RESA DEI CONTI TRA BOSSI E MARONI
NEL CERCHIO MAGICO PENSANO CHE SIANO STATI I MARONIANI I MANDANTI DELL’OPERAZIONE CONTRO BELSITO… L’INCONTRO SEGRETO TRA MARONI E LA MOGLIE DI BOSSI
Le dimissioni, oggi invocate da tutte le anime del partito, arrivano in serata. Francesco Belsito non è più tesoriere della Lega Nord.
Ma il gesto da solo non basta. Non basta, di fronte alle inchieste e alle perquisizioni che scandiscono la giornata nera del Carroccio.
Anche perchè nelle carte spunta, non indagato, il nome di Umberto Bossi e della sua famiglia.
E se Roberto Maroni invoca «pulizia», nel partito si respira aria da resa dei conti.
Le perquisizioni in via Bellerio iniziano all’alba.
Belsito trascina la Lega, da sempre orgogliosa della propria lontananza dalle aule giudiziarie, nel gorgo di indagini su accuse che vanno da truffa ad appropriazione indebita e riciclaggio.
Certo, le avvisaglie c’erano state, a partire dalle notizie sui fondi investiti da Belsito in Tanzania.
Maroni aveva subito chiesto la cacciata del tesoriere. Ma nulla.
E così oggi di buon mattino l’ex ministro dell’Interno parte lancia in resta: «La Lega è parte lesa» e bisogna «cogliere l’occasione per fare pulizia», tuona, nel chiedere «un passo indietro» di Belsito.
E se la prende con chi «doveva decidere» di cacciarlo subito.
Maroni non lo cita, ma sul banco degli imputati c’è Bossi (e chi gli è più vicino).
Belsito è un uomo di fiducia del `capo’, sussurra qualche maroniano.
Ma anche loro si mostrano preoccupati quando emerge che nel decreto di perquisizione si parla di «esborsi effettuati per esigenze personali di familiari» del Senatur.
Certi volti cerei dicono molto.
Intanto la richiesta di dimissioni di Belsito si leva dalle diverse aree del partito. Anche da chi, dalle fila del cerchio magico assicura che il `capo’ non c’entra niente. «Mi sembra raccappricciante ciò che avviene: questa è un’agonia», dice Luca Zaia. «Se qualcuno ha colpe deve pagare».
E quando il passo indietro arriva, Maroni chiede di «andare fino in fondo» nel fare pulizia, nominando un nuovo amministratore.
Per la Lega si apre ora una partita cruciale sul piano politico.
Che potrebbe arrivare, questa volta sì, a mettere in discussione la leadership di Bossi.
Ed è questo l’obiettivo di Maroni, secondo gli esponenti del `cerchio magico’, che sospettano sia stato qualche maroniano a fornire l’imbeccata ai giornalisti e ai magistrati per le inchieste su Belsito.
È un’accusa pesante.
E non la sola. La tempistica delle perquisizioni viene fatta notare da più di un bossiano: «Cercare di colpire il capo della Lega nel giorno della presentazione delle liste crea qualche perplessità », dice Paola Goisis.
E qualche cerchista si spinge fino a notare che si era già pronti a imputare il previsto calo della Lega alle amministrative alla decisione, presa su pressione dei `maroniani’, di correre da soli, senza il Pdl.
E invece adesso la `colpa’ verrà fatta ricadere sulla vicenda Belsito (lo stesso Maroni parla di «possibili ripercussioni»).
Bossi non parla, ma resta tutto il giorno a via Bellerio.
Dove Maroni, contrariamente a quanto annunciato, neanche si presenta. Pressioni fortissime per immediate dimissioni vengono fatte su Belsito, anche perchè l’ex ministro sembra già pronto a pretenderle in un consiglio federale che si trasformerebbe in una conta in suo favore.
Ma adesso che le dimissioni ci sono state, la conta potrebbe essere solo rimandata, se è vero quanto raccontano fonti interne: un incontro ci sarebbe stato la scorsa settimana tra Maroni e Manuela Marrone, moglie di Bossi.
Un faccia a faccia nel quale la signora avrebbe ottenuto rassicurazioni sul futuro politico del figlio Renzo.
E mentre anche il presidente del Senato Renato Schifani torna a invocare una legge sui finanziamenti ai partiti, un forte attestato di solidarietà a Bossi arriva dal Pdl.
(da “Il Secolo XIX”)
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