FERRUCCIO SANSA, IL CONSIGLIERE DI OPPOSIZIONE CHE AVEVA DENUNCIATO IL MALAFFARE: “IO VITTIMA DI UN FURTO DI DEMOCRAZIA, ORA LAVORERO’ PER UNIRE A CONDIZIONE DI VOLTARE PAGINA”
“IL PD TAGLI I LEGAMI CON SPINELLI. ORLANDO? NESSUNA PRECLUSIONE”
A poche ore dall’arresto di Giovanni Toti per corruzione aveva
già lanciato un post con la frase: “Io lo avevo detto”. Quasi fosse stato pronto da tempo.
Per Ferruccio Sansa, giornalista prestato alla politica con la pesante eredità del padre Adriano, la bufera giudiziaria che ha travolto il vertice della Regione e il porto di Genova ha il sapore di una rivalsa, dopo aver perso senza appello le elezioni del 2020 ed essere rimasto pressoché isolato dal resto dell’opposizione per l’integralismo delle sue battaglie sui conflitti d’interesse, portate avanti nell’aula del consiglio e nel mondo dei social.
Sansa, come si sente dopo quello che è successo?
Da una parte c’è soddisfazione, perché è da quattro anni che ad ogni seduta parliamo a Toti dei soldi. Dall’altra c’è la grandissima amarezza di vedere che la Liguria per l’ennesima volta è protagonista di scandali: prima Teardo, poi le Colombiane, poi il caso Festival, poi i 49 milioni della Lega, la questione Carige… e spesso i protagonisti sono gli stessi. Vedo che i liguri sono molto smarriti o feriti, questa è una grandissima occasione di rinnovamento totale. Ma prima bisogna che si facciano tutti da parte.
Tutti chi?
Anche Cozzi si deve dimettere, si deve dimettere Ansaldi. Deve essere un’occasione per un totale rinnovamento della classe dirigente. Ora dobbiamo fare proposte politiche in cui non ci sia nessuno che andava a parlare su uno yacht e che ha preso finanziamenti dal mondo coinvolto nell’inchiesta.
Però andare su uno yacht non è un reato…
Ma le decisioni devono essere prese in modo trasparente, nell’interesse di tutti e non solo di chi dà soldi. Chi andava su quello yacht sapeva chi era Spinelli. Non è un reato ma è una scelta, totalmente inopportuna, e noi non ne abbiamo più voglia. È giustissimo che la politica e gli imprenditori si parlino, ma ognuno deve avere un proprio ruolo. Il punto è che c’era un colossale conflitto di interessi. La politica adesso dà la colpa alla magistratura, ma la verità è che dovrebbe essere la politica a regolarsi perché ha tutti gli strumenti per farlo. Non tutto ciò che è legale è giusto, ci sono cose legali che sono indecenti e repellenti e quello è lo spazio della politica.
Quindi si riferisce anche agli esponenti del Pd?
C’è una parte del centrosinistra che va a braccetto con Spinelli da trent’anni. Nel Pd e nel centrosinistra ci sono tantissime persone in gamba, sono i primi che auspicano un totale cambio di direzione. Tutto questo mondo deve fare una scelta senza condizioni.
Secondo lei oggi lo stanno facendo?
Se vogliamo stare insieme politicamente, se vogliamo vincere, la prima condizione dev’essere voltare pagina. Mi sembra che persone come Natale e Orlando siano fuori da questo mondo. Se non tagliamo tutti noi qualunque legame con quel mondo, io di certo non ci sarò.
Dunque Orlando secondo lei potrebbe essere un buon candidato?
Non credo che abbia contatti con quel mondo lì. Non ho preclusioni nei confronti di Orlando.
Con che programma?
Penso che oggi possiamo davvero proporre un’idea diversa di Liguria. Quella del centrosinistra è una Liguria in stile Mediaset: noi non siamo così, c’è una Liguria basata sulla solidarietà, su uno sviluppo che coinvolga tutti, siamo la regione che ha dato vita alla resistenza. Vorrei recuperare quello spirito e proporre una regione proiettata verso il futuro, investire nella trasparenza politica, pensare a un utilizzo sano e moderno di tutte le aree dismesse. Ci sono enormi spazi, a Genova si può fare un distretto extra-doganale, a Savona ampliare l’università che sta già dando risultati straordinari, La Spezia è la città che ha la maggiore estensione di aree per ospitare industrie di nuova generazione. Lì si gioca la partita per uno sviluppo economico diverso.
Prima però dovrebbe dimettersi Toti e per ora non è successo.
I liguri sono disorientati perché il presidente della Regione è agli arresti, Signorini è agli arresti e Bucci è un sindaco dimezzato. È vero, non è indagato, ma andava a braccetto con questi ed è lui che ha sostenuto la nomina di Signorini a Iren.
Dovrebbe dimettersi anche Bucci?
No, ma c’è la questione giudiziaria e quella politica e morale. Deve accettare di avere un’enorme responsabilità politica.
Lei pensa di ricandidarsi in qualche modo se ci saranno nuove elezioni a breve
Il mio desiderio è cercare di far sì che inizi un’esperienza nuova. In questi mesi cercherò di dare il mio contributo per formare uno schieramento nuovo, con candidati nuovi non compromessi. Cercherò di unire e di incoraggiare, di fare una proposta per una Liguria che si sviluppa, che torna a investire in sanità pubblica, con trasparenza assoluta. Io ce la metto tutta per dare mio contributo e unire, e se si andrà in quella direzione deciderò poi cosa fare.
Ultimamente i vostri rapporti col resto dell’opposizione non sono stati buoni. Perché secondo lei?
Tanti parlano di unità, ma l’unità è la conseguenza. Prima bisogna avere come chiarissimo punto di partenza la necessità di voltare pagina. Gli elettori del centrosinistra ce lo chiedono tutti, l’importante è che noi facciamo percepire questo momento come crisi e opportunità: se non la prendiamo ora non la prendiamo più, non possiamo aspettare un altro scandalo. Ho il dubbio che a comandare Genova siano stati gli Spinelli, non la destra o la sinistra. Ora dobbiamo essere certi e dare un segno di discontinuità assoluto.
Lei crede realisticamente che nel 2020 avrebbe vinto le elezioni se Toti avesse avuto le sue stesse risorse per fare campagna elettorale?Secondo me c’è stato un furto di democrazia. Noi avevamo circa un quarantesimo dei soldi di Toti e lo stesso vale per Dello Strologo. Ma non solo: avevamo tutto il potere della città, il porto e il mondo dell’informazione non favorevoli. Certi imprenditori sono stati molto miopi, speravano di fare affari coltivando l’interesse particolare, mentre la nostra era una proposta di sviluppo che avrebbe fatto bene a tutti.
Il caso Liguria ripropone il problema di come si sostiene l’attività politica. Crede sia giusto tornare al finanziamento pubblico
L’esperienza dei 5 Stelle aveva insegnato che si può fare politica spendendo meno. Il problema è il cortocircuito: ho il terrore che adesso si dica che è inevitabile prendere soldi, altrimenti non si può fare politica. Non è vero, ci sono mille modi di fare politica senza farsi condizionare, si possono fare diverse rinunce. Per troppi anni i partiti sono stati finanziati in Italia con scorciatoie che non andavano bene. Il punto è che hanno pochissima credibilità: anzitutto devono recuperare credibilità e cercare persone che sostengono la politica per passione.
(da Genova24)
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