Gennaio 20th, 2020 Riccardo Fucile
ROSANNA SAPORI AVEVA RIVELATO CHE BERLUSCONI SALVO’ I CONTI IN BANCAROTTA DEL CARROCCIO IN CAMBIO DEL LOGO DEL PARTITO CHE ORMAI DETENEVA
Il corpo ritrovato sabato nelle acque del Lago di Iseo a Montisola nel Bresciano è di Rosanna Sapori, di Azzano San Paolo, nella Bergamasca, la cui scomparsa era stata denunciata il 27 dicembre scorso.
Proprietaria di una tabaccheria, era stata in passato una giornalista di Radio Padania. Gli inquirenti al momento ritengono possa trattarsi di un suicidio.
Di Rosanna Sapori si era parlato per l’ultima volta nel 2018, a proposito della storia del simbolo della Lega presuntamente venduto da Bossi a Berlusconi.
Secondo la Sapori sul contratto tra Bossi e Berlusconi c’erano anche le firme della moglie del Senatùr Manuela Marrone e del senatore Giuseppe Leoni. Il famoso marchio poi non sarebbe propriamente della Lega ma di proprietà al 33% di Bossi e al 67% dalla moglie e da Leoni. A proporre l’accordo sarebbe stato Aldo Brancher.
In un’intervista al Fatto l’ex conduttrice di Radio Padania spiegava di aver saputo dell’esistenza del contratto da Daniele Vimercati, giornalista e biografo ufficiale di Umberto Bossi che glielo avrebbe rivelato nel 2001, poco prima di morire (Vimercati è morto nel 2002).
In un’altra intervista, rilasciata al Riformista, la Sapori (che è stata cacciata nel 2004) parla invece di altre date: «nel 2005 il premier avrebbe finanziato il Carroccio, a un passo dalla bancarotta. In cambio, avrebbe chiesto e ottenuto la titolarità del logo del partito».
La Sapori aveva parlato anche della Credieuronord, la banca della Lega fallita e salvata da Fiorani della Popolare di Lodi su richiesta di Tremonti.
Secondo l’ex giornalista di Radio Padania in cambio del salvataggio del Credieuronord da parte di Gianpiero Fiorani, Silvio Berlusconi avrebbe ottenuto la proprietà legale del simbolo del Sole delle alpi. La Sapori parlo di tutto questo in un’intervista rilasciata al Riformista in cui nominava anche Giancarlo Giorgetti, attuale braccio destro di Matteo Salvini:
«A quel punto Bossi, che forse aveva perso il controllo della banca — continua la Sapori — chiamò Giancarlo Giorgetti, suo confidente in materia finanziaria. Lo ricordo benissimo. Gli chiese: “Fammi capire cosa sta succedendo”. Giorgetti si recò nella sede della banca, a due passi da via Bellerio, entrò e non ne uscì per una settimana. Quando portò i conti a Bossi, gli disse molto chiaramente che rischiavano di andare tutti in galera». Misteriosamente, la Lega trova una via d’uscita.
Nel 2005, la Banca Popolare di Lodi di Gianpiero Fiorani interviene per rilevare Credieuronord.
E Silvio Berlusconi cosa c’entra in tutta questa storia? «Fu lui a permettere l’intervento di Fiorani — spiega la Sapori -. In ogni caso i conti dissestati della Lega non derivavano mica solo dalla banca. C’erano già i problemi finanziari dell’Editoriale Nord, l’azienda cui facevano capo la radio, la tv e il giornale di partito. Il primo creditore di Bossi, poi, era proprio il presidente Berlusconi. Le innumerevoli querele per diffamazione che gli aveva fatto dopo il ribaltone del ’94, le aveva vinte quasi tutte. La Lega era piena di debiti. Si era imbarcata in un’interminabile serie di fantasiosi e poco redditizi progetti come il circo padano, l’orchestra padana. Non riuscivano a pagare i fornitori delle manifestazioni. Ricordo che allora erano sotto sequestro le rotative del giornale e i mobili di via Bellerio».
