DA ZAIA A BONACCINI, DA TOTI A DE LUCA: COSA FARANNO SE SALTA IL TERZO MANDATO
GIA’ PRONTE LE STRATEGIE, TRA STRASBURGO E MONTECITORIO
Game over. Per i 7 governatori più votati e popolari la corsa sta
per finire. A meno che non sia cancellata la regola che impedisce di candidarsi per il terzo mandato consecutivo. È la norma al centro del braccio di ferro su cui si sta lacerando il centrodestra e all’ordine del giorno oggi della Direzione del Pd. Ma così come stanno le cose, stop alle regionali del prossimo anno per il leghista Luca Zaia (Veneto), per il dem Stefano Bonaccini (Emilia Romagna), per il centrista Giovanni Toti (Liguria), per i piddì Michele Emiliano (Puglia) e Vincenzo De Luca (Campania). Più in là si dovranno fermare il presidente del Friluli Venezia Giulia, Massimiliano Fedriga e quello della Lombardia Attilio Fontana.
Non c’è gabola politica che tenga. Né storia e neppure dote di consensi. Loro vorrebbero continuare e ricandidarsi. Invece dovranno inventarsi cosa fare in futuro.
Per Zaia la tentazione della lista civica
Luca Zaia ad esempio – che è alla guida della Regione più ambita nel centrodestra e che Giorgia Meloni vuole sfrattare definitivamente – cerca di tenere i nervi saldi. Perché c’è una cosa che al “doge” leghista, riletto alla guida della Regione nel 2020 con il 76,79% di voti, non va giù: che la politica romana pensi di passare sopra la testa dei cittadini veneti. Nelle ultime ore quindi si è fatto sempre più forte il tam tam: Zaia potrebbe creare una propria lista civica, candidarsi consigliere, e scegliere come front man e candidato governatore Mario Conte, il sindaco leghista di Treviso, oppure Alberto Stefani, il segretario della Liga Veneta e deputato.
L’insofferenza di Emiliano
Non meno insofferente è Michele Emiliano. Ex magistrato, dem abituato a decidere senza obbedire al Nazareno, ha già fatto sapere che non intende correre per le Europee. Tradotto: se Elly Schlein pensava di togliersi una castagna dal fuoco, e di racimolare consensi, sarà delusa. “Alle Europee non mi candidato perché devo finire il mandato in Regione, sempre per il principio di sovranità”. E ha portato acqua al mulino della fine ai limiti di mandato: “La Costituzione non prevede limiti al mandato, secondo me mettere dei limiti ai mandati democratici è incostituzionale”. Poi, en passant, ha ricordato: “Io ho preso 110 mila voti più della mia coalizione nel 2020. Certo dal punto di vista personale, continuare all’infinito è faticoso”.
Bonaccini e la finestra delle suppletive
Per Stefano Bonaccini la scelta è delicata. Presidente del Pd, difficilmente può sottrarsi alla candidatura alle Europee che Schlein gli ha chiesto per tempo. Non è un mistero che amerebbe andare avanti a guidare l’Emilia Romagna. E poi? Se è game over, potrebbe sempre presentarsi a elezioni politiche suppletive. I più machiavellici tra i suoi supporter hanno già trovato la soluzione: mettere in lista per le europee Virginio Merola, ora deputato bolognese. E poi portare Bonaccini alle suppletive per quel seggio. Da emiliano-romagnolo concreto, Bonaccini lascia dire.
In Liguria l’ipotesi della legge ad hoc
E c’è Giovanni Toti, presidente della Regione Liguria, ex forzista, a smarcarsi da tutti. Convinto che “dal punto di vista giuridico” ogni governatore possa decidere come meglio ritiene se e quante volte candidarsi. La Regione ha la potestà legislativa, quindi legifera. Potrebbe tentare una forzatura? Norma ad hoc e ricandidatura. È però un politico esperto, sa che è un percorso a rischio.
De Luca il rivoltoso
‘O governatore per antonomasia è Vincenzo De Luca. Pochi giorni fa ha guidato la rivolta del Sud a Roma contro l’autonomia leghista. In Campania ha un largo seguito, ma Schlein lo vedrebbe bene pensionato a godersi la quiete di Ravello. L’insulto a Giorgia Meloni è stata l’ultima trovata, la segretaria spera nella zeppa dei limiti di mandato per evitare la sua ricandidatura.
Più tempo per Fontana e Fedriga
In Lombardia c’è tempo. Attilio Fontana, leghista, è a favore del terzo mandato, come da indicazioni di via Bellerio. Al presidente della Conferenza delle Regioni, leghista e buon mediatore, Massimiliano Fedriga non dispiacerebbe perseverare come presidente del Friuli Venezia Giulia e ricorda che la Regione ha potestà legislativa. Ha parlato con tutti i presidenti di Regione in questi giorni e dice: sono tutti d’accordo sul terzo mandato, sono ottimista.
(da La Repubblica)
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