DRAGHI SFANCULA LA MELONI: “HO FATTO TUTTO IL POSSIBILE, LE HO LASCIATO IL LAVORO FATTO. ADESSO TOCCA A LEI”
IL RIFIUTO DELLA MELONI DI ANDARE AL CONSIGLIO EUROPEO HA FATTO IMBUFALIRE DRAGHI… LA SOVRANISTA SI RIVELA LA PATACCA CHE E’, FACILE CRITICARE SENZA METTERCI MAI LA FACCIA
Mario Draghi è furioso: «Ho fatto tutto il possibile, le ho lasciato il lavoro fatto. Adesso tocca a lei». Le critiche di Giorgia Meloni alla gestione del Pnrr e il suo rifiuto di andare al Consiglio europeo sono vissute come un attacco personale. Non se lo aspettava, non dalla leader alla quale ha sempre riconosciuto lealtà, ricambiando piena disponibilità nel passaggio di consegne.
A sera, quando l’incendio ormai è divampato, Giorgia Meloni manda un messaggio per cercare di rasserenare gli animi: «Non c’è nessuno scontro con Draghi». La presidente di Fratelli d’Italia non ha interesse nell’alimentare un duello che giura di non aver cercato e che di sicuro non le giova.
La «transizione ordinata», lo ha ribadito ieri, è un tassello fondamentale dell’inizio di un mandato che, ancora prima di cominciare, già si presenta complicatissimo. L’urgenza di dover precisare («non si è trattato di un botta e risposta») è direttamente proporzionale alla vastità dell’incendio scoppiato nel pomeriggio di ieri.
Quando il presidente del Consiglio legge le agenzie, nelle quali il suo probabile successore critica la gestione del Pnrr, il fastidio sfocia presto nell’ira. Lo stato d’animo, se possibile, peggiora qualche ora più tardi. Intorno alle 17 viene pubblicata una frase che Meloni avrebbe detto durante l’esecutivo del suo partito: «Non andrò al Consiglio europeo del 20 e 21 ottobre. A cosa serve forzare i tempi per un appuntamento in cui si rischia di portare a casa poco, o peggio ancora, un fallimento?».
La testimonianza è di un deputato di FdI, e la circostanza viene confermata da altri dirigenti presenti alla riunione in Via della Scrofa. Draghi si sente chiamato in causa, è toccato sul vivo: da una parte Meloni sta mettendo in discussione quello che per lui è un punto d’onore – aver compiuto sforzi enormi per permettere all’Italia di ottenere i fondi europei – e dall’altra crede che definire «un fallimento» un negoziato che ancora deve entrare nel vivo è una mossa che indebolisce il Paese. Il premier, peraltro, è convinto del contrario: quella sul tetto al prezzo del gas è una partita che l’Italia può vincere.
Dire poi, in sostanza, che è meglio mandare lui a fare una brutta figura a Bruxelles viene vissuto come una scortesia personale. «L’Italia ha raggiunto ancora una volta tutti gli obiettivi del Pnrr, come ha accertato la Commissione la scorsa settimana», chiarisce Draghi in cabina di regia
«Si rischia di dover andare a litigare per ottenere un pugno di mosche», ribadiscono in Via della Scrofa. Con un timore ulteriore: l’accoglienza che potrebbe ottenere un governo vissuto con grande diffidenza all’estero. Se si scavallasse la data del 21 ottobre, inoltre, ci sarebbe molto più tempo per definire la formazione del governo, un’operazione che si sta rivelando molto più complessa del previsto. In serata Meloni twitta: «La lettera del presidente della Commissione europea Von der Leyen ai capi di Stato e di Governo Ue è un passo in avanti per far fronte alla crisi energetica». Un altro passo per stemperare gli animi di una giornata tesa.
(da La Stampa)
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