(da agenzie)
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Dicembre 21st, 2019 Riccardo Fucile
“NON SI CHIUDE NESSUN PARTITO, SIAMO NOI A CONCEDERE IL DOPPIO TESSERAMENTO”… MA SULL’USO DEL SIMBOLO SI E’ SVEGLIATO TROPPO TARDI E SE LO BECCA SALVINI… “LE SARDINE? ERANO COME NOI”
“Oggi non si chiude nessun partito. I giornalisti mi hanno chiesto se oggi è il funerale della Lega. Col cazzo il funerale, non c’è nessun funerale alle porte”. Lo ha detto il fondatore della Lega e senatore Umberto Bossi nel suo intervento dal palco del Congresso del partito che si tiene a Milano.
“Sono contento di dirvi che oggi non si chiude nessuna Lega, questo Congresso nella sostanza dà la possibilità di avere il doppio tesseramento, sarà possibile essere iscritti alla Lega e alla Lega per Salvini”, ha detto il fondatore del Carroccio Umberto Bossi. “Questo – ha aggiunto – glielo possiamo concedere: siamo noi che concediamo, non è Salvini che ci impone. Salvini non può imporci un cazzo, lo diciamo con franchezza. Le cose imposte non funzionano”.
Se Salvini vuole il simbolo – ha proseguito il Senatùr – si metta a raccogliere le firme. “Salvini vuole, nel partito che sta facendo, avere la possibilità di avere il simbolo della Lega: deve raccogliere le firme”.
Il fondatore ha poi messo in guardia dal rischio di sottovalutare il movimento delle Sardine, che a poche centinaia di metri dall’hotel Da Vinci, dove si tiene la convention, ha organizzato un flash mob di protesta. “Il palazzo spontaneamente non dà niente, bisogna essere forti politicamente. Bisogna avere una spinta sociale forte da fuori. Le Sardine sono una operazione intelligente, non vanno sottovalutate”.
“Le Sardine – ha aggiunto – non diventeranno un partito, il partito c’è già , si chiama Pd, aumenteranno il consenso del Pd. Non basta andare in Parlamento, bisogna avere una spinta sociale continua, quotidiana, se si vogliono portare i risultati”.
Subito dopo la Lega lo corregge via nota stampa: “Nessuna raccolta firme. Il futuro legale rappresentante della Lega Nord, previo passaggio nel prossimo consiglio federale, potrà concedere il simbolo alla Lega Salvini Premier”.
Poco dopo le 13 Bossi ha lasciato la sala dell’Hotel Da Vinci di Milano dove è in corso il congresso per aggiornare lo statuto del partito.
(da “Huffingtonpost”)
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Dicembre 17th, 2019 Riccardo Fucile
LA BANCA LEGHISTA CREDIEURONORD E IL BUCO DI TRE MILIONI DI EURO… A FAZIO SERVIVA L’APPOGGIO DELLA LEGA E ARRIVO’ L’AIUTO DI FIORANI A SALVARLA
La Lega di Salvini tuona contro le banche. Mentre Renzi e Di Maio si ritrovano a dover
intiepidire i toni delle accuse che si lanciarono sul salvataggio di Banca Etruria ora che entrambi si ritrovano in mano lo scandalo della Banca Popolare di Bari i leghisti si atteggiano a vergini sull’argomento e sparano a palle incatenate contro il governo. “Amici delle banche!” è l’urlo di battaglia con cui Salvini e i suoi puntano il dito contro il presidente del Consiglio Conte e contro Pd, Italia Viva e Movimento 5 Stelle.
Eppure dalle parti della Lega vige da tempo il giochetto facile di praticare solo la memoria a breve termine, quella che condona ogni evento passato per potere apparire vergini in ogni occasione e addirittura primi nel fare la morale.
Dalle parti di via Bellerio, era il 1998, Umberto Bossi decise che anche la Lega Nord dovesse avere un propria banca, addirittura costituita con le quote dei vertici del Carroccio.
