EX MINISTRO LEGHISTA APPOGGIATO DALLA ‘NDRANGHETA: APERTA INCHIESTA A ROMA, CARROCCIO IN ALLARME ROSSO
IL PM CAPALDO, CAPO DELLA DIA, ACQUISISCE IL LIBRO NEL QUALE UN PENTITO RACCONTA GLI AFFARI DEL BOSS CON UN POLITICO LEGHISTA ALLORA EMERGENTE, DIVENTATO POI MINISTRO… IL COLLABORATORE DI GIUSTIZIA E’ STATO DICHIARATO ATTENDIBILE E HA CONTRIBUITO FINORA ALL’ARRESTO DI CENTINAIA DI AFFILIATI
Un libro-confessione, “Metastasi”, un pentito di mafia che sceglie di rendere pubblico quello che sa, perchè l’ha promesso alla moglie morente nel 2009. Nasce un atto d’accusa, a firma dei giornalisti Gianluigi Nuzzi e Claudio Antonelli.
E due giorni fa il libro è stato acquisito dalla procura della Capitale, perchè contiene «molte importanti notizie», sulle quali il procuratore aggiunto Giancarlo Capaldo, capo della Distrettuale antimafia, ha deciso di avviare le indagini.
A scegliere di parlare è Giuseppe Di Bella, per 25 anni uomo di fiducia di Franco Coco Trovato, feroce narcotrafficante e boss di primo piano della ‘ndrangheta del Nord Italia, che ha sempre agito tra il milanese e il lecchese e che dal 1992 è in carcere per scontare l’ergastolo.
Il collaboratore di giustizia, considerato attendibile, descrive di come la ‘ndrangheta avesse allungato sempre di più le mani sugli affari del Nord. Parla di un ex ministro della Lega che nel libro è chiamato “Gamma”, e di due noti imprenditori della zona, “Alfa” e “Beta”, che avrebbero facilitato la scalata del boss calabrese in Padania, condividendo con lui affari e interessi.
Di Bella parla del politico “Gamma” e dei diversi incontri che Francesco Coco Trovato ha avuto con lui, dell’appoggio delle ‘ndrine locali al partito dell’indipendenza della Padania e della sua contrarietà a questo tipo di legame: «Proprio a loro che non potevo sopportare per via di quel ritornello contro i terroni che non hanno voglia di lavorare, comunque feci la mia parte», dice Di Bella che non sopportava quell’accordo tra il polentone e il terrone a base di “voti e bionde”.
Ma il libro di Nuzzi fa molto di più e racconta di estorsioni, di traffici di stupefacenti, usura e controllo vero e proprio del territorio come quando racconta di via Belfiore, dove c’era il bar omonimo nel quale si tenevano le riunioni e si prendevano le decisioni o del Wall Street, preferito dal boss Coco Trovato.
Ci sono dentro quattro delitti irrisolti, i presunti rapporti tra Giulio Andreotti e Brusca, la morte di Gianni Versace e i presunti contatti tra i capi clan e il fratello Santo.
Del politico leghista viene detto praticamente tutto, e cioè che è un ormai storico e affermato esponente del Carroccio, ma che nel 1990, quando era ancora un leader emergente, rincorreva i voti del narcotraffico.
Il boss lo avrebbe incontrato un pomeriggio di vent’anni fa a Lecco, proprio alla vigilia del grande boom del partito del Senatùr.
Da quel giorno Trovato disse ai suoi: «Votate Lega e fate buon pubblicità », dando il via al sodalizio.
In casa Lega l’allarme è già scattato. Umberto Bossi e i suoi fedelissimi hanno approntato un crisis management per evitare che il caso si abbatta come un ciclone sul partito.
Le nuove dichiarazioni di Di Bella, che già nel 2002 dopo 29 verbali ha contribuito a fare arrestare centinaia di persone, sono sulla scrivania del procuratore aggiunto Capaldo, mentre sia il Carroccio sia i Versace hanno smentito qualsiasi ipotesi di connivenze e collusioni.
“Metastasi” recupera le origini, dagli acquisti di armi dai partigiani ai rapporti con le Br, offre chiavi di interpretazione inedite.
Come quella della morte di Gianni Versace.
È stato davvero Cunanan ad ammazzare lo stilista a Miami o forse è stata un’esecuzione, come sostiene il Buscetta della ‘ndrangheta, Filippo Barreca? E sempre Di Bella svela di aver ricevuto l’incarico di recuperare le ceneri dello stilista in un giallo ancora da risolvere.
Leave a Reply