CHE PACCHIA PER MARTA FASCINA: IN PARLAMENTO NON C’E’ MAI (MA LO STIPENDIO LO PERCEPISCE TUTTI I MESI), HA PARTECIPATO SOLO AL 5,5% DELLE VOTAZIONI. LA FASCINA MANCA SPESSO PURE ALLE RIUNIONI DELLA COMMISSIONE DIFESA, DI CUI VOLLE RESTARE A TUTTI I COSTI SEGRETARIA (FACENDO INCAZZARE I MEMBRI DEL PARTITO)
A CHI LE FA NOTARE LA SUA SCARSA PRESENZA, LA 35ENNE FASCINA RISPONDE GELIDA: “FU SILVIO A DECIDERE CHE DOVESSI DIVENTARE DEPUTATA”
I pomeriggi, a Montecitorio, scorrono ormai avvolti in una noia mortale. Ma ogni tanto, diciamo ogni paio di mesi, il grande atrio liberty floreale, progettato alla fine dell’Ottocento dall’architetto palermitano Ernesto Basile, si rianima. Di colpo. Per magia. Che succede? C’è un passaparola che dilaga veloce tra occhiate incuriosite e mezze frasi. «Eccola, è tornata…». Chi? Ma come chi? Lei, l’onorevole Marta Fascina, la quasi vedova di Silvio Berlusconi.
Viene avanti a passi lenti, 35 anni stretti nel tailleur nero, con quel sorriso enigmatico e un pallore esaltato dal biondo platino dei suoi capelli. È un momento molto teatrale. Di solito è accompagnata da una personale e riverente scorta d’onore con le insegne di FI: ecco il sottosegretario Tullio Ferrante, il coordinatore della Lombardia Alessandro Sorte e Stefano Benigni, uno dei vice di Antonio Tajani.
Gli onori di casa, così, è costretto a farli il povero Paolo Barelli, un bravo capogruppo che ogni giorno sta lì a sbattersi per il bene del partito, ma che non può certo azzardarsi a rimproverare la sua collega, per qualche ora (di svago) che ha deciso di trascorrere lontana dalla routine, e dallo sfarzo, di Arcore. Perché lei è sempre pronta a gelarlo con la solita, tremenda frase: «Fu Silvio a decidere che dovessi diventare deputata».
Barelli vorrebbe dirle che, dall’inizio della legislatura, ha fatto però registrare appena il 6 per cento delle presenze, e che, spesso, manca pure alle riunioni della commissione Difesa, di cui volle restare, a tutti i costi, segretaria. Ma sorvola. Tanto lei è già in aula, per ritrovare il suo scranno, e l’ebrezza che provoca. Anche se la vera, grande emozione, dev’essere comunque scatenata dallo stipendio che ogni mese, puntualmente, le viene accreditato sul conto corrente, già reso pesante dalla (nota) eredità.
(da Corriere della Sera)
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