Il presidente della banca era Francesco Arcucci (che veniva da Banca Intesa) e il vice presidente il leghista Gian Maria Galimberti. La banca si chiamò inizialmente CrediNord ma una causa intentata dalla banca francese Crèdit du Nord spinse i vertici a cambiare subito nome: CredieuroNord fu il nome definitivo, con un tocco di europeismo che ai tempi piaceva tanto infilare nei nomi per apparire più autorevoli. Altri tempi, davvero.
I manifesti pubblicitari sventolavano un Bossi sorridente e elegante che invitava alla sottoscrizione: peccato che i soldi investiti lì dentro si sarebbero rivelati soldi buttati. Un’ispezione di Bankitalia del 2003 evidenziò evidenti problemi gestionali oltre a una direzione dei Galimberti piuttosto padronale e vivace: le fideiussioni, le garanzie e gli assegni erano carta straccia e quattro e quattr’otto si organizzò un salvataggio in extremis (prima di trasmettere gli atti alla magistratura) con l’intervento della Banca Popolare di Lodi. Per inciso: era la Banca Popolare di Lodi di Gianpiero Fiorani che da lì a poco finirà nel vortice di un enorme scandalo finanziario.
Il direttore Galimberti e i suoi collaboratori nel 2006 vennero condannati a un risarcimento di tre milioni di euro, i militanti vennero parzialmente risarciti con i soldi dei parlamentari leghisti (invitati a partecipare a una sottoscrizione).
Il 5 gennaio 2006 interrogati dai magistrati Fiorani dice: “A Fazio serviva l’appoggio della Lega in Parlamento. Giorgetti si era impegnato a sostenere il governatore in cambio del salvataggio della banca”.
Così, giusto per fare un po’ di memoria.
(da TPI)
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Dicembre 9th, 2019 Riccardo Fucile
IL CAMBIO DEL NOME CHIUDE L’EPOCA DELLA LEGA NORD E PERMETTERA’ DI ROTTAMARE I 49 MILIONI DI DEBITI
Il 21 dicembre a Milano al congresso della Lega Nord per l’Indipendenza della Padania Matteo Salvini chiuderà l’esperienza del Carroccio bossiano per buttarsi su una nuova realtà , quella che porta il suo nome: la Lega diventerà Lega per Salvini premier.
Sarà un congresso-funerale e per questo il Capitano cerca di nasconderlo e servirà a rottamare la Lega dei 49 milioni di euro come racconta oggi Ilaria Proietti sul Fatto Quotidiano:
Gli interessati sono stati convocati con un messaggio scarno a fine novembre, l’attenzione dell’opinione pubblica (e degli stessi leghisti) in quei giorni sarà concentrata sulla sessione di bilancio. Un atto solenne che si compie nel silenzio: la transizione verso il nuovo soggetto politico che ha già eletto 180 parlamentari da ogni parte d’Italia, centro, sud e isole comprese e nel cui statuto non compaiono solo le nazioni padane, ma 22 associazioni regionali, da Nord a Sud; dalla Valle d’Aosta alla Sardegna
Senza per questo sciogliere il Carroccio che è il soggetto politico debitore verso lo Stato dei contributi percepiti e non dovuti per 49 milioni di euro su cui è stato raggiunto un accordo di rateizzazione con la Procura di Genova.
Proprio per questo la Lega dei padri fondatori almeno per ora non dovrà morire. Anche se nulla è più un tabù, nemmeno la possibile cancellazione di ogni riferimento dallo statuto alla figura di Umberto Bossi presidente federale a vita.
All’ultimo consiglio federale della Lega Nord che ha convocato il congresso del 21 è stata decisa anche la modifica dello statuto che vietava la possibilità per i militanti di iscriversi ad altre formazioni o partiti.
E così formalizzare ciò che è già nei fatti, la possibilità per i militanti del Carroccio di tenere in tasca anche la tessera della Lega per Salvini premier, senza che nessuno della vecchia guardia vicina a Bossi o a Maroni possa eccepire alcunchè.
Per ora viene mantenuto anche il doppio binario per le contribuzioni dei parlamentari alle casse del partito (o meglio dei due partiti).
