ELLY SCHLEIN CHE ANNUNCIA LA SUA CANDIDATURA A PREMIER DIVENTA UN CASO
IN REALTA’ HA SOLO DETTO “SONO A DISPOSIZIONE”… E’ NORMALE CHE LA SEGRETARIA DEL PRIMO PARTITO DI OPPOSIZIONE SI DICHIARI “DISPONIBILE”, COME SAREBBE AUSPICABILE CHE CONTE DICESSE SE CI TIENE PURE LUI… COSI’ SI VA SU UN TERZO NOME CHE SAREBBE LA COSA MIGLIORE SE SI VUOLE VINCERE
Era evidente dalle regionali in poi: Elly Schlein ha iniziato la sua corsa per palazzo
Chigi. O meglio, la corsa per essere incoronata, nel suo campo, come la “sfidante”. Ieri lo ha detto, apertis verbis, al tg di Enrico Mentana. Non «prima il progetto, poi i nomi» ma «sono a disposizione». Eccomi.
L’operazione di “legittimazione mediatica”, attraverso la polarizzazione con Giorgia Meloni, è parte integrante del percorso
Tra una settimana una chiuderà Atreju, l’altra l’Assemblea nazionale del suo partito. È stata convocata apposta, la prima e l’unica volta in un anno.
Tutto questo tramestio ci racconta certo dell’ambizione, legittima per il segretario del principale partito di opposizione, di giocarsela. Ci racconta, secondo l’andazzo dei tempi, di una forte personalizzazione. Ci racconta però anche di una fragilità e della scelta di un terreno insidioso. La fragilità riguarda innanzitutto la leadership: una leadership forte, anche del sostegno pieno del suo partito, contende il consenso all’avversario su un progetto per il paese. Qui si usa la polarizzazione “fuori” anche per chiudere il dibattito “dentro”, dove il solito andazzo non è stato spezzato.
L’insidia principale riguarda l’autoreferenzialità: spariti dalla discussione i temi reali. Non è colpa delle iene dattilografe se il Pd va sui giornali solo per correnti, statuti, percorsi per scegliere il leader. Attenzione: poiché l’orologio è tarato sulle primarie (anche se ancora non si sa se mai ci saranno), quel negoziato tra la segretaria e il suo partito è destinato a ravvivarsi.
Se la partita è “Schlein contro Conte”, è tutt’altro che scontata perché l’ex premier ha una sua forza personale, come dicono i sondaggi. Se invece è tra Pd, col suo intero corpaccione, contro Conte, è molto più agevole. In altri termini, la segretaria ha dovuto fare patti coi cacicchi per vincere le regionali, al dunque dovrà farli anche con le varie Montepulciano per vincere le primarie sennò rischia lo scherzetto.
Ecco, Conte. È l’altra insidia, perché questo terreno “testardamente” scelto per l’incoronazione ad “anti-Meloni” incrina l’elemento “unitario”: se Conte viene percepito come un cespuglio di un nuovo Ulivo, perde voti e forza. Deve marcare l’autonomia su contenuti e leadership.
Sul tema, vedrete, si pronuncerà solo alla fine e nulla è scontato. E questa competizione si accentua su una coalizione ancora non pronta come proposta. La questione della leadership cioè non segue il progetto comune, ma lo anticipa e dunque lo stressa peraltro prima ancora di capire come si vota. Occhio che nell’ossessione delle primarie si rischia di perdere di vista le secondarie.
Alessandro De Angelis
per “La Stampa”
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