“DIRIGENTI DI PARTITO NON HANNO IMMUNITA’, ANZI”: LE MOTIVAZIONI DEL TRIBUNALE DEL RIESAME DI GENOVA SULLA TRUFFA DELLA LEGA
LA PROCURA ORA POTRA’ RIVOLGERSI AL TRIBUNALE PER PROCEDERE AL PRELIEVO SUI CONTI
Nell’ennesima battaglia sui 49 milioni che la Lega deve restituire dopo la condanna in primo grado di Umberto Bossi, dell’ex tesoriere Francesco Belsito e dei tre ex revisori dei conti per truffa allo Stato in merito a rimborsi elettorali dal 2008 al 2010, gli avvocati della Lega, Luca Ponti e Roberto Zingari, di fronte al tribunale del Riesame di Genova avevano puntato su nuovi elementi per bloccare il sequestro.
In primis la sentenza della Corte Europea dei Diritti dell’Uomo che a giugno aveva condannato lo Stato italiano per aver violato la proprietà privata abbattendo i celebri ecomostri di Punta Perotti.
Il tribunale però ha dato torto ai legali, stabilendo che “la sentenza della Grande Chambre di Strasburgo, che per sua prassi si pronuncia solo sul caso concreto senza stabilire principi di diritto validi in astratto, attiene a fattispecie completamente diversa (confisca di terreni come sanzione accessoria al reato di lottizzazione abusiva) da quella oggetto del presente procedimento (confisca diretta del profitto di una truffa) in quanto la prima ha carattere sanzionatorio equiparabile all’irrogazione di una pena, mentre quella in esame ha carattere restitutorio di un indebito arricchimento”.
Un’altra contestazione della Lega, che tramite i suoi avvocati ha invocato la sacralità di “diritti fondamentali denunciati dall’articolo 49 della Costituzione prevedendo le modalità di finanziamento, che sia pubblico o privato, ai partiti politici”, è stata bocciata dai magistrati genovesi.
Che scrivono in primis che “la confisca obbligatoria è finalizzata al fine certamente legittimo e conforme ai principi dell’ordinamento giuridico interno e sovranazionale che assicura allo Stato il profitto del reato ricercandolo ‘ovunque e presso chiunque'”.
E poi ricordano come “le parti civili del presente procedimento sono gli stessi organi costituzionali dello Stato (nella fattispecie il Senato e la Camera dei deputati)”.
Infine, scrivono sempre i giudici, “non solo non esiste alcuna norma che stabilisca ipotesi di immunità per i reati commessi dai dirigenti dei partiti politici, ma anzi esiste una precisa disposizione di legge che impone la confisca addirittura come obbligatoria nel caso in esame”.
A questo punto scatta l’iter per attuare il sequestro dei 49 milioni, con la Guardia di finanza di Genova già al lavoro.
Il tribunale seguendo l’ultima sentenza in merito della Corte di Cassazione dispone “il sequestro preventivo finalizzato alla confisca diretta anche delle somme di denaro che sono state depositate o verranno depositate sui conti correnti e depositi bancari intestati o comunque riferibili alla Lega nord successivamente alla data di notifica ed esecuzione del decreto di sequestro preventivo emesso dal tribunale di genova in data 4 settembre 2017, fino a concorrenza dell’importo di 48.969.617 Euro”.
La procura dovrà rivolgersi al tribunale per avere il provvedimento con il quale procedere effettivamente al prelievo. Nel frattempo, però, la Lega può fare ricorso in Cassazione per chiedere l’annullamento del provvedimento.
(da agenzie)
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