LE BALLE DI SALVINI SUI PROFUGHI DELLA “DICIOTTI” CHE HANNO ABBANDONATO I CENTRI DI ACCOGLIENZA
I DATI DEL VIMINALE LO SMENTISCONO: NEGLI ULTIMI 20 ANNI IL 32% DEI MIGRANTI SBARCATI NON HA PRESENTATO RICHIESTA DI ASILO PERCHE’ NON VOGLIONO RESTARE IN ITALIA…SONO ERITREI, SOMALI, SIRIANI E SUDANESI E SANNO CHE LA DOMANDA VERRA’ ACCOLTA ANCHE ALTROVE
I commenti del “leader del governo”, il ministro della Propaganda Salvini, sull’allontanamento volontario dai centri di accoglienza individuati dalla Cei di una parte dei richiedenti asilo della nave Diciotti, sono, come sempre, pillole di veleno introdotte nel dibattito pubblico sull’immigrazione per consolidare l’immagine negativa dei rifugiati e del diritto di asilo.
Salvini non sa, o fa finta di non sapere, che il fenomeno dell’allontanamento volontario determinato da varie ragioni, tutte peraltro note, è un fenomeno vecchio e molto consistente per alcune nazionalità .
Quanto sia consistente lo dicono i dati: dal 1997 al 2017 (cioè negli ultimi 20 anni) sono state presentate 728mila domande di asilo a fronte di 1.069.000 persone sbarcate. Quindi il 32% di loro non ha presentato domanda di asilo.
Questo non vuol dire che non sono bisognosi di protezione o d’accoglienza ma, più semplicemente, che non vogliono restare in Italia.
Una circostanza che il Viminale ha utilizzato, anche favorendo l’allontanamento delle persone (affinchè non pesassero sul nostro sistema d’accoglienza), a tal punto che l’Ue ha dovuto introdurre procedure e strumenti (gli hot spot) per impedire quelli che sono chiamati movimenti secondari interni, che disattendono il Regolamento di Dublino. Questa è anche la ragione per cui sono stati ripristinati i controlli in molte frontiere interne all’Ue, sospendendo per lunghi periodi gli accordi di Schengen e la libertà di circolazione, mettendo in discussione le basi della stessa Ue.
Tra le persone maggiormente coinvolte in questo fenomeno dei movimenti secondari ci sono proprio gli eritrei.
I dati del Viminale dicono che dal 2012 al 2017 gli eritrei sbarcati nel nostro Paese sono stati 113mila (parliamo quindi di persone identificate), ma quelli che hanno chiesto protezione in Italia nello stesso periodo sono meno di 16mila, ossia il 14% circa.
Anche tra i somali a fronte di circa 35mila sbarcati sulle nostre coste negli ultimi 6 anni, hanno presentato domanda di asilo poco più di 9.500 (circa il 27%).
Per non parlare dei siriani: su 62mila arrivati in Italia negli stessi anni, solo 5.800 hanno presentato domanda di asilo, ossia il 9%.
Il record è però dei sudanesi: su 30mila sbarcati in Italia, poco più di 1000, ossia il 4%, ha presentato domanda di asilo.
Stiamo parlando di Paesi dove sono in corso conflitti ben noti internazionalmente (Somalia e Siria), o una persecuzione che produce continue stragi (Sudan) o dove vige una dittatura feroce (Eritrea).
Tant’è che i richiedenti che provengono da quei Paesi si vedono riconosciuto il diritto di asilo nella quasi totalità dei casi. Si tratta cioè di richiedenti di asilo che sanno, fin dal loro approdo sulle nostre coste, che otterranno un titolo di soggiorno e l’accoglienza di cui hanno diritto.
Se abbandonano i luoghi dove sono destinati in Italia è, quasi sempre, per raggiungere parenti e amici in altri Paesi.
Ma anche perchè sanno che le garanzie e il welfare dei Paesi del Nord Europa sono molto più solide che da noi.
Sono uomini e donne consapevoli dei loro diritti, che rischiano anche di incorrere in un rinvio in Italia per l’applicazione del Regolamento di Dublino, pur di non raggiungere luoghi dove si sentiranno più protetti.
Altro che millantatori, finti perseguitati, come sostiene il ministro della Propaganda.
(da “Huffingtonpost“)
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