Ma a differenza del bilancio del Carroccio (che ha chiuso l’anno con una perdita di circa 16 milioni, causa debito con lo Stato), la nuova creatura salviniana prospera, anche grazie al 2 per mille, che alla Lega per Salvini premier ha fruttato nel 2018 il doppio rispetto alla “vecchia”Lega.
La quale oltre tutto ha pure alle calcagna la Commissione per la trasparenza dei partiti politici che controlla la regolarità dei resoconti.
Ebbene il tesoriere Giulio Centemero è ancora alle prese con le richieste di chiarimento arrivate dagli uffici della Commissione di Palazzo San Macuto rispetto al resoconto 2017. Richieste che non sono state ancora soddisfatte.
La Commissione da ultimo, il 14 novembre scorso, è infatti tornata alla carica per chiedere “l’esibizione dei verbali relativi ai finanziamenti alla Editoriale Nord e a Media Pada nia ”. Che però Centemero non trova.
In entrambi i casi infatti —ha scritto il tesoriere —“il verbale in oggetto non è stato possibile reperirlo”perchè forse “oggetto di sequestro da procure che ad oggi hanno in mano tutta la nostra documentazione in originale”.
Ha fatto mettere invece da subito agli atti che “non sono state costituite fondazioni o associazioni i cui organi direttivi siano stati anche parzialmente determinati dal partito”. Insomma nessun rapporto tra la Lega e la onlus Più Voci di cui Centemero è presidente (e indagato per finanziamento illecito per le donazioni dell’imprenditore romano Parnasi).
(da “NextQuotidiano”)
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Dicembre 6th, 2019 Riccardo Fucile
LA MOSSA PER LIBERARSI DEI DEBITI, CAMBIANDO RAGIONE SOCIALE… E SPUNTA LA BATTAGLIA PER UNO “STATO FEDERALE” DI CUI PERO’ SALVINI NON PARLA MAI… IL 21 DICEMBRE 500 DELEGATI CONVOCATI IN UN ALBERGO MILANESE SENZA SAPERE CHE MODIFICHE VERRANNO PROPOSTE
Repubblica parla del congresso fantasma della Lega convocato per il 21 dicembre ovvero l’ultimo sabato prima di Natale, ma sul quale a tutt’oggi il sito ufficiale Legaonline non ne fornisce alcuna comunicazione.
Gli oltre cinquecento delegati si ritroveranno in una sala milanese per deliberare modifiche allo statuto che si preannunciano di cruciale importanza.
Ma che, a due settimane dall’evento, nessuno di loro conosce perchè restano avvolte nel mistero. L’apparato propagandistico della Bestia salviniana si guarda bene dal farne cenno.
Se si ha notizia della convocazione del congresso del movimento, registrato con la denominazione “Lega Nord per l’indipendenza della Padania”, lo si deve a Gianni Fava, unico dissidente fra i trenta membri del Consiglio federale riunitosi lo scorso lunedì 25 novembre nella sede di via Bellerio.
Altrimenti è probabile che non se ne saprebbe ancora niente. Per la verità quel giorno, a sorpresa, su una sedia a rotelle, si presentò alla riunione anche Umberto Bossi, il fondatore che per statuto figura “presidente a vita” della Lega.
Ma dopo aver ascoltato quell’annuncio, se ne andò via senza votare la convocazione. Disse solo: «Non fate il funerale alla Lega, non se lo merita». Lo rassicurarono con un applauso. Secondo Gianni Fava, invece, «il congresso del 21 dicembre sarà un vero e proprio funerale, anche se mascherato»
Le modifiche statutarie illustrate da Roberto Calderoli, preannunciando un testo scritto che nessuno ancora ha avuto modo di leggere, prevedono l’azzeramento delle cariche, la nomina di un commissario al posto dell’attuale segretario Matteo Salvini, e la modifica dell’articolo 33 dello statuto: sarà consentita la doppia iscrizione, per cui i tesserati di Lega Nord potranno confluire anche nella “Lega per Salvini premier”.
E nel contempo verrà abolita la distinzione fra “Associato ordinario militante”, titolare di diritto di voto, e “Associato sostenitore” che finora poteva diventare leghista membro effettivo solo dopo una prolungata anzianità di tesseramento.
