AMMORTIZZATORI, ECCO LA POLIZZA SOCIALE PER L’IMPIEGO
L’ASPI SOSTITUIRA’ L’ATTUALE INDENNITA’ DI MOBILITA’…IL PRINCIPIO ISPIRATORE DELLA RIFORMA SARA’ LA PROTEZIONE DEL MERCATO, NON IL POSTO DI LAVORO
Protezione sul mercato invece di protezione sul posto di lavoro ed estensione a tutti i lavoratori, anche quelli con meno esperienza.
E’ questo il salto culturale della riforma degli ammortizzatori sociali, che entreranno in vigore, a regime, nel 2017, con una «dote» di circa 1,7 miliardi.
Alla base del nuovo sistema di sostegno al reddito c’è l’assicurazione sociale per l’impiego (Aspi), che sostituirà l’attuale indennità di mobilità .
«L’Aspi riguarda tutti. Si passa da qualcosa di limitato a qualcosa di universale. E partirà il prossimo anno», ha spiegato il ministro del Welfare Elsa Fornero, annunciando anche «una mini Aspi per i lavoratori più giovani».
L’Aspi si applicherà a tutti i lavoratori con un contratto a tempo determinato del settore privato e pubblico, e sarà estesa agli apprendisti e agli artisti, finora esclusi da ogni strumento di sostegno al reddito.
Per poter accedere all’Assicurazione si devono avere gli stessi requisiti dell’indennità di mobilità : due anni di anzianità e almeno 52 settimane nell’ultimo biennio. L’assegno dovrebbe essere pari al 70% della retribuzione fino a 1.250 euro e il 30% per la quota superiore a questa cifra, ma c’è anche un’ipotesi al 75% del salario fino a 1.150 euro e il 25% per la quota superiore a questa cifra.
In ogni caso è fissato un tetto massimo di 1.119 euro.
Tutti i lavoratori dovranno contribuire all’Aspi, con modalità diverse a seconda della forma contrattuale: l’aliquota sarà dell’1,3% per chi è assunto a tempo indeterminato, incrementata da un’addizionale dell’1,4%, dalla quale saranno esclusi i contratti a termine stagionali e i contratti per sostituzione.
Per questi l’azienda dovrà versare solo l’1,3%, che scende ancora per le piccolissime aziende.
La durata dell’Aspi dipenderà dall’età .
Lo spartiacque sono i 55 anni. L’assegno dell’assicurazione durerà 12 mesi per chi un’età fino a 54 anni e fino a 18 mesi dai 55 anni in su.
Il problema è che la scomparsa della mobilità rischia di penalizzare soprattutto i lavoratori over 50, cioè proprio chi ha più difficoltà a trovare un nuovo posto di lavoro.
Oggi, in caso di licenziamenti collettivi, la mobilità dura 36 mesi, che si allungano fino a 48 mesi per gli ultracinquantenni al Sud.
Perciò si sta studiando un meccanismo affinchè dal 2017, quando entrerà a regime l’Aspi, la dotazione del fondo di mobilità (circa 700 milioni) sia usata per sostenere il reddito dei lavoratori con oltre 58/60 anni o per integrare l’Aspi oltre i 18 mesi previsti.
Tra le novità per «far cambiare la mentalità » e conciliare i tempi del lavoro con quelli della famiglia, la riforma introduce una sperimentazione della paternità obbligatoria. Per ora si sa che la sperimentazione durerà tre anni e sarà finanziata dal ministero del Lavoro.
L’Europa chiede almeno due settimane di congedo obbligatorio per i neopadri, nel Parlamento italiano c’è una proposta bipartisan che parla di 3 giorni.
La riforma degli ammortizzatori sociali cancella la Cassa integrazione in deroga, introdotta dall’ex ministro Maurizio Sacconi nel 2009 per estendere i sussidio alle piccole imprese e ai settori finora esclusi dalla Cig, ma ne userà i fondi, rendendoli strutturali, per finanziare l’Aspi.
«Ci dicono che abbiamo tenuto la Cassa integrazione in deroga ma non è vero. Abbiamo tenuto i fondi. Abbiamo chiesto che questi fondi, che venivano trovati ogni anno là dove il bilancio consentiva qualche elasticità , fossero resi strutturali e utilizzati per l’Aspi», ha precisato il ministro.
La cassa integrazione ordinaria per l’industria non viene abolita, ma per i settori oggi esclusi sarà istituito un fondo di solidarietà .
Servirà però un’iniziativa dei contratti collettivi nazionali o un intervento legislativo. Resta pure al Cig straordinaria, con alcune novità : non sarà più concessa per cessazione di attività e mobilità .
Giuliana Ferraino
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