CRESCE L’INSICUREZZA, DEMOCRAZIA PIU’ DEBOLE PER IL 60% DEGLI ITALIANI
IL RAPPORTO “GLI ITALIANI E LO STATO” REALIZZATO DALL’UNIVERSITA’ DI URBINO
Il Rapporto su “Gli italiani e lo Stato” è giunto alla XXVIII edizione. È, dunque, da
quasi 30 anni che LaPolis – il Laboratorio di Studi Politici e Sociali dell’Università di Urbino Carlo Bo – conduce, in collaborazione con Demos e Avviso Pubblico, questa indagine. Una ricerca che permette, quindi, di osservare gli orientamenti e i mutamenti del sentimento espresso dai cittadini nei confronti dello Stato e delle istituzioni. Quest’anno la ricerca appare particolarmente interessante perché il mondo è attraversato da tensioni crescenti. Che coinvolgono e scuotono l’Occidente e l’Europa. Dunque, l’Italia.
È legittimo, per questo, interrogarsi sul futuro della nostra democrazia. E del nostro futuro. È significativo, al proposito, osservare come quasi 6 italiani su 10 ritengano che la democrazia in Italia negli ultimi anni si sia indebolita. E si stia indebolendo ulteriormente. Attraversata dalle minacce che provengono dall’esterno e dall’interno. Da guerre vicine e
lontane. E da cambiamenti profondi che mettono in discussione i riferimenti su cui si fondava la nostra sicurezza. L’Europa e l’Occidente, in particolare. Oggi entrambi questi riferimenti sono messi in discussione. E, quindi, è messa in discussione anche la nostra sicurezza. La nostra stabilità. Il nostro futuro. Perché è difficile sentirsi sicuri quando il mondo intorno a noi è insicuro. Così, i soggetti e le istituzioni che guidano il Paese rimangono in fondo alla graduatoria della fiducia espressa dai cittadini. I partiti in particolare, appaiono un participio passato: partiti. Senza una destinazione precisa. E rischiano di trascinare con sé lo Stato. Che è stato. E non sappiamo che sarà. Al di là delle battute, appare difficile guardare avanti, progettare il futuro se il futuro appare così incerto. Perché in tempi di globalizzazione tutto ciò che avviene dovunque nel mondo, in qualsiasi momento, può avere, nello stesso momento, influenza sulla nostra vita. E, comunque, sul nostro modo di guardare il mondo intorno a noi.
D’altra parte, assistiamo a un sensibile indebolimento delle basi su cui si fonda la nostra democrazia. Anzitutto, la partecipazione sociale e associativa, che non mostra segni di crescita diffusa, come in passato, ad eccezione del volontariato. Ma, al contrario, esprime percezione di declino. In particolare, per quel che riguarda le attività culturali, sportive, ricreative. O l’acquisto di prodotti di consumo etico come forma di impegno. Così, la partecipazione si traduce, talora, in protesta accesa.
Mentre cresce la percezione di declino, che coinvolge, soprattutto, le persone delle classi popolari e del ceto medio. E allarga il distacco nei confronti delle istituzioni e dello Stato. Perché lo spirito democratico è alimentato dalla condizione
sociale. E, parallelamente, si indebolisce quando l’ascensore sociale invece di salire discende. Per questo motivo le ragioni che alimentano la democrazia non sono solamente politiche. Ma riguardano, anzitutto, la condizione di vita delle persone. Perché è difficile esprimere fiducia verso il sistema e i soggetti che guidano il Paese e le istituzioni, quando nella società prevale un senso di incertezza. E di insicurezza.
Per queste ragioni il modo più efficace per sostenere la democrazia è garantire condizioni di vita adeguate alle persone. Inoltre, promuovere i luoghi e i canali della partecipazione. Cercando di andare oltre i media e il digitale. Perché la partecipazione in rete alimenta le relazioni. Ma a distanza. E, in questo modo, non favorisce la fiducia tra le persone. Perché sono sempre collegate e sempre lontane.
Mentre è importante costruire legami personali e associativi. Che favoriscono la costruzione di relazioni reali. Per questo motivo la democrazia ha bisogno di partecipazione e non solo di comunicazione. O meglio, ha bisogno di comunicazione attraverso la partecipazione. Attraverso le associazioni. Alcune indagini di Demos e LaPolis lo hanno mostrato con chiarezza: la fiducia negli altri cresce quando avviene non solo attraverso collegamenti a distanza. Ma in modo diretto. E immediato. Senza mediazioni e senza mediatori. Attraverso il coinvolgimento personale. Perché la partecipazione, anche quando esprime protesta, è uno strumento di sostegno e rafforzamento della democrazia.
(da Repubblica)
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