In pratica: largo ai nuovi venuti, gli aspiranti leghisti non più solo delle tredici regioni già inserite nella Lega Nord, ma di tutta l’Italia, Mezzogiorno e isole comprese.
Tra i militanti, tenuti all’oscuro, fioccano le congetture.
Insomma, una vera e propria liquidazione, un colpo di mano al quale il responsabile organizzativo Roberto Calderoli lavorava silenziosamente da due anni. Calderoli, insieme a Matteo Salvini, Giancarlo Giorgetti, Lorenzo Fontana e al tesoriere Giulio Centemero, è anche uno dei cinque fondatori della “Lega per Salvini premier”, il cui statuto di 35 articoli è stato pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale il 22 novembre del 2018.
È interessante scoprire che la Lega del futuro si autodefinisce “movimento politico confederale” che ha per finalità “la pacifica trasformazione dello Stato italiano in un moderno Stato Federale”.
Curiosamente, non risulta che una tale drastica riforma in senso federalista della Repubblica italiana sia mai stata formulata sotto forma di proposta di legge costituzionale; nè tanto meno compare nella propaganda sovranista dell’aspirante premier.
(da “NextQuotidiano”)
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Settembre 29th, 2019 Riccardo Fucile
MA NON ERANO IL PPE E LA MERKEL I NEMICI PRINCIPALI DEI SOVRANISTI E GLI ALLEATI DELLE BANCHE?
“La Lega nel Ppe? Non lo escluderei a priori. Con la Csu bavarese, ad esempio, ci sono
molti elementi di consonanza”: Giancarlo Giorgetti, che passa per il braccio destro di Salvini a giorni alterni sui giornali, oggi a In 1/2 Ora in più da Lucia Annunziata ha completamente rivoltato la politica europea del segretario della Lega.
Mentre il capitano si è dedicato a costruire il partito dei sovranisti (che però, tranne che in Italia e in Francia, hanno perso ovunque) Giorgetti immagina l’entrata del Carroccio nel grande partito dei popolari europei che oggi annovera tra le sue figure la CDU di Angela Merkel.
La cosa quindi sarà particolarmente sgradita all’ala antieuro del partito di Salvini, anche se non è escluso che questi vengano convinti che alla fine anche la Merkel sia contraria sotto sotto all’euro: d’altro canto gente che credeva che Paolo Savona li avrebbe portati fuori dall’euro potrebbe credere più o meno a tutto.
In ogni caso l’abbandono del fronte sovranista da parte della Lega potrebbe essere una buona idea, visto che gli alleati intanto se la stanno vedendo malissimo: proprio oggi la FPOE ha preso una scoppola epocale alle elezioni in Austria.
Ma è anche possibile che la frase di Giorgetti sia indirizzata proprio a spegnere i bollenti spiriti di alcuni dei suoi eletti e a preparare una svolta moderata e conservatrice ma europeista di Salvini.
L’apertura di Giorgetti ha subito riscosso il favore di Forza Italia.
Restano due piccoli problemi: perchè mai il Ppe dovrebbe accettare la richiesta della Lega? In secondo luogo: cosa racconterà poi Salvini alla base sovranista a cui fino a ieri ha addidato il poteri forti della Merkel come causa di tutti i nostri mali?
(da “NetxQuotidiano”)
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Settembre 11th, 2019 Riccardo Fucile
INIZIANO LE DEFEZIONI… SALVINI PERDE UNA DELLE SUE COLONNE DEL CONSENSO IN SICILIA
Era stato uno dei primi a salire sul Carroccio in Sicilia. Adesso è anche il primo a scendere. A pochissimi giorni dal ritorno della Lega tra i banchi dell’opposizione, Carmelo Lo Monte ha deciso di abbandonare il partito dell’ex vicepresidente del consiglio.
Il 9 settembre, infatti, ha lasciato il gruppo della Lega alla Camera per passare a quello Misto. Così Matteo Salvini perde una delle sue prime colonne del consenso in Sicilia, e una delle più stabili.
