COSENTINO, SCILIPOTI & CO. GLI IMPRESENTABILI E L’ALIENO
VOLTAGABBANA E INDAGATI, L’AULA DIVENTA UNA MACCHINA DEL TEMPO
Dice il presidente del Consiglio di aver accettato l’incarico con “profondo rispetto nei confronti del Parlamento”.
Il che, in un dialogo istituzionale corretto, è legittimo e anzi dovuto.
Problemino: li ha guardati un po’ in faccia, il professor Monti, i membri delle nostre malandatissime Camere, eletti con una legge elettorale soavemente definita porcata?
La fauna è alquanto variopinta, un circo in cui manca solo la donna che mangia il fuoco.
Ci sono le papi girl, quelle che il giorno del crollo si son vestite di nero (per molte, dopo questo giro di giostra, è presumibile quanto augurabile che l’esperienza politica finisca).
Ci sono i falchi e le colombe — l’Italia non si smentisce mai — e un’orda di voltagabbana, nelle Camere più scambiste della storia.
Simbolo indiscusso il pignorato Domenico Scilipoti, icona del mercatino del 14 dicembre 2010, il Natale ricco dei Responsabili che salvarono l’agonizzante B, atteso al voto di fiducia dopo la scissione dei finiani.
Con mister Predellino si schierarono Massimo Calearo (ex Pd), Bruno Cesario (ex un
sacco di cose: Margherita, Pd, Api), Antonio Razzi (pure lui eletto con Di Pietro, poi pentito), Silvano Moffa, ex Fli, Paolo Guzzanti e l’ex Mpa Elio Belcastro.
Come dimenticare poi Aurelio Misiti eletto con l’Italia dei Valori, poi sottosegretario, vice ministro ai trasporti per circa un quarto d’ora, dal 24 ottobre?
È davvero la legislatura delle mutazioni genetiche, tipo quelle di Santo Versace (ex Pdl, dal 29 settembre nel gruppo Misto) e miss Cepu Catia Polidori (prima Pdl, poi Fli, poi Responsabile, oggi Popolo e Territorio).
Sono i giorni del grande riposizionamento: la bandiera del trasloco di potere (questa volta in fuga dal Pdl) è la ex soubrette del Biscione Gabriella Carlucci, folgorata sulla via di Casini.
Del resto il presidente della Camera ha parlato chiaro, indicando senatori e deputati comprati e venduti in un’asta dominata “dal potere finanziario e mediatico del premier”: conversioni più o meno disinteressate.
Gli onorevoli di Fli Di Biagio e Muro hanno raccontato al Fatto esplicite profferte da parte del coordinatore del Pdl Denis Verdini.
Ma non ci sono solo i pentiti, ci sono anche (e sono tantissimi) quelli inguaiati con la giustizia, a partire dallo stesso Verdini: indagato per violazione della legge Anselmi, associazione per delinquere e corruzione, nell’ambito dell’inchiesta sulla P3.
Per i finanziamenti pubblici intascati da il Giornale di Toscana Verdini è invece accusato di truffa aggravata ai danni dello Stato.
Per la gestione del Credito cooperativo fiorentino, poi, Verdini è indagato per associazione per delinquere finalizzata all’appropriazione indebita.
L’ex ministro Aldo Brancher (Pdl), condannato in primo grado e appello per falso in bilancio e finanziamento illecito al Psi, è stato condannato, nello scandalo Antonveneta, per ricettazione e appropriazione indebita.
Tra le vecchie glorie c’è Giuseppe Ciarrapico (senatore Pdl), collezionista di condanne (dalla ricettazione fallimentare alla bancarotta fraudolenta).
Nicola Cosentino (Pdl): indagato per concorso esterno in associazione camorristica — parliamo dei Casalesi — il Parlamento l’ha salvato dalla richiesta di arresto.
Marcello De Angelis (deputato del Pdl), condannato in via definitiva a 5 anni per banda armata e associazione sovversiva.
Antonio del Pennino (oggi Gruppo Misto a Palazzo Madama): ha patteggiato 2 anni per finanziamento illecito ai partiti durante tangentopoli, quando militava nel Pri.
L’onorevolissimo Pdl Renato Farina, nome in codice “Betulla”, nel 2007 patteggia 6 mesi per favoreggiamento nel rapimento dell’imam Abu Omar. Incassò dal Sismi 30 mila euro che, a suo dire, furono poi versati a un santuario.
Raffaele Fitto, ex ministro, è sotto processo a Bari per abuso d’ufficio, corruzione e finanziamento illecito ai partiti.
L’ex ministro a sua insaputa Claudio Scajola, indagato a Roma, con l’accusa di finanziamento illecito, per la ormai famosa casa con vista Colosseo.
Non può mancare dal memorandum Francesco Saverio Romano, ministro indagato per concorso esterno in associazione mafiosa.
Stesso reato per il senatore Marcello Dell’Utri, amicone di B e del mafioso-stalliere Mangano, già condannato in secondo grado.
Sempre in tema di mafia, c’è anche Renato Schifani, presidente del Senato indagato per concorso esterno in associazione mafiosa.
Su Alfonso Papa (sotto processo, prima in carcere e poi ai domiciliari, per l’inchiesta sulla P4) si faceva conto negli ultimi giorni dentro il bunker per un possibile rientro a Montecitorio con conseguente voto in più.
Marco Milanese è indagato a Roma e a Napoli per reati che spaziano dalla corruzione al finanziamento illecito e alla falsa fatturazione.
D’altra parte Massimo D’Alema è indagato a Roma per finanziamento illecito ai partiti: 5 voli privati offerti gratuitamente dalla Rothkopf Aviation.
Alberto Tedesco (Pd): il Parlamento pochi mesi fa l’ha salvato dall’arresto, chiesto dalla procura di Bari, per vari reati di corruzione nella gestione della sanità pugliese.
Antonino Papania (Pd): nel 2002 patteggia 2 anni per abuso d’ufficio.
Lo spazio, come il tempo è tiranno. Gli esclusi sono molti.
Ce ne scusiamo con gli interessati, sapendo che loro non hanno nessuna intenzione di scusarsi con gli italiani.
Antonio Massari e Silvia Truzzi
(da “Il Fatto Quotidiano”)
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