSITO SI E’ DOVUTO DIMETTERE
LE OTTO ORE DEL TESORIERE LEGHISTA, TRASCORSE TRA GENOVA E MILANO….LASCIATE LE SUE DUE PORSCHE IN GARAGE A GENOVA, LA SERA L’EPILOGO IN VIA BELLERIO
«Non abbiamo nulla da nascondere. Queste accuse dovranno essere provate. Per adesso non possiamo dire altro».
Erano le 12 in punto quando Francesco Belsito, tesoriere della Lega Nord, è uscito dalla sua abitazione nel centro di Genova e, davanti ai microfoni, ha respinto ogni addebito.
Quattro ore prima al campanello di via Fiasella 16 avevano suonato gli agenti della guardia di finanza con in mano un mandato di perquisizione.
Otto ore dopo si è dimesso dall’incarico di tesoriere del Carroccio.
Barba incolta, abbigliamento casual, borsa a tracolla, una cartella verde sotto braccio, Belsito sotto casa ha parlato al plurale, mettendo sullo stesso piano la posizione sua e del partito.
«Mi è stato consegnato un avviso di garanzia – ha esordito – in cui si dice che il movimento della Lega Nord è indagato per finanziamento illecito».
L’ordine di perquisizione è stato emesso dalle procure di Milano e Napoli (ma è indagato anche dalla procura di Reggio Calabria ).
Ad attenderlo c’era un’auto delle fiamme gialle, parcheggiata proprio davanti al portone in una delle zone più prestigiose del capoluogo ligure.
Di fronte ai cronisti Belsito non è riuscito a celare il nervosismo.
«I fondi – ha spiegato – sono tornati dalla Tanzania più di due mesi fa. Sono stati restituiti alla Lega Nord perchè dopo la bagarre strumentale che i giornali hanno fatto nei mesi scorsi abbiamo ritenuto opportuno disinvestire».
Preso fiato, ha ripetuto che «i fondi ormai da due mesi sono sui conti della Lega Nord».
Sulle contestazioni della procura non si è sbilanciato: «C’è un’indagine in corso, noi abbiamo la massima…».
Frase spezzata dal finanziere: «Venga Belsito, venga…».
Gli uomini della guardia di finanza hanno caricato nel bagagliaio alcune borse contenenti i documenti sequestrati.
La Mercedes grigia è sfrecciata via verso la caserma dove il tesoriere della Lega ha trascorso le ore successive. Verbali da firmare e carte da leggere (poi trasmesse al suo legale, l’avvocato Paolo Scovazzi).
Nel pomeriggio la partenza per Milano, destinazione via Bellerio (dove è arrivato poco dopo le 19).
Le sue due Porsche – una Panamera e una 911 – sono rimaste in garage, lo hanno accompagnato gli uomini della scorta.
In programma una riunione `politica’ con i vertici del Carroccio.
Scontato il tema dell’incontro, conclusosi con la decisione di lasciare l’incarico che gli era stata sollecitata da più parti all’interno del partito.
In via Fiasella a metà pomeriggio sono rimasti solo i cronisti, a cui si sono rivolti i vicini incuriositi.
Qualcuno sghignazzava. Belsito non è amatissimo nel quartiere, la sua presenza sovente è considerata troppo `ingombrante’ e rumorosa.
Lui vive con la famiglia al quinto piano di un palazzo signorile, costruito all’inizio dell’800, tra studi di avvocati e di commercialisti.
Per acquistare l’alloggio ha sborsato una cifra cospicua e un altro gruzzolo gli è servito per ristrutturarlo.
Sul citofono nessun nome, così come sulla porta.
Unico indizio della sua presenza è una lettera della banca nella cassetta postale.
(da “Il Secolo XIX”)
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