ARTI AMPUTATI, LESIONI A VISO E OCCHI
A GAZA 42.000 PERSONE CON DISABILITA’ PERMANENTI, UN QUARTO SONO BAMBINI
L’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) ha riferito ieri che 42mila persone a Gaza convivono con lesioni che hanno cambiato per sempre le loro vite: un quarto di queste sono bambini.
Secondo l’ultimo rapporto dell’agenzia delle Nazioni Unite, questi sopravvissuti al genocidio avranno bisogno di cure e riabilitazione per molti anni ancora, probabilmente per il resto delle loro vite. Le lesioni invalidanti costituiscono un quarto di tutte quelle segnalate a Gaza, con un totale di 167.376 persone ferite dall’ottobre 2023. Più di 5mila persone hanno subito amputazioni, in alcuni casi con arti tagliati senza anestesia a causa della carenza di farmaci.
Lesioni gravi come danni a gambe e braccia, lesioni al midollo spinale e al cervello e ustioni gravi sono estremamente diffuse. L’OMS ha confermato la prevalenza di ferite complesse al viso e agli occhi, in particolare tra i pazienti in lista per evacuazione medica all’estero; prima della guerra, Gaza aveva circa 1.300 fisioterapisti e 400 terapisti. Molti sono stati sfollati da allora, e almeno 42 sono stati uccisi da attacchi israeliani a settembre 2024. Le infrastrutture sanitarie, già fragili, sono oggi devastate.
“Due anni di guerra hanno distrutto gran parte del sistema sanitario”, ha dichiarato il direttore generale dell’OMS Tedros Adhanom Ghebreyesus. “La ricostruzione richiederà tempo e investimenti consistenti”. Tedros ha ricordato che i servizi di riabilitazione sono cruciali non solo per i feriti, ma anche per chi convive con malattie croniche e disabilità.
Dall’inizio del conflitto, 7.841 pazienti sono stati trasferiti all’estero per ricevere cure specialistiche. Dopo la chiusura del valico di Rafah, nel maggio 2024, l’OMS ha assunto la gestione completa delle evacuazioni, ora ridotte a un’unica operazione settimanale. Attualmente, oltre 15.000 persone, di cui 3.800 bambini, attendono di poter lasciare la Striscia per trattamenti urgenti in paesi come Egitto, Emirati Arabi Uniti, Qatar, Turchia, Giordania e alcuni Stati europei.
La carenza di personale specializzato e dispositivi medici aggrava la situazione. “In tutta Gaza ci sono soltanto otto tecnici ortopedici”, ha spiegato Rik Peeperkorn, rappresentante OMS nei Territori palestinesi, parlando da Deir al-Balah. Secondo lui,
lo sfollamento, la malnutrizione e la scarsità di ausili rendono il fabbisogno riabilitativo molto più elevato di quanto indichino i dati ufficiali.
Accanto alle ferite fisiche, emergono gravi conseguenze psicologiche: traumi, lutti e stress cronico colpiscono sia i sopravvissuti sia le loro famiglie, mentre i servizi di supporto psicosociale sono quasi inesistenti. Peeperkorn ha invocato un ampliamento urgente di questi programmi, insieme alla protezione delle strutture sanitarie e a un flusso costante di forniture e carburante.
L’OMS avverte che la crisi sanitaria di Gaza non si risolverà in tempi brevi. Oltre alle cure immediate, serviranno strategie di riabilitazione a lungo termine e investimenti per creare un sistema sanitario più resiliente, capace di rispondere alle necessità di una popolazione profondamente segnata dalla guerra.
(da Fanpage)
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