DIETRO LA FUGA DI ARTEM USS C’E’ VICTOR ZUBAREV, PARLAMENTARE RUSSO CHE HA SOTTOSCRITTO UN PATTO TRA IL PARTITO DI PUTIN (RUSSIA UNITA) E LA LEGA DI SALVINI
SECONDO IL TRIBUNALE DI MILANO, OLTRE A ZUBAREV, DIETRO L’ESFILTRAZIONE DAI DOMICILIARI DI USS C’E’ ANCHE DMITRY CHIRAKADZE, CONDANNATO A 3 ANNI 2 MESI … PER I GIUDICI, GLI UOMINI CHE HANNO FATTO FUGGIRE IL RUSSO NON ERANO “UN’ARMATA BRANCALEONE, MA UN ERA UN COMMANDO COORDINATO
Dietro la fuga di Artem Uss dall’Italia non c’è stata alcuna “compagnia” di “scalzacani” ma “è verosimile che abbia svolto un ruolo chiave” anche “Victor Zubarev, politico di spicco, componente della Duma della Federazione russa, noto alle cronache internazionali per aver contribuito a sottoscrivere un patto tra il partito del presidente Putin e il partito politico della Lega Nord nell’anno 2017”.
Così la giudice del Tribunale di Milano, Ombretta Malatesta, nelle motivazioni della condanna a 3 anni e 2 mesi di reclusione per Dmitry Chirakadze, l’oligarca russo ritenuto la ‘mente’ organizzatrice di secondo livello dietro l’evasione di Artem Uss il 22 marzo 2023 mentre era recluso ai domiciliari a Basiglio, nel Milanese, in attesa di estradizione verso gli Stati Uniti.
Zubarev, morto lo stesso anno della fuga, è originario del Krasnoyarsk, la stessa regione di cui all’epoca era governatore il padre di Uss, Alexander. Proprio su questa figura e i suoi rapporti con Chirakadze, cittadino svizzero di un’aristocratica famiglia russa, si concentra la sentenza per procurata evasione (è stata esclusa l’aggravante della transnazionalità) nel processo in cui l’accusa è stata sostenuta dal pm Giovanni Tarzia.
Fra il padre di Uss e Chirakadze è emerso un “rapporto di ‘sovraordinazione'” in cui il primo esercita “condizionamento nella vita” e negli “affari” del 54enne, che inizia a interessarsi all’arresto di Artem Uss già il 17 ottobre 2022 (giorno in cui è stato fermato a Malpensa), andando a trovare i suoi avvocati milanesi il 18 ottobre.
È lo stesso imputato che definisce Alexander Uss come un “grande capo”. Di certo – per la giudice – al contrario di quanto hanno cercato di sostenere le “difese”, “l’operazione di esfiltrazione” non è stata una “miracolosa impresa” da parte di un gruppo di “improvvisati soggetti” provenienti dai Balcani
(serbi e sloveni).
Nessuna armata “Brancaleone” ma un “commando coordinato” che ha portato a termine una “operazione delicatissima”. A dispetto degli “imprevisti” sono stati in grado di trasportare “dall’Italia alla Serbia” un “ricercato internazionale” superando “con successo svariati valichi di frontiera”. Chirakadze è stato “l’emissario” della famiglia Uss in Italia, l’uomo su cui riporre la “massima fiducia”, di fatto gli “occhi” e la “bocca” del padre dell’operazione.
(da agenzie)
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