AVVISATE I FAN DELLA FAMIGLIA CHE VIVE NEL BOSCO DI CHIETI: I TRE FIGLI DEI CONIUGI TREVALLION-BIRMINGHAM NON ERANO MAI STATI DA UN PEDIATRA PRIMA DELLO SCORSO LUGLIO (E NON ERANO VACCINATI)
QUANDO I BAMBINI SONO STATI TOLTI AI GENITORI, LO SCORSO 20 NOVEMBRE, LA FIGLIA MAGGIORE, 11 ANNI, ERA AFFETTA DA BRONCHITE ACUTA CON BRONCOSPASMO E NON ERA MAI STATA CURATA. È POSSIBILE CHE SI SIA AMMALATA A CAUSA DELLE CONDIZIONI ABITATIVE PRECARIE DELLA FAMIGLIA NEORURALE – LA STRAMPALATA GIUSTIFICAZIONE DEI GENITORI, CHE SOSTENEVANO CHE I FIGLI FOSSERO AL SICURO POICHE’ CONDUCEVANO “UNA VITA ALL’INSEGNA DELLA NATURA ED AL RIPARO DALLE INFLUENZE MEDIATICHE NOCIVE”
È severo eppure temporaneo — per ammissione degli stessi giudici — il provvedimento
di sospensione della potestà genitoriale di Nathan e Catherine Trevallion, la coppia neorurale del bosco di Palmoli (Chieti).
Dal provvedimento emesso venerdì scorso si ricava il «prima» e il «dopo» della vicenda e, per così dire, la graduale «conversione» degli anglo-australiani al rispetto delle norme. Una testimonianza di affetto verso i figli, senz’altro, oltre a un legittimo istinto di sopravvivenza del nucleo familiare.
Quanto fosse complicata e controversa la vita agreste dei piccoli Trevallion si ricava da un dettaglio contenuto a pagina 11 del documento, nel quale si evidenzia che «i minori, inizialmente privi di un medico di base, hanno effettuato la prima visita pediatrica il 24/7/2025», in età compresa fra i 6 e gli 8 anni. E quanto poi fosse seria la sottovalutazione delle tematiche relative alla loro salute appare da un’altra circostanza: «La minore al momento dell’inserimento in casa famiglia era affetta da bronchite acuta con broncospasmo non segnalata e non curata dai genitori».
La patologia della bimba è il probabile esito delle lacune abitative. La casetta nel bosco è infatti un fabbricato dagli infissi problematici. In Abruzzo. D’inverno. E gli atti testimoniano come — prima della marcia indietro conseguente alla decisione del Tribunale per i minorenni — la famiglia manifestasse un’avversione ai controlli sanitari, visto che i genitori hanno sostenuto come i bambini facessero «una vita all’insegna della
natura ed al riparo dalle influenze mediatiche nocive»
Ma se in una prima fase Nathan e Catherine hanno sottratto i figli al completamento del ciclo vaccinale, così come pure agli «esami ematochimici e alla visita neuropsichiatrica prescritti dalla pediatra», nel «dopo» però si sono sforzati di recuperare questo gap rendendosi disponibili a effettuare i controlli.
Discorso simile anche per l’istruzione. Bene infatti la scelta dell’istruzione «parentale». Male però, secondo i giudici, che la famiglia Trevallion non abbia mai avvisato il dirigente scolastico della scuola più vicina, come prevedono le norme, dichiarando anno per anno «il possesso della capacità tecnica o economica per provvedere all’insegnamento parentale».
Oggi la sfida alle istituzioni parrebbe rientrata. E anche sotto il profilo della socializzazione, i tre bambini hanno familiarizzato assai rapidamente con i coetanei presenti nella casa famiglia.
In ogni caso i figli dei Trevallion verranno sentiti di nuovo dal Tribunale senza la presenza dei genitori, diversamente da quanto avvenne nei mesi scorsi quando mamma Catherine traduceva per i piccoli.
Infine, la conclusione dei giudici in difesa dei principi metodologici seguiti: «Costituisce principio consolidato nella giurisprudenza Cedu (la Corte europea dei diritti dell’uomo, ndr ) quello secondo cui sottrarre i minori alle cure dei genitori è un’ingerenza nella vita familiare che esige una giustificazione legata alla necessità di attuare il migliore interesse del minore; l’ingerenza va considerata una misura temporanea da sospendere appena le circostanze lo permettano».
(da Corriere della Sera)
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