E’ UFFICIALE, I FINIANI VOTERANNO LA SFIDUCIA COMPATTI, ARRIVA LA MOZIONE DEL TERZO POLO
FINI: “BERLUSCONI SI DIMETTA PRIMA DEL 14″…LA DECISIONE DOPO UN INCONTRO TRA FINI, CASINI E RUTELLI E UNA RIUNIONE DI FUTURO E LIBERTA’: “SIAMO A QUOTA 317 FIRME”… LE CONDIZIONI DI FINI E LA MEDIAZIONE DI LETTA
Il terzo polo esce allo scoperto e mette in chiaro la mozione comune per la sfiducia al governo Berlusconi.
Dopo oltre due ore nello studio del presidente della Camera, l’esito del vertice tra Gianfranco Fini, Pier Ferdinando Casini, Francesco Rutelli ai quali dopo un’ora si sono aggiunti anche Raffaele Lombardo (Mpa) e Italo Tanoni (Libdem) la mozione a firma Udc, Fli, Api, Mpa e Libdem è cosa fatta.
Siamo a quota 317, sommando le firme della nuova mozione di sfiducia, alla mozione già presentata da Pd e Idv” dice il capogruppo Fli, Italo Bocchino. “L’esecutivo è inadeguato, Berlusconi si dimetta” si legge in un comunicato. Una mossa che Silvio Berlusconi giudica “irresponsabile”.
Ma Gianfranco Fini taglia corto: “Le firme dimostrano che la fiducia non c’è, mi auguro che non si arrivi al 14”.
L’affondo del presidente della Camera è netto. “La mozione non è un atto irresponsabile. Il voto anticipato lo escludo ma se dovesse accadere Berlusconi non vince”
Dalla maggioranza Ignazio La Russa alza un muro. ‘Escludo che Berlusconi possa dimettersi prima del 14″ .
A favore della mozione si è già detto anche Di Pietro: “L’Idv ribadisce che appoggerà qualsiasi partito presenti una mozione di sfiducia, purchè sfiduci Berlusconi”, ha detto.
Dello stesso avviso anche Giorgio La Malfa, deputato del Pri eletto nel Pdl: “Firmerò e voterò la mozione di sfiducia al governo Berlusconi”, annuncia l’esponente repubblicano aggiungendo che anche “l’onorevole Paolo Guzzanti del gruppo misto voterà la sfiducia al governo”.
Ai 36 deputati di Futuro e Libertà (escluso Gianfranco Fini presidente della Camera) si aggiungono i 35 voti dell’Udc di Pier Ferdinando Casini, i 6 dell’Api di Francesco Rutelli, i 5 dell’Mpa guidati dal governatore Raffaele Lombardo e i 3 Liberaldemocratici di Italo Tanoni (complessivamente sono 85).
A questi, poi, sommando i due deputati del gruppo misto, che hanno dichiarato di votare la sfiducia, si arriva a un totale di 87.
Cerchiamo di aggiungere qualche notizia che dimostra il clima di “resa dei conti” tra gli schieramenti in campo.
Gli uomini più vicini al premier hanno cercato nelle scorse ore di convincerlo ad trattare con Fini.
Gianni Letta lo ha avvisato a muso duro: “Devi trattare, Napoltano non darà mai le elezioni e la crisi economica non permette al Paese di andare al voto”.
Berlusconi ha ribadito: “Non tratto con Fini” e ha continua a vaneggiare: “Griderò al complotto, altro che due milioni, scenderanno in piazza tutti gli italiani”. Pare che neanche l’intervento di Confalonieri che pensa alle aziende sia servito a qualcosa.
Fini ha accellerato anche dopo che un sondaggio ( che dà Futuro e Libertà all’8,2%) ha rilevato che l’80% degli elettori di Fli vuole che il partito voti la sfiducia e solo 8% preferirebbe un’astensione.
Le condizioni che Fini ha posto sono le seguenti:
1) dimissioni del premier prima del 14 dicembre, poi andrebbe bene un governo presieduto da Gianni Letta
2) ridimensionamento della Lega
3) commissariamento di Tremonti che non può più decidere di testa sua
4) nuova legge elettorale con premio di maggioranza solo se una coalizione raggiunge il 45% dei consensi
5) nuovo programma di governo con priorità diverse
6) nuovo esecutivo con Casini agli Esteri, Urso allo Sviluppo economico, fuori Matteoli e soprattutto La Russa
Berlusconi vuole garanzie: se si dimette va sotto processo con la relativa mannaia della interdizione dai pubblici uffici.
Per quello spera fino all’ultimo di salvare la pelle con qualche assenza pilotata, magari tra i radicali e il gruppo misto.
Ma ormai è sempre più solo: la sua arroganza non paga più.
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