LE ACCUSE PER IL VIAGGIO DI RENZI: LE REGOLE IN ITALIA E ALL’ESTERO
DA NETANYAHU ALLA FAMIGLIA BLAIR
«Inderogabili esigenze in connessione con l’esercizio di funzioni istituzionali» e «indisponibilità di mezzi alternativi e di voli di linea».
Sono queste, oltre alle ovvie esigenze legate alla sicurezza, le regole standard stabilite dai governi di mezzo mondo per l’utilizzo dei «voli di Stato» da parte delle massime autorità dei rispettivi Paesi.
L’Italia non fa eccezione.
Anche da noi – ben prima che scoppiasse la polemica sulla vacanza a Courmayeur del presidente del Consiglio, Matteo Renzi, volato con la famiglia da Roma ad Aosta, via Firenze, a bordo di un Falcon 900 dell’Aeronautica militare – il fascino per il «volo blu» ha messo nei guai esponenti di centrodestra e di centrosinistra.
In caso di denuncia, le inchieste penali e contabili vengono generalmente archiviate (come, di recente, nel caso del ministro Pinotti denunciata dal M5S) ma l’impatto sull’opinione pubblica rimane.
In Gran Bretagna, dove la Royal Air Force possiede una flotta Vip modesta al servizio della Regina e del governo, non esiste alcun obbligo di servirsi del «volo di Stato» per motivi di sicurezza.
Così nel ’98 scoppiò un caso perchè il premier laburista Tony Blair si era servito della Raf tra Londra e Bologna, portando con sè la famiglia. Blair, incalzato dai conservatori, si difese asserendo che avrebbe saldato il conto del biglietto per moglie e figli ma soprattutto aggiunse che, oltre alla villeggiatura a Villa Strozzi di San Gimignano, lui aveva in programma un pranzo con il collega Romano Prodi.
E anche la prima presidenza di Barack Obama (anche lui, come i suoi predecessori, «costretto» dai servizi di sicurezza a volare sull’«Air Force One») si apriva con una polemica, obbligando la Casa Bianca a rassicurare i contribuenti in occasione di un viaggio in Francia: «La famiglia del presidente raggiungerà Parigi con un jet del governo per evidenti motivi di sicurezza ma verranno rimborsate le spese del volo secondo quelle che sono le tariffe commerciali della tratta».
Negli Usa, poi, al vicepresidente Joe Biden è stato interdetto l’uso del treno che lo riportava a casa nel Delaware perchè la scorta non era in grado di difendere i convogli Amtrak
In Germania, la cancelliera Angela Merkel è libera di usare collegamenti di linea, se vuole.
A Berlino, le regole ferree sull’utilizzo dei velivoli della Luftwaffe (il cui stormo Vip è più asciutto di quello italiano) hanno costretto alle dimissioni l’ex ministro della Difesa Rudolf Scharping perchè nel 2002 si fece aviotrasportare dai Balcani a Palma di Maiorca dove lo attendeva la sua futura moglie.
Ora Palazzo Chigi, dopo la trasferta di Renzi ad Aosta, non si discosta dalla versione fornita al M5S che ha sollevato il caso: «Rispettati i protocolli in linea con quanto avviene per i capi dei Stato e di governo di tutto il mondo».
Il premier ha poi aggiunto: «Quando non sarò più presidente del Consiglio tornerò beato e sorridente alla mia bicicletta. Nel frattempo, rispettando le regole, torniamo alle cose serie…»
Motivi di sicurezza, dunque, hanno convinto il premier ad utilizzare un «volo di Stato» per andare a Courmayeur.
Un po’ la stessa motivazione che però non è servita neanche al primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu (che in fatto di «obblighi di sicurezza» ha pochi rivali al mondo) quando scoppiò uno scandalo perchè si scoprì che, in occasione dei funerali di Margaret Thatcher, il volo di Stato Tel Aviv-Londra costò al contribuente 100 mila euro (compreso il lettone montato sul velivolo).
E si aggrappò alla sicurezza il ministro della Difesa Ignazio La Russa pizzicato su un «volo di Stato» che utilizzò per poter assistere a una partita dell’Inter.
Nel 2007, il vicepremier Francesco Rutelli e il Guardasigilli Clemente Mastella si fecero trasportare da un Airbus a 48 posti, con moglie il primo e figlio il secondo, da Napoli a Milano per assistere al Gran Premio.
L’allora premier Prodi salvò Rutelli (doveva premiare il vincitore del GP) e varò un regolamento draconiano sui «voli blu» (introducendo, tra l’altro, il biglietto per i giornalisti).
Nel 2009 parte di quelle regole furono ammorbidite da Berlusconi che non lesinava passaggi sulla rotta Roma-Olbia
L’ex ministro dell’Economia Tommaso Padoa-Schioppa (governo Prodi) andava ai vertici di Bruxelles con Easyjet, così come il premier inglese David Cameron usava voli low cost per una vacanza ad Ibiza con la moglie.
La cancelliera Merkel, come ricorda Beppe Grillo (#Renzivolasereno»), «per le vacanze di Pasqua a Ischia del 2012 arrivò a Napoli con un volo separato da quello del marito…».
Ma a guardar bene negli archivi, ci sono altre immagini di presidenti della Repubblica e del Consiglio che vanno in vacanza con mezzi propri: Romano Prodi con la sua non fiammante vettura che arranca sul passo Campolongo, nel 2006; Giorgio Napolitano a Stromboli, in compagnia della moglie Clio, che scende dal «postale» Napoli-Eolie con una borsa a tracolla e la paglietta stretta tra le dita, nel 2010; Enrico Letta che sbarca all’aeroporto di Trieste dal volo Alitalia AZ1365 con moglie e tre figli per andare in vacanza in Slovenia con un’auto presa a noleggio, il 30 dicembre del 2013.
Un anno fa.
Dino Martirano
(da “il Corriere della Sera”)
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