ASPETTANDO LA DIREZIONE PD, SI FA STRADA LO SCHEMA M5S-LEGA PER SPARTIRSI I PRESIDENTI DI CAMERA E SENATO
CALDEROLI AL SENATO E FICO O CARELLI ALLA CAMERA… CAMBIANO LE REGOLE PER LE RESTITUZIONI DEGLI ELETTI GRILLINI
Il doppio binario M5s. Quello dell’alta velocità è con la Lega e riguarda le presidenze delle Camere, l’altro invece è a percorrenza più lunga e lenta, e guarda al Pd per un eventuale accordo di governo.
Corrono paralleli e fanno di tutto per non incrociarsi.
Per adesso, il giorno segnato in rosso sul calendario del comitato elettorale di Luigi Di Maio è lunedì 12, quando si riunirà la Direzione dei dem dopo le dimissioni di Matteo Renzi e la sconfitta elettorale.
La strategia dei pentastellati è quella dell’attesa, ma nello stesso tempo, nel vedere che il Pd è “in preda a uno psicodramma” – è così che viene definita nelle stanze grilline l’attuale situazione degli avversari – gli M5s tessono rapporti con il Carroccio relativamente a un’intesa su chi guiderà il Senato e la Camera, quindi sulla seconda e terza carica dello Stato.
Rapporti che hanno però anche un altro fine, molto più tattico: mettere pressione sui dem per farli “scongelare” in prospettiva governo.
“I numeri parlano chiaro”, ragiona lo stato maggiore grillino. “È un fatto di cultura democratica”, dice a taccuini chiusi un esponente che segue da vicino questa fase così delicata: “Le presidenze delle due Camere devono andare a chi ha preso più voti. Quindi una a noi e una al centrodestra”.
Il punto è che a Palazzo Madama, alla terza votazione si va al ballottaggio e il centrodestra potrà eleggere da solo il presidente, è per questo che ai grillini conviene cedere la poltrona della seconda carica dello Stato.
Per di più la Lega Nord, al netto di dissidi interni alla coalizione (Forza Italia punta su Paolo Romani), vuole che venga eletto Roberto Calderoli, nome che ai pentastellati non dispiace.
A questo punto al Movimento spetterebbe la presidenza della Camera. Tra i nomi che circolano ci sono quello di Roberto Fico e quello del giornalista Enrico Carelli, quest’ultimo, per la sua storia, apprezzato dal centrodestra e da Forza Italia.
I contatti sono in corso e gli ambasciatori a lavoro ma precisano ancora fonti M5s: “Un’intesa sulle presidenze delle Camere non è da leggere in chiave governo”.
Infatti sullo sfondo la porta con il Pd per un’alleanza di governo a sinistra è sempre aperta. Servirà tempo anche perchè dentro il Movimento il dibattito è aperto tra chi preferirebbe un accordo con la Lega e chi invece con il Pd.
Sta di fatto che questa mattina al Quirinale, in occasione delle celebrazioni per la festa della donna, Di Maio è rimasto piuttosto freddo davanti all’intervento di Maria Elena Boschi. Non sembrano esserci segnali di disgelo ma in fondo – dicono i 5Stelle – “il Pd che verrà fuori dopo lunedì sarà un altro”.
Di tutto ciò che ha un respiro politico però non si parlerà venerdì pomeriggio quando a Roma si riuniranno i circa 340 parlamentari eletti, vecchi e nuovi. In queste ore lo staff comunicazione, il capo politico e i fedelissimi Riccardo Fraccaro, Alfonso Bonafede, Alessandro Di Battista, Danilo Toninelli, Laura Castelli e Stefano Buffagni, riuniti nelle stanze del comitato elettorale stanno mettendo a punto l’incontro. E quindi i nodi da affrontare da subito come quello che ha gettito i grillini nella ‘rimborsopoli’.
Dovrebbe essere ufficializzato l’addio agli scontrini, ovvero la fine della contestata rendicontazione a favore di una restituzione basata su una quota fissa da devolvere mese per mese.
Dopo il caso ‘Rimborsopoli’ è stato inoltre deciso un passaggio intermedio, con l’istituzione di un conto corrente ad hoc dove confluiranno le donazioni di tutti i parlamentari per consentire e rendere più agevoli i controlli.
A Roma, nel lussuoso hotel dove gli M5s hanno seguito lo spoglio elettorale, ci sarà anche Davide Casaleggio. Sarà una riunione organizzativa, viene chiarito. Le decisioni politiche invece si prendono nelle stanze del comitato elettorale. Al riparo da tutti.
(da “Huffingtonpost”)
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