BERLUSCONI È IN GUERRA, I SUOI LITIGANO, SI VOCIFERA DI PROBLEMI GIUDIZIARI IN ARRIVO TRA I FALCHI
L’OBIETTIVO È QUELLO DI RINVIARE IL VOTO SULLA DECADENZA, LE SPERANZE PERà’ SONO MINIME
Non riposa in pace nè di notte nè di giorno, ratifica il dottor Michele Zangrillo.
La rabbia di Niccolò Ghedini e Denis Verdini, fra documenti, petizioni e vendette, non dà un effetto sedativo.
Alzi la mano chi vuole cenare, sempre, con l’avvocato di Padova e il contabile di Fivizzano? Neanche Silvio Berlusconi, forse.
Angelino Alfano non ha ricevuto il perdono paterno, perchè non gli interessa, perchè vale niente: vuole il partito, la gestione di struttura e finanza, la cassa.
Quelli che si definiscono “lealisti” assediano palazzo Grazioli, fomentano il Capo umiliato, il giorno dopo lo psicodramma al Senato, il giorno prima la decadenza in Giunta: “Non ci andrò, la sentenza è mediatica. In Europa mi daranno ragione”.
I lealisti scrivono poche righe contro Alfano, riesumano il giovane invecchiato Raffaele Fitto, lo trasformano in portavoce.
Proprio l’ex governatore che, emarginato, trovava pace soltanto nel mutismo.
Sono un centinaio, o anche di più. Vogliono un rimpasto del governo, posti da ministri e sottosegretari: se le correnti sono due, le poltrone vanno divise.
La truppa guidata da Verdini rappresenta il pezzo di Pdl che Alfano vuole scaricare. Un elenco che non sorprende e che, nonostante le dichiarazioni pubblicitarie di B. (“Non siamo divisi, c’è dialettica interna”), non ricompone la frattura e non rinvia (di molto) la scissione.
Ci sono Santanchè, Bondi, Capezzone, Minzolini. Quelli che, a sentirli, non conciliano proprio il sonno.
Quagliariello li declassa: “In 20 bussano a Grazioli per una resa dei conti in questo giorno (Lampedusa, ndr)”.
Berlusconi senza cravatta va in Senato a istruire Renato Schifani: “In Giunta finisce un ventennio? Magari, così mi riposo”. Zangrillo esulta.
Oggi in Giunta per le Elezioni, o per essere precisi nei prossimi 3-4 giorni in forma definitiva, il Cavaliere sarà decaduto a metà , ancora più indebolito, ancora più inquieto.
E non c’entra nulla la manifestazione di piazza Farnese annullata. Non lo fa per la pacificazione.
Non vuole la conta pubblica, la teme: “Non ci sono dissapori con Alfano”. Ora a Ghedini e Verdini, consiglieri per le salvezze estreme, il Cavaliere ha affidato se stesso. E l’ultima e disperata via di fuga.
Prima che il presidente Grasso e i capigruppo fissino la data per l’uscita ingloriosa da Palazzo Madama, B. vuole pasticciare una mozione per un rinvio alla Consulta.
La domanda non è originale, già spesa, usurata e bocciata in Giunta: la legge Severino può essere retroattiva?
Qualcuno avrà il buon cuore di spiegare che il Senato non può aprire un conflitto di questo tipo .
Ma qualcuno potrà pensare, per supplicare ai democratici (ora inflessibili) un aiutino meno scandaloso, che uno slittamento sia possibile.
Oggi la Giunta si esprimerà per la decadenza, poi ci sarà una seconda votazione con la relazione di Stefà no che sarà girata a Pietro Grasso.
Berlusconi e Alfano dovevano parlare a distanza: l’ex capo a Montecitorio con i deputati di Brunetta e l’ex gregario a Palazzo Chigi con i ministri.
Il dramma di Lampedusa ha posticipato la battaglia. La schizofrenia di Berlusconi, l’oscillare senza coerenza e consistenza, va esaminata, analizzata con pratiche terapeutiche: che fa, di sera, il Cavaliere?
Mercoledì notte, braccato da Dudù (Francesca non c’era), aspettava una visita di Alfano. A ringhiare era uno soltanto, non il barboncino, ma Denis Verdini.
Francesca Pascale, annoiata, scortata da Maria Rosaria Rossi, è scappata in pizzeria. C’erano la Biancofiore e Jole Santelli. Al ristorante c’era pure il ministro Mario Mauro, ex berlusconiano convertito al montismo, ma poi neanche più di tanto.
Nunzia De Girolamo raggiunge la comitiva.
Tra le luci arancioni s’aggirano Daniela Santanchè, Alessandro Sallusti e Nicola Porro, ieri a pranzo facevano comunella al Bolognese con La Russa, praticamente le riunioni del Giornale sono itineranti e i “traditori” sempre a tiro.
Ci siamo dimenticati di Berlusconi, affranto a palazzo Grazioli con Brunetta, Ghedini e Verdini. Pronto a sbranare Alfano.
Per incollare una strategia, una tattica ragionevole, va raccontato lo sfogo di Francesca, che accusa i duri e i puri che hanno trascinato il Cavaliere nel duello con Enrico Letta e Angelino, che non risparmia critiche al duo Capezzone e Santanchè.
E che affascinata dal cagnolino che le commensali portano in pizzeria, fa un resoconto (non breve) del rapporto empatico tra Silvio e Dudù.
Pascale versione moderata. Statista.
Altro che Gianni Letta.
E ieri mattina, inerme davanti al segretario scissionista, B. ha finto di voler consegnare il partito al gruppo di Alfano.
È una prova di scuola, che avrà ripassato durante la convivenza con Dudù: mollare il guinzaglio, mettere l’uno contro l’altro, e osservare dove vanno a sbattere.
Le indiscrezioni, sempre più assordanti, danno per imminenti problemi giudiziari tra i cosiddetti falchi.
Una consulenza a Francesca sarebbe utile.
Carlo Tecce
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