E’ IL BINARIO CHE TRACCIA IL SOLCO
DI TUTTO ABBIAMO BISOGNO SALVO CHE DI BOLSA RETORICA
Da utente affezionato, anche se non sempre soddisfatto, di Trenitalia, confesso il mio
divertito sgomento per la campagna pubblicitaria che inonda palinsesti e stazioni e si fonda sul concetto “l’emozione di essere italiani”, in un tripudio di tricolore, con l’inevitabile colonna sonora di Bocelli (ideona!) e con questo incipit dello speaker: “Siamo un popolo di ferro”. In attesa di un Frecciarossa in ritardo, viene da commentare: è il binario che traccia il solco, ma è l’orario che lo difende.
L’impressione è che il fervore nazionalista dello spot voglia inserirsi nella lotta per l’egemonia culturale in corso, senza avversari disposti a partecipare, per mano del governo sovranista e del suo pittoresco think tank. Pazienza, ormai ci stiamo abituando. Peccato che la parola “emozione”, tra le più abusate sui social e sui media più andanti – se ci si emozionasse un po’
di meno e si ragionasse un po’ di più staremmo tutti meglio – di fatto impoverisca l’invocato sentimento nazionale, annegandolo nella melassa (che fa arrugginire in pochi secondi il ferro).
Essere italiani non è “un’emozione”, è una condizione complicata. Per qualche verso privilegiata (ho appena visitato, a Palazzo Strozzi, la mostra del Beato Angelico), per qualche verso avvilente (gli stipendi miseri, la fuga all’estero dei giovani). È ragione di orgoglio, per quanto non si abbia alcun merito nell’essere nati qui piuttosto che in Papuasia; ma anche ragione di angoscia per lo stato del Paese, decisamente non brillante nonostante gli squilli di tromba e Bocelli. Di tutto abbiamo bisogno, tranne che di retorica.
(da repubblica.it)
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