Alle politiche del 2018, per esempio, Lo Monte aveva fatto incassare alla Lega, il 37,25 percento dei voti al Carroccio a Graniti, paesino in provincia di Messina e suo comune di nascita.
Così il partito di Alberto da Giussano è risultato essere la prima forza politica nel piccolo comune siciliano con 320 voti su 886 elettori, lasciando dietro il M5s che incassava solo il 23,52.
Consenso che si era allargato alla vicinissima Taormina, dove il Carroccio aveva preso il 22,59 percento dei consensi.
Piccoli numeri, se rapportati al numeri degli elettori, ma significativi perchè arrivavano dalla Regione più a Sud d’Italia. Alle Europee di maggio la Lega ha registrato il 44,97 percento a Graniti, diventato secondo comune siciliano più vicino alla Lega. Che fine faranno quei voti ora che Lo Monte ha lasciato il gruppo?
Tra l’altro si tratta dell’ennesima virata di Lo Monte, vero e proprio globetrotter dell’arco costituzionale nella sua lunga storia politica.
Deputato ininterrottamente dal 2006, ora che ha 63 anni è alla sua quarta legislatura. Prima era stato deputato regionale all’Assemblea regionale siciliana, vicepresidente della Regione nel 1998. Nato politicamente nella Democrazia cristiana, Il parlamentare siciliano è passato prima con i Popolari, poi con i Socialisti, poi ancora con il Movimento per l’Autonomia di Raffaele Lombardo, prima di farsi convertire sulla via di Alberto da Giussano ottenendo un’elezione alla Camera nel 2018.
Una via che adesso abbandona per il gruppo Misto. Solo l’ennesimo cambio di maglia per Lo Monte. Un cambio che sembra indicare la nuova direzione del vento, proprio in quel Sud al quale Salvini si era rivolto nel tour di agosto, quando ha aperto la crisi di governo.
(da agenzie)
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Agosto 27th, 2019 Riccardo Fucile
FAVA, IL FEDELISSIMO DI MARONI, ORGANIZZA IL DISSENSO CHE “SALVINI IN QUESTI ANNI HA BRUTALIZZATO, IMPEDENDO OGNI DISCUSSIONE E FACENDO FUORI TUTTI QUELLI CHE NON SI PROSTAVANO A LUI”
L’opposizione alla linea di Matteo Salvini riprende quota, e lo fa per voce di chi — Gianni Fava —
a Salvini si è opposto, sin dal congresso, sin da tempi non sospetti.
Quando andar contro alla linea Salviniana non poteva che significare che una cosa: lanciare la nave nel più profondo della tempesta.
Fu un quasi plebiscito per il Salvini nazionale, la nave tornò malmessa dalla navigazione, ma qualcosa che scricchiola adesso c’è. E l’opposizione interna — indipendentista — riprende quota.
“Ho le idee chiare da un pezzo — scrive Fava — su cosa non abbia funzionato. Ero solo in attesa di conferme. E sono arrivate nei giorni scorsi dalla autorevoli dichiarazioni di Giancarlo Giorgetti: “Nella Lega non c’è democrazia”. Tombola! Se è riuscito a dirlo uno dei soggetti più criptici del panorama politico contemporaneo vuol dire che siamo arrivati al dunque”.
Fava, come sempre parla chiaro. Ed è un j’accuse piuttosto duro il suo: “In questi anni di segreteria federale Matteo Salvini ha brutalizzato il dissenso interno, vietato il dibattito e sostituito sistematicamente nei ruoli di comando (interni ed istituzionali) tutti coloro che avevano velleità di pensiero libero. Nel consiglio federale si è lasciato solo formalmente spazio alla minoranza del partito per non incappare nelle spiacevoli conseguenze della violazione delle norme che regolano la vita dei partiti politici (minoranza che comunque rappresentava circa un quinto dei militanti) assegnando un unico seggio al candidato segretario risultato sconfitto al congresso. Da anni sono rimasto solo a cercare di rappresentare una posizione diversa all’interno di un movimento che nel frattempo ha cambiato pelle. Sono stato ostracizzato, ostacolato e delegittimato in tutto questo tempo solo perchè non piegato alla logica del Pensiero unico”.
“Il tempo passa e tutte le parabole prima o poi iniziano ad invertire la tendenza. Ho resistito fino ad oggi perchè è la mia indole ma soprattutto perchè lo dovevo agli oltre mille militanti che si sono esposti al rischio di ritorsioni firmando per la mia candidatura all’ultimo congresso federale e sopratutto per quelli che le hanno subite. Ho visto amici eliminati dalle liste elettorali anche solo per le elezioni in piccoli centri della Padania. Avevano un’unica colpa: si erano schierati dalla Parte sbagliata. Gli errori politici madornali di questi giorni hanno solo accelerato un processo che cominciava a maturare da tempo”.
“Il dissenso, seppur tacitato, rispetto alla linea politica aumenta a dismisura e a velocità impensabile fino a poche settimane fa. In tanti (anche fra coloro che non sentivo da tempo) in questi giorni mi hanno cercato per chiedermi di ridare slancio alla corrente indipendentista all’interno della Lega che, ricordo ai distratti, si chiama ancora “per l’indipendenza della Padania”.
“Credo sia necessario provare a rilanciare i grandi temi che hanno reso gloriosa la storia della Lega nei decenni e che stanno ancora a cuore a molto leghisti veri. E credo sia giusto continuare la mia battaglia dell’Interno. Perlomeno ci proverò fino a quando non mi cacceranno. Ci proverò con la forza delle idee e la serietà degli argomenti. Ci proverò con la speranza di ridare a molti sostenitori ed elettori un movimento che sia ancora quel sindacato territoriale, liberale e postideologico di cui il Nord ha ancora tanto bisogno. Ci proverò perchè ci credo e perchè mi sono accorto che ci credono ancora in tanti. Nei prossimi mesi proveremo ad organizzarci e strutturarci. E perchè no, personalmente ci proverò anche per quei parlamentari, consiglieri regionali e sindaci con poco coraggio che mi chiamano e mi chiedono di dare un segnale, a chi come loro non ha la forza di mettere a rischio le proprie posizioni. Non sarò solo stavolta, ne sono certo. Lo faremo in modo costruttivo per evitare una scissione dolorosa e dannosa in questa fase. Con la speranza che a volere la scissione non sia la maggioranza attuale. E in ogni caso garantisco che la battaglia per l’affermazione dei nostri principi andrà avanti. Certo se non ci vorranno saremo costretti a dialogare a chi usa il nostro linguaggio. Quello del lavoro e della libera impresa, contro quello del primato dello stato e soprattutto dello stato centrale. Lunga vita alla Lega Nord per l’Indipendenza della Padania”.
(da agenzie)
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Maggio 21st, 2019 Riccardo Fucile
ANDRA’ AL GRUPPO MISTO: “SONO STUFO DI SOPPORTARE ANGHERIE DA ESPONENTI DEL MIO PARTITO”… LA GIUNTA TOTI ORA RISCHIA
Giovanni De Paoli, consigliere regionale, esce dalla Lega. Lo ha annunciato questa mattina in aula in consiglio regionale spiegando : “Non sopporto l’arroganza con cui esponenti della Lega sventolano il rosario, non condivido certe scelte fatte in sanità , sono stufo di sopportare angherie da esponenti del mio partito”.
Andrà “per ora” nel gruppo misto. “Voterò con la maggioranza -dice-per l’amicizia che mi lega al grande presidente Toti”.
“Mentre io sono qui a difendere gli interessi dei cittadini della Val di Vara, alcuni esponenti della Lega sono in Val di Vara a distribuire santini elettorali con il simbolo della lista che è in contrapposizione con la mia”, ha detto ancora De Paoli, motivando le ragioni che lo hanno spinto a abbandonare il partito.
“Poichè ho sempre difeso i miei concittadini, le persone deboli, le persone che hanno bisogno, io lascio questo partito, se partito si può ancora chiamare e aderisco per il momento al Gruppo Misto”.
(da agenzie)
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