FINI ATTACCA: “NON CI PENSO PROPRIO A SCENDERE A PATTI CON LUI: SE VADO VIA MI PORTO FUORI DAL PARTITO ANCHE I SUOI”
“NON AVRA’ I VOTI E SI RITROVERA’ CON UN GOVERNO ISTITUZIONALE E ALLE PRESE CON LA GIUSTIZIA”… BERLUSCONI IN PREDA ALL’IRA: PER LUI E’ INCONCEPIBILE NON SOLO AVERE IDEE DIVERSE, MA ANCHE SOLO IDEE
Cresce la tensione mentre è iniziato all’Auditorium la Direzione nazionale del Pdl: quell’organismo che, fosse stato per il premier, non si sarebbe mai creato, tanto quando decide lui deve andare bene a tutti.
Un Berlusconi furibondo che prepara la vendetta, ma che rischia grosso, circondato da una corte di miracolati che invece che provare a farlo ragionare lo incitano a farsi autogol.
Siamo arrivati al punto che faranno parlare Fini alle 13, dopo l’introduzione del premier e la celebrazione della “sconfitta elettorale”, fatta passare per vittoria, da parte dei tre coordinatori (persi 2.500.000 in un anno, 4.000.000 in due anni, discesa al 32%, dal 37,2% delle politiche e dal 35,3% delle europee).
Una sceneggiata patetica volta a “umiliare” il presidente della Camera, reo del delitto di lesa maestà e di porre questioni politiche, il fatto di porre il suo intervento dopo persino quelli di Giovanardi e Rotondi.
Il “maestro dell’eleganza”, quello che sosteneva che “a palazzo Grazioli non poteva succedere nulla di inelegante in mia presenza perchè io sono il massimo dell’eleganza”, getta ormai la maschera.
Fini ha accolto con soddisfazione l’ennesimo insulto e la mancata risposta ai problemi politici da lui sollevati, confidando ai suoi fedelissimi: “Silvio non ha ancora capito che non ci penso proprio a scendere a patti con lui. E se vado via mi porto fuori dal partito anche i suoi…Si troverà senza voti in parlamento, con un governo istituzionale e alle prese con la giustizia”
Come dire: o il Pdl si dà un progetto che prescinde dal cesarismo e diventa un moderno partito di destra europea, attento al sociale e alle riforme vere, o non c’è futuro.
Fini rischia, ma sa che ce la può fare.
Non ha rilevanza il conto dei fedeli in Parlamento, è questo che nel Pdl non capiscono, conta la società italiana.
Un piccolo esempio: a “Tetris”, ieri sera, un televoto con decine di migliaia di telefonate in cui si chiedeva chi preferireste come premier tra Fini, Berlusconi, Maroni, Bersani, Luca di Montezemolo e altri è finita in modo esplosivo: con Fini al 58%, Berlusconi al 28%, altri sotto il 10%.
E ancora: centinaia di sindaci, assessori, consiglieri comunali ex An si stanno schierando con Fini .
Il clima che si respira è che Fini, pur con tutte le riserve, sta diventando l’ultima speranza per cambiare la destra italiana.
Se perde lui, la destra sarà condannata alla cialtroneria e al razzismo per tre anni.
Fini sa che oggi si troverà una platea ostile di fronte, dove chi era con lui l’ha tradito per interesse, ma è troppo scafato per non sapere che le sue carte le giocherà altrove.
In Aula, quando arriveranno le leggi ad personam, le riforme istituzionali, quelle sull’immigrazione.
Deciderà lui il momento.
E lo farà su una legge che non sarà condivisa dagli italiani, così toglierà argomenti agli avversari interni, ponendosi come colui che ha bloccato una legge iniqua.
Ma se Fini è uscito allo scoperto è perchè gli italiani non ne possono più di una gestione personalistica del partito e vogliono un cambiamento vero.
Vogliono fatti e non spot.
Il livore con cui la stampa vicina al premier attacca con sei pagine quotidiane Fini da settimane, dimostra che se la stanno facendo sotto.
Di fronte a un governo istiruzionale, quanti parlamentari del Pdl rimarrebbero fedeli a un Berlusconi senza più futuro e quanti invece cercherebbero di salire sul carro del vincitore?
Qualcuno forse sta portando un cero alla Madonna…
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