CORRENTI PD, IL “PATTO DI SINDACATO” ANTI-RENZI PER FERMARNE LA CORSA ALLA SEGRETERIA
BERSANI CERCA RINFORZI… GIOVANI TURCHI PIU’ VICINI A D’ALEMA
«Al governo abbiamo mandato i democristiani, il partito l’abbiamo dato ai socialisti, e io me ne sto fuori».
Mentre la direzione del Pd martedì sera proseguiva stancamente al Nazareno, Massimo D’Alema scherzava nei capannelli in terrazza, dove si discuteva di alleanze e patti tra correnti in vista del congresso democratico.
Nel partito stremato, il “traghettatore” Epifani ha adottato la strategia del “minor danno”, cioè una nuova segreteria all’insegna di quella che ha definito «collegialità ». Una bella spartizione tra le correnti.
Perchè proprio le correnti sono risorte a nuova vita.
L’obiettivo non è solo la conta congressuale ormai iniziata, ma anche bloccare l’ascesa di Renzi alla segreteria.
Come? Con un nuovo “patto di sindacato” tra correnti appunto, che vede ora saldarsi un “correntone” Letta-Franceschini (ex Popolari) e l’area Bersani-Epifani.
Il sindaco “rottamatore” non sa ancora se scendere o meno nella mischia per la leadership del partito. Prende tempo.
Sta valutando i pro e i contro: fanno sapere i renziani, tra i quali c’è chi lo invita alla prudenza e chi (Dario Nardella) lo sollecita a prendersi il partito.
«Ammesso poi che glielo facciano fare!», avverte Paolo Gentiloni.
Per ora, su una cosa Renzi sa di potere contare: sul “patto di sindacato” tra correnti che non lo vedono proprio di buon occhio.
«Non tramo, nè tremo», ha detto, spavaldo.
Il quesito è: sarà più forte, il “rottamatore”, facendo il capo partito; o facendo il capo partito perderà l’appeal che ha tra i delusi centristi, dei 5Stelle, del Pdl?
Oggi il Pd è una barca difficile da raddrizzare, dopo la tempesta delle elezioni politiche e le difficili acque delle larghe intese con Berlusconi
Il premier Enrico Letta a proposito di Renzi ufficialmente dice: «Sono amico e tifoso di Matteo, penso potrebbe fare bene il segretario del Pd. Come lo sta facendo bene Epifani».
Il neo segretario tiene il timone.
Le grandi manovre già vedono saldarsi l’asse tra Areadem, la corrente di Franceschini, e i lettiani.
Scomposizioni e ricomposizioni. I bersaniani ad esempio, mai avevano sentito l’esigenza di pesare come in questo momento e stanno gettando la rete per consolidare la loro corrente.
Pronti a unirsi ex ds e ex Popolari in funzione anti Renzi? Davide Zoggia, bersaniano di ferro, è stato messo in segreteria e avrà il posto (che fu di Stumpo) all’organizzazione, delega-chiave in vista del congresso.
L’avrebbe voluto Renzi per il suo giovane braccio destro Luca Lotti, che va invece agli enti locali. Un’altra poltrona decisiva è per Matteo Colaninno all’Economia, là dove c’era Stefano Fassina.
L’imprenditore equilibra il sindacalista Epifani.
Un mix. Ironie feroci per il bilancino delle correnti.
Antonello Giacomelli, toscano, non rinuncia alla battutaccia: «A essere pignoli, si dovrebbe segnalare l’assenza di un rappresentante, possibilmente donna, del movimento dei kolkhoz che pure ha, nella tradizione del collettivismo socialista, un suo significato… «.
Matteo Orfini, leader dei “giovani turchi” parla della deriva correntizia.
«Qua, pure per prendere un bicchiere d’acqua bisogna appartenere a una corrente», si lamentano deputate outsider. Malumori sulle nomine nelle commissioni bicamerali: «Sempre gli stessi, a chi troppo e a chi niente», è la polemica.
Beppe Fioroni, popolare, è invece piuttosto soddisfatto, ormai lontano da quell’asse con Veltroni e anti Bersani: «In avvicinamento a qualcuno? No, è la mia area che cresce».
Apparentati Renzi e Veltroni che sembravano tifare entrambi per Chiamparino alla segreteria, ma la candidatura sembra tramontata.
«Il Pd a me pare come quei malati che dopo una crisi grave sono in convalescenza e vuole evitare scossoni – rimarca Gentiloni – Però la convalescenza non può durare all’infinito, se no diventa letargo». E intanto la commissione per il congresso in 40 giorni dovrà proporre le nuove regole.
I “giovani turchi”, che con D’Alema sostengono la candidatura di Cuperlo alla segreteria, puntano a primarie aperte.
L’unica concessione a cui sono disposti è che il ruolo del segretario e quello del premier si divarichino: converrà a Renzi?
Fabrizio Caccia
(da “il Corriere della Sera”)
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