FLOTILLA, DA VESPA & C. L’ODIO DI RICINO PER I “CROCERISTI”
TAJANI S’INCEPPA SUL DIRITTO, NETANYAHU DIVENTA UN “GRANDE LIBERALE” MENTRE GLI ATTIVISTI VANNO “INDAGATI”
Croceristi, furfantelli, gretini, prezzolati da Hamas, spacciatori di frodo, affamatori di Gaza, illusionisti.
Molte e, come leggete, piene d’amore le attenzioni che la destra di governo, direttamente, per interposto social o anche attraverso la stampa amica, ha dedicato alle gesta della Flotilla.
Noi, però, pensiamo che il meglio del meglio del meglio l’abbia pronunciato l’altra sera da Bruno Vespa il nostro ministro degli Esteri, Antonio Tajani.
Giunto in Rai già in debito d’ossigeno, forse anche per via del karaoke canoro e del frenetico ballo che lo ha accompagnato durante la festa conclusiva del congresso dei giovani di Forza Italia, Tajani ha dovuto subìre anche le domande cattive di
Vespa.
Le acque internazionali in cui stanno navigando le imbarcazioni zeppe di farina sono veramente internazionali? “Certamente internazionali”. E nel qual caso, signor ministro? Obbligato alla risposta, ma avvertendo su di sé il dovere di dubitare delle sue stesse parole, ha sibilato: “Il diritto internazionale conta, lì c’è stata una violazione. Noi abbiamo detto agli israeliani: non bloccateli in acque internazionali”.
Domanda dallo studio: “Ma sono stati fermati in acque internazionali!”. Tajani, assai più mogio, e in verità disorientato: “Lo so, avevo anche chiesto: non fermateli subito ma fateli arrivare abbastanza vicini così da dar loro più tempo per ricredersi”.
È chiaro che gli attivisti, provocando Israele, se la sono cercata, e qualche miglio in più, magari proprio l’ultimo miglio vai tu a sapere, avrebbe provocato la riflessione sul da farsi e – magari – persino un atto di contrizione, l’espiazione del peccato, tra l’altro in condivisione con il senso dello Yom kippur, la festività ebraica concomitante.
Sul valore civile dell’abbandono delle barche, dirottando verso Cipro la farina pur di avere fatta salva la pelle, si è dilungato Guido Crosetto, il ministro della Difesa. La rinunzia a cercare a Gaza la strada per Gaza suonava alle sue orecchie come una conquista, un atto di dignità, di coerenza e non di resa, giacché, come ha più volte assicurato Giorgia, in un attimo il governo italiano avrebbe trasferito le 500 tonnellate di cibo della Flotilla ai palestinesi effettivamente affamati e alcuni messi davvero male, ma non del tutto ancora morti. Meno di ventiquattr’ore prima Crosetto si era dilungato sui rischi assurdi. Per quanto irresponsabili e di sinistra, Crosetto si era però augurato per i naviganti solo il carcere: “Do per scontato che vengano arrestati, questo mi sembra il minimo”.
Perciò Tajani, alla fine della fiera, si è detto convinto che le cose erano già chiare dall’inizio: “Il diritto internazionale conta, ma fino a un certo punto”. Lì si è sciolta la tensione e Vespa, visibilmente disteso, si è congratulato anch’egli con se stesso per placare la fiammata d’ira esplosagli in bocca durante il collegamento con un antipatico portavoce degli attivisti: “Non ve ne fotte niente dei palestinesi”, ha decretato il mega conduttore.
“Avete rotto” ha scritto Alessandro Sallusti sul Giornale, incavolato nero, lui che generalmente affronta temi più spinosi (il delitto di Garlasco, eccetera), per essersi dovuto occupare di questa barzelletta, di questa flotta che è “a metà tra cronaca nera e spettacolo”.
“Tragica pagliacciata”, secondo il sempre in ordine Mario Sechi, il quale, aderendo al sentimento patriottico invocato dalla maggioranza per far restare l’Italia con i piedi saldamente nel mondo della libertà e della democrazia, affida ai bagarini del derby Israele-Flotilla il suo pronostico: “Mi auguro che le barche vengano affondate tutte, obbligandoli almeno a ricomprarle”. Lo interrompe Galeazzo Bignami, capogruppo di Fratelli d’Italia alla Camera: “Tanto ci pensa Hamas” (a ricomprarle, chiaro ndr).
Su libertà e democrazia è chiamata da Radio1 Fiamma Nirenstein, la corrispondente del Giornale da Gerusalemme: “Ma sapete che Netanyahu è un grande liberale?”. Al silenzio in
studio, raddoppia: “La sua capacità di accettare tutte le critiche, tutte le proteste. Con lui tutto è permesso”.
Comprensibile lo spavento della redazione e il nostro sollievo quando il timone è passato nelle mani di Claudio Velardi che sul Riformista, dovendo trovar spazio tra la Flotilla e Hamas, ha infilato l’una e l’altro in un cerchio: “Irresponsabili”. Indicativo che Maurizio Molinari, che ha persino diretto Repubblica, oggi veda la questione palestinese con l’occhio disteso di chi sa che il cielo tornerà sereno. Intervistato da Velardi, ha assicurato: “Israele torna al centro, terroristi isolati”.
Sechi, già portavoce di Giorgia Meloni, oggi assiso sul direttorio di Libero ma nelle scorse settimane quasi al Tg1 in sostituzione di Gian Marco Chiocci che la premier avrebbe voluto come portavoce (e tutto torna), ha come compagno d’avventura il sempreverde Daniele Capezzone, un vero kapò del giornalismo. Infatti: “Ci sono gli estremi per invocare l’articolo 244 del codice penale nei confronti degli attivisti protagonisti di atti ostili verso uno Stato estero che espongono lo Stato italiano al pericolo di guerra”. Dopo Capezzone, il misurato Tommaso Cerno che dal pontile del Tempo, e quasi in zona Cesarini, storicizza la questione: “Flotta continua”.
Avventuroso, scrive una avvincente nota di cronaca da un anfratto di Palazzo Chigi, ai piedi del quale da qualche mese è disteso. “Bastardi, fateci passare”, dicono in piazza del Parlamento, appena dopo il blocco navale della Flotilla, ai poliziotti terrorizzati e al medesimo Cerno, pronto col taccuino, i fratelli incappucciati dei “croceristi”, degli “amici di Hamas”, come anche il portavoce del ministero degli Esteri di Israele
definisce gli attivisti in mare. Vogliono occupare Palazzo Chigi, buttare all’aria il portone, magari imbrattarlo. Meno male che Matteo Salvini ha promesso che l’Italia non cadrà “nel caos” al quale puntano le giubbe rosse scioperanti.
“È il weekend lungo dei rivoluzionari”, ha detto – concludendo – la premier.
Odiatori di tutto il mondo, unitevi!
(da Il Fatto Quotidiano)
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