LA MELONI E IL PROBLEMA DEL RECOVERY PLAN: L’EUROPA CI RIEMPIE DI SOLDI E LEI HA PAURA DI ANDARE AL CONSIGLIO EUROPEO
PANETTA NON INTENDE PERDERE LA FACCIA CON LA MELONI E DICE NO AL MINISTERO DELL’ECONOMIA
Sul Pnrr il governo Draghi lascia in eredità a Meloni 15 miliardi spesi dei 29,4 previsti per il 2022. E incassa il via libera dell’Europa ad altre due rate da 42 miliardi oltre al prefinanziamento da quasi 25.
Serviranno entro il 2026 per la transizione ecologica e digitale dell’Italia. Ma, spiega oggi Repubblica, una tabella della Nadef dice che quest’anno spenderemo i 15 del Def.
Ne restano 170 nei prossimi tre anni e mezzo. Ed è vero che alcuni progetti sono in ritardo. Soprattutto a causa dei costi delle opere pubbliche e dei tempi di adattamento alle procedure. E le previsioni dicono che i ritardi si verificheranno anche nel 2023 e nel 2024.
Ma secondo il governo i bandi, le gare, le aggiudicazioni portano a qualche ritardo che si recupera nel finale di partita. Anche perché le regole del Pnrr sono diverse da quelle dei normali fondi da Bruxelles. Per ottenere le risorse non si devono mandare gli scontrini. Conta «il numero di obiettivi e traguardi raggiunti alla fine di ciascun semestre», ha ricordato il premier in cabina di regia.
Un ultimo elemento di frizione tra Draghi e Meloni è rappresentato da Fabio Panetta. Il membro del Comitato esecutivo della Banca Centrale Europea non sarà probabilmente il prossimo ministro dell’Economia italiano. Lo ha dichiarato all’agenzia statunitense Bloomberg una fonte riservata.
A rivelarlo alla «persona informata sulla questione», che ha preferito restare anonima, sarebbe stato lo stesso Panetta nel corso di un colloquio privato in occasione della riunione dei ministri delle finanze dell’area dell’euro tenutasi in Lussemburgo l’altroieri.
Su Panetta Meloni aveva fatto affidamento per via XX Settembre. E forse sperava che Draghi riuscisse a convincerlo. Anche se lui punta a diventare il governatore di Bankitalia dopo Visco.
(da agenzie)
Leave a Reply