BERLUSCONI FURIBONDO: “IL RITIRO DEL DECRETO UN ATTO CONTRA PERSONAM”
“LA PROVA DELLA PERSECUZIONE CONTRO DI ME: E’ UN MODO PER ATTACCARE IL PATTO DEL NAZARENO”
«Ma davvero Matteo vuole fare marcia indietro su quella norma?» Uno stupore misto a irritazione coglie Silvio Berlusconi quando in tarda mattinata – dopo aver letto i giornali sul polverone del colpo di spugna «involontario» a suo beneficio – gli comunicano dell’intervento di Palazzo Chigi.
Sebbene un ritocco ufficiale del decreto di Natale ci sarà solo tra qualche settimana, l’invio in Parlamento «solo dopo l’elezione del capo dello Stato», come ha precisato Renzi.
Così, la reazione iniziale da Arcore è stizzita: «Mi tirano sempre in ballo, io di questa storia non ne so nulla».
La marcia indietro considerata un «grave vulnus», una vera e propria «norma contra personam»: rivederla solo per evitare che degli effetti si avvantaggi anche il «cittadino Berlusconi».
Lui ripete ai dirigenti che lo chiamano per avere lumi sul caso, che «a riconoscere la mia innocenza e a cancellare gli effetti di quella sentenza sarà la Corte europea dei diritti dell’uomo».
Detto questo, nessuna ritorsione sulle riforme o sul Quirinale all’orizzonte, anzi, ben presto l’irritazione – raccontano – lascia il posto alla fiducia in Renzi, comunque, nonostante tutto.
L’avvocato Ghedini per altro ha continuato a ripetergli che quella norma fiscale non avrebbe mai portato alla sanatoria sperata. Sarà .
Sta di fatto che alla fine nell’ex Cavaliere si fa largo la convinzione che «è stata montata ad arte una campagna per delegittimare il patto del Nazareno, proprio ora che stiamo conducendo in porto le riforme e ci apprestiamo ad eleggere insieme il capo dello Stato».
Qualcuno che «dentro il Pd lavora per sabotare» l’accordo politico-istituzionale tra gli opposti al quale mai Berlusconi verrebbe meno. Troppi interessi in gioco, troppe aspettative in ballo.
Sia Denis Verdini che Gianni Letta infatti suggeriscono prudenza, evitare reazioni, zero commenti.
«La verità è che un processo di pacificazione è già partito, è in atto, che sia questa norma o un’altra che verrà oppure un provvedimento del prossimo capo dello Stato, poco importa, quel che conta è l’obiettivo», spiega uno dei fedelissimi, di casa a Villa San Martino.
La linea ufficiale è quella che il consigliere Giovanni Toti affida a quel Tg4 già diretto in passato: «Di questo provvedimento abbiamo appreso i contenuti solo leggendo i giornali e le polemiche non ci riguardano. Il presidente Berlusconi avrà i propri diritti politici restaurati dalla sentenza della Corte europea. Detto questo, se si ritira un provvedimento per il sospetto che aiuti lui anche se aiuta i cittadini, allora l’Italia è destinata a non cambiare mai».
Si rifà alla storia dei mandanti “occulti” della trappola Daniela Santanchè: «Ogni alibi è buono pur di attaccare l’unico patto oggi in Italia che possa garantire le riforme e cioè il Nazareno. Pur di sabotarlo, gli esclusi dalle decisioni importanti sono disponibili ad inventarsi qualsiasi cosa. La verità è che in Italia i cittadini sono tutti uguali di fronte alla legge, eccetto Berlusconi ».
Osvaldo Napoli sostiene che Renzi avrebbe dovuto «mantenere il decreto: da oggi è più debole».
Per la deputata Sandra Savino «è la solita ossessione antiberlusconiana, la sinistra, compresa l’attuale nomenclatura, sembra non riuscire a scrollarsi di dosso il pregiudizio. Si è persa un’occasione».
Per il momento, sembra l’abbia persa però il suo leader.
Carmelo Lopapa
(da “La Repubblica“)
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