ANGELO BONELLI: “LA FAMIGLIA NEL BOSCO HA IDEE VERDI, MA NON SI IMPONGONO AI BIMBI”
“MIA FIGLIA ERA INTROVERSA, LA SCUOLA L’HA TRASFORMATA”… “QUEI GENITORI DEVONO CONSENTIRE AI LORO FIGLI LE STESSE POSSIBILITA’ DI VITA AVUTE DA LORO PRIMA DI CHIUDERSI NEL BOSCO”
Avevo scritto al leader dei Verdi Angelo Bonelli un messaggio per cercare di capire come mai sul caso della famiglia della
ormai celebre “casa nel bosco” di Palmoli fosse scattata a difesa dei genitori praticamente tutta la destra italiana, nel silenzio quasi unanime della sinistra. Ero incuriosito perché in fondo la scelta di vita fatta dai coniugi Nathan Trevillion e Christine Birmingham, di rifiuto del modello di società capitalistica e della sua tecnologia, mi sembrava lontanissimo dai modelli della destra, e assai più affine all’ecologismo magari più radicale della sinistra.
Bonelli mi ha richiamato ed è nato il colloquio che qui pubblico. Dove racconta di avere letto l’ordinanza con cui i magistrati del tribunale dei minorenni de L’Aquila hanno temporaneamente sospeso la potestà genitoriale dei coniugi e di avere trovato in quelle righe argomenti condivisibili più per l’esperienza fatta da padre che da uomo politico.
In sostanza: i genitori sono liberi di fare delle scelte anche in base alla loro ideologia, ma quella libertà ha un confine quando ci sono di mezzo i bambini: l’ideologia, anche una ideologia non lontana da quello in cui crede Bonelli, non può essere imposta a bambini privandoli del loro diritto di crescere, di avere vita di relazione e di avere gli strumenti critici con cui decidere per sé quando saranno grandi. Un confine labile, che però è al centro del tanto interesse suscitato dalla storia complicata di questa famiglia.
Ecco perché sono cauto su una vicenda così delicata che ha al centro bambini
«Ho letto quell’ordinanza per farmi un’idea dei fatti», premette subito Bonelli, «e sono sempre molto cauto ad affrontare argomenti di questo tipo quando ci sono di mezzo dei bambini. Da libertario ed ecologista io riconosco il diritto ad ognuno di decidere come vivere nei migliori modi possibili in linea con il proprio orientamento culturale. Però qui c’è un punto di vista che non va dimenticato, ed è quello dei bambini. Non sono loro che hanno fatto quella scelta di vita, e bisogna anche chiedersi se viene garantito il loro diritto all’istruzione e ancora di più quello alle relazioni sociali. Senza dovere andare a rileggere Mowgli e il Libro della giungla, ci sono casi di scuola di bambini usciti dopo tanti anni nella foresta con difficoltà di relazione. Ecco, io mi faccio soprattutto domande, e una fra tutte: quello stile di vita sta garantendo davvero i diritti di quei bambini?»
Quei piccoli sono sicuramente felici in famiglia, ma quando saranno grandi?
Quello che lascia dubbi a Bonelli è il rifiuto da parte dei genitori di qualsiasi opportunità sia stata loro offerta: dalla casa, a una scuola da frequentare anche per incontrare altri bambini. «Parlo da genitore, non da uomo politico», continua il leader dei Verdi, «Ho una figlia e credo che al di là di quello che io possa pensare per me, lei debba avere tutti gli strumenti per crescere e che abbia il diritto di avere anche gli strumenti critici per vivere in una società complessa, difficile e competitiva come quella di oggi. Non credo che la salvaguarderei tenendola isolata da tutti in un bosco. Questo è il punto di vista di quei genitori che però hanno fatto la loro vita, hanno girato il mondo in tanti paesi diversi, hanno vissuto anche da benestanti e poi a un certo punto della loro vita hanno deciso di comprare quella casetta nel bosco e di vivere lì con i bambini che sono nati nel frattempo. I bambini certo che oggi sono felici perché stanno lì con mamma e papà. Ma mi domando: quando saranno grandi, avranno la capacità di affrontare una società complessa come quella industrializzata e di fare le loro scelte?».
(da Open)
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