FONDO SPACCA-STATI
LA RIFORMA DEL MES DIVIDE L’ITALIA: GUALTIERI LA DIFENDE, CONTE CONTRO CHI HA DISCUSSO PER MESI E ALZA SOLO ORA POLVERONI
Sentire Giuseppe Conte parlare di “delirio collettivo” e Roberto Gualtieri di “molta confusione” fa capire quanto tesa sia la partita politica sulla riforma del Fondo Salva-Stati (Mes). Da Palazzo Chigi e dal Ministero dell’Economia arriva il sostegno alla riforma europea, con diverse sensibilità : Gualtieri difende a spada tratta la riforma del Mes, concordata dall’Italia a giugno in sede di Eurogruppo e anche di consiglio europeo; Conte difende sì la riforma, ma considera irrinunciabile il vincolo del Parlamento, serve in altre parole un sostegno politico che solo il vertice di maggioranza di venerdì potrà garantire.
Per fare questo, e per convincere i 5 stelle in primo luogo, si ragiona sulla “logica a pacchetto” in base alla quale l’Italia chiede almeno una road map di impegni all’Europa sulle altre riforme che Roma considera irrinunciabili per una corretta governance economica dell’area euro.
Sentite Giuseppe Conte: “Il Mes è un negoziato in corso da più di un anno. Il delirio collettivo è stato suscitato dal leader dell’opposizione” dice da Arezzo, a margine dell’Assemblea dell’Anci, puntando il dito contro il “sovranismo da operetta” di Matteo Salvini. Questo perchè “da marzo a giugno 2019 abbiamo avuto vertici di maggioranza coi massimi esponenti della Lega” che, evidentemente, ironizza, non se ne sono accorti: “Quando invece si partecipa ai tavoli a propria insaputa, non si capisce quel che si era studiato e lo si scopre dopo, per suscitare scandalo o delirio, quell’atteggiamento non è responsabile”.
Attenzione, però, il riferimento di Conte al delirio collettivo riguarda inevitabilmente coloro che a quel tavolo erano seduti. Se alla sua destra c’era Matteo Salvini, alla sua sinistra c’era Luigi Di Maio. E i 5 stelle ora alzano la guardia su una riforma che è stata lungamente discussa dal Governo, a quel tempo il Conte 1. E sarà nuovamente discussa venerdì dalla maggioranza del Conte 2 in un vertice, da cui Conte punta a uscire a ranghi compatti.
Sentite Roberto Gualtieri: “A proposito della riforma del Meccanismo europeo di stabilità (MES) si è ingenerata nel dibattito italiano molta confusione”. Serve una nota del ministro dell’Economia per provare a frenare la polemica politica.
Il titolare del Tesoro cerca di mettere fine alle accuse, visto che al consiglio europeo di dicembre il Governo dovrà portare una sua posizione a Bruxelles. Il ministro spinge. E porta le sue argomentazioni in una lunga nota sulla ‘riforma della discordia’, ribadendo tra le altre cose che comunque “l’Italia non ha avuto, non ha e non avrà bisogno dei prestiti Mes: il debito italiano è sostenibile, ha una dinamica sotto controllo anche grazie alla politica fiscale prudente e a sostegno della crescita che il paese porta avanti”.
Dunque il problema della ristrutturazione del debito non si pone, per Gualtieri. È la risposta a chi critica la riforma vedendoci invece forti rischi di ristrutturazione del debito, in caso di richiesta di aiuti al Mes.
Una questione sollevata dal governatore di Bankitalia Ignazio Visco il 15 novembre scorso e precisata però in una nota diffusa oggi da Via Nazionale: la riforma “non prevede la ristrutturazione del debito”. Nessun giudizio negativo, in altre parole, quanto piuttosto l’intenzione del governatore di mettere in guardia sui rischi inerenti all’assunzione di eventuali ulteriori iniziative future relative all’operatività del Mes in assenza di una riforma complessiva della governance economica dell’area dell’euro.
Chi guarda con grande preoccupazione la riforma del Fondo Salva Stati è il sistema bancario italiano. Il presidente dell’Abi Antonio Patuelli, non ha nascosto la sua indignazione per il fatto che il Governo “non ci ha informato”, ha detto a margine di un incontro a Bruxelles. “Non so niente, ho letto stamattina i giornali, leggo sull’Huffington post ma sono materie sulle quali il mondo bancario italiano non è stato messo al corrente”.
Patuelli si spinge al punto da prevedere che le banche chiudano i rubinetti dell’acquisto di titoli di Stato in caso di passaggio della riforma, uno scenario apocalittico per il debito pubblico italiano. Poi la frenata, con il presidente dell’Abi che prende atto del “positivo chiarimento” del ministro dell’Economia.
Nella nota Gualtieri spiega che “l’innovazione fondamentale che è stata introdotta” