ELENA FATTORI (M5S): “UN’ONDA SCURA MINACCIA I DIRITTI”
“IL NEMICO NON E’ PIU’ LO STRANIERO, ORA E’ DIVENTATO CHI ACCOGLIE, CHI AIUTA”… “E LE CINQUESTELLE STANNO A GUARDARE”
Mai come nel settantesimo anniversario dalla Dichiarazione universale dei diritti dell’uomo tali diritti sono messi in pericolo, in Europa e nel nostro paese, da un’onda “scura”. Non un’onda fascista perchè il fascismo è un fenomeno ormai superato, ma da un’onda di pensiero e di egemonia culturale retrograda descritta e documentata in modo magistrale nel libro “Europa identitaria” di Andrea Palladino che ne traccia, documentandola, la storia, gli obiettivi e i traguardi.
Come in tutte le storie di manipolazione di massa, per portare gli esseri umani a muoversi compatti in direzioni impensabili occorre imbastire un complotto e inventarsi un nemico. Il primo per creare zone d’ombra e fomentare paure ancestrali, il secondo per dare sfogo alle inquietudini trasformandole in odio e azioni. Infine occorre ideare un metodo per diffondere tali idee in modo capillare.
Il grande complotto è quello delirante della “Grande sostituzione”, un progetto che vorrebbe distruggere le identità delle popolazioni europee aprendo le porte alle popolazioni africane.
Il grande nemico della galassia nera non è più lo straniero o l’africano, troppo difficile far passare questo concetto nel civile (per ora) popolo europeo.
Il nemico è chi accoglie, chi apre le braccia, chi aiuta, tacciato di speculare sia sugli africani (che così si possono respingere pensando di aiutarli a casa loro e perciò senza sentirsi in colpa), sia sugli europei.
Da qui la propaganda costruita a tavolino contro le ONG e tutte le istituzioni che lavorano nell’accoglienza e nell’integrazione e per l’appunto tutti coloro che celebrano oggi la dichiarazione universale dei diritti dell’uomo in quanto Uomo.
Infine il metodo, spiegato da Jean-Claude Villa, teorico della nuova destra e caporedattore del Figaro-Magazine, mutuato, da Antonio Gramsci il principale ideologo della sinistra: il metodo dell’egemonia culturale e della metapolitica.
Ovvero la creazione di think tank che influenzino le istituzioni; di gruppi di influencer sui social che permeino l’immaginario collettivo e giornalisti di riferimento che raccontino del complotto e del nemico nei salotti tv.
Il fatto che tale sistema metapolitico influenzi le decisioni del nostro governo e il pensiero dei nostri politici mettendo perciò in serio pericolo i valori contenuti nella dichiarazione dei diritti dell’uomo per sostituirli con diritti identitari variabili a seconda delle radici etniche, “culturali” e religiose è data dalla vicenda del Global compact for migration.
Il Global compat for migration è un documento delle nazioni unite che non fa altro che sistematizzare la complessissima questione migrazioni, organizzandola e dando a ciascuno le proprie responsabilità .
Un documento in 25 obiettivi, non obbligatorio, che si propone una gestione condivisa e coerente del fenomeno migratorio. Semplice e di perfetto buon senso, in circolazione dallo scorso 18 luglio ma accuratamente assente sia dalla discussione popolare che dal dibattito parlamentare. Il parlamento infatti ha appreso, non senza un certo stupore, solo pochi giorni fa, dell’assenza del nostro Paese dal Meeting a Marrakech in Marocco sul Global Compact del 10 e 11 Dicembre.
Così, se il 26 Settembre il premier Conte annunciava davanti all’assemblea generale dell’ONU che l’Italia, da sempre fautrice di un impegno globale per l’immigrazione, avrebbe aderito al Global compact for migration e il 21 Novembre il ministro degli Esteri Enzo Moavero Milanesi in Parlamento descrive un orientamento positivo; inaspettatamente il 28 Novembre arriva una virata da parte del premier Conte che comunica l’assenza dell’Italia a Marakesh.
E lo fa con una scusa del tutto improponibile ovvero quella di parlamentarizzare la questione ovviamente non in tempo per arrivare a un consenso prima del 10 dicembre e dopo che tutti i giornali del mondo avevano annunciato il dietrofront dell’ Italia. Nè risulta molto credibile la parlamentarizzazione quando il testo era disponibile da luglio.
La realtà è che nel frattempo la galassia dell’onda di pensiero già descritta aveva fatto i suoi passi in casa leghista.
Il Centro studio Machiavelli, think tank legato alla galassia identitaria e al sottosegretario Picchi della Farnesina pubblica il 6 Novembre un report critico nei confronti del Global compact, pochi giorni dopo il documento viene portato all’attenzione del vicepremier Salvini, il 22 Novembre lo stesso Salvini tramite i social comincia a esporsi contro il Global compact, il 26 Novembre il deputato Formentini deposita una risoluzione in commissione Esteri, il 27 Salvini in conferenza stampa annuncia la sua contrarietà , il giorno successivo il premier Conte si adegua e disdice la partecipazione dell’Italia a Marakesh.
To make a long story short come dicono gli anglosassoni, la galassia identitaria coi suoi fabbricatori di idee all’esterno delle sedi democratiche decisionali ha influenzato le decisioni del nostro governo nel senso di indebolire la portata della dichiarazione dei diritti dell’uomo in quanto tale proprio il giorno del settantesimo anniversario della dichiarazione universale.
Una vittoria simbolica senza precedenti, ancor più importante perchè ratificata da quel movimento che faceva del dibattito e della democrazia partecipata un vessillo e del “nessuno deve rimanere indietro” un mantra. Insomma, un capolavoro della metapolitica mentre le stelle stanno a guardare.
Ma cosa c’e’ nel Global compact for migration che dà tanto fastidio alla galassia della nuova destra visto che fa esattamente quello che è nel programma dei due alleati di governo ovvero propone delle regole per la gestione condivisa del fenomeno migratorio?
Il grande peccato di quel documento è solo uno, ovvero quello di ammettere che la migrazione è un fenomeno umano connaturato. Socialmente innegabile ma non è la sua gestione nei progetti reali, al di là dei proclami, che si propone quella parte politica, bensì la sua repressione tramite la differenziazione dei diritti a seconda dell’identità e della razza e un rimpatrio globale a prescindere dall’integrazione o dai legami territoriali o dei diritti acquisiti.
Ognuno a casa sua, al di là di altre considerazioni e di diritti imprescindibili dell’essere umano e d’altronde l’abolizione della protezione umanitaria in maniera retroattiva che mette per strada persone già integrate e famiglie è un perfetto indicatore dei programmi dietro agli slogan.
Sebbene il movimento di persone non piaccia molto perchè di difficile gestione e richieda impegni umani ed economici, purtuttavia il movimento di merci e capitali non è altrettanto sotto attacco il che fa intuire che in ambito di grandi interessi economici tutto deve cambiare affinchè tutto rimanga come è. Nulla perciò che non si sia già visto, purchè tutti ne siano consapevoli.
In attesa di una tardiva quanto improbabile parlamentarizzazione del global compact e di un dibattito sereno sui diritti dell’uomo in quanto tale, osservando mesti la propaganda complottista e martellante della nuova destra, non resta che augurare buon compleanno e tempi migliori alla dichiarazione universale dei diritti dell’uomo.
Elena Fattori
(da “Huffingtonpost”)
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