DODICI ANNI PER CHI ISTIGA ALL’ODIO SUL WEB ? CHE SIA PEGGIO DI UN OMICIDIO?
PRESENTATO UN DISEGNO DI LEGGE CHE COLPISCE CHI SU INTERNET E SU SOCIAL NETWORK COMPIE “ISTIGAZIONE E APOLOGIA DI DELITTI CONTRO L’INCOLUMITA’ DELLE PERSONE”…PREVISTI FINO A 12 ANNI DI CARCERE: UNA PENA ORMAI SUPERIORE PERSINO A CHI AMMAZZA QUALCUNO…LE CRITICHE: UN PRIMO PASSO PER FAR TACERE I DISSENZIENTI?
Sta suscitando parecchie polemiche e un aspro dibattito il disegno di legge, presentato a palazzo Madama da una nutrita schiera di senatori, principalmente del Pdl (ma non solo), circa la repressione del fenomeno di siti internet che incitano alla violenza, che seminano odio o che invocano bersagli da colpire.
E’ evidente che, anche su Facebook, costituirà reato a quel punto qualsiasi gruppo che si augura la morte di qualcuno, anche se in modo goliardico.
Un sistema per tutelare i politici da attacchi spesso volgari e che possono incitare ad atti sconsiderati.
Il reato configurato diventerebbe quello di “istigazione e apologia dei delitti contro la vita e l’incolumità della persona”.
La pena prevista andrebbe dai tre ai dodici anni, peggio di una violenza sessuale di gruppo, quasi un omicidio.
E questo ci sembra francamente fuori dal mondo.
Non solo: se il reato venisse compiuto avvalendosi “dei mezzi di comunicazione telefonica o telematica”, la pena subirebbe un ulteriore aumento.
Insomma, meno male che in Italia almeno l’ergastolo è stato abolito.
In realtà non c’era un gran bisogno di questa proposta di legge, visto che la normativa è già regolata dall’art. 593 del codice penale che definisce il reato di istigazione a delinquere, senza però delineare i contorni relativi ai nuovi mezzi di comunicazione, in particolare internet.
Ovvio che dietro al provvedimento vi sia la vicenda dell’aggressione compiuta da Tartaglia ai danni del premier: all’indomani del lancio del souvenir, la rete ha registrato il proliferare di siti e pagine di social network in cui si inneggiava al gesto di Tartaglia.
Peccato che siti e pagine che incitano alla violenza pullulino sia in relazione ad aspetti politici, ma soprattutto razziali, sportivi e sessuali.
Ma di quelli non frega nulla a nessuno.
Avete mai visto chiedere 12 anni da Maroni o Alfano per chi ha aderito su Facebook alla pagina della Lega Nord Mirano in cui si invitata a “torturare gli immigrati”?
Rischiava la galera anche il loro candidato alla regione Piemonte, Cota…..
Ora invece, sostengono i firmatari della proposta, “è necessario introdurre una fattispecie penale che punisca il comportamento di chi, tramite discorsi, espressioni, scritti, interventi in internet e social network, o tramite altro mezzo di comunicazione mediatica, telematica o informatica, istighi a commettere un delitto”.
Il rischio è che dal delitto ben delineato, si passi al semplice reato, e poi magari alla libera opinione anche se espressa in forma impropria.
E dato che tentativi di “normalizzare” internet sono in discussione da tempo, preferiamo che siano i gestori dei siti a “cancellare” affermazioni sconvenienti e i congiunti a far ricoverare qualche malato mentale, piuttosto che vedere uno Stato gendarme.
Anche perchè di fatto poi non sarebbe possibile spesso risalire tecnicamente ai responsabili e tutto resterebbe un grande bluff.
Col rischio di penalizzare chi esprime invece un legittimo diritto di critica politica verso il quale si finirebbe per esercitare una pressione indebita. Internet va usato con intelligenza, ma non vogliamo che in maniera soft si inizino a promulgare leggi che tendono fondamentalmente a ridurre i mezzi di espressione.
Meglio qualche insulto in più che qualche libertà in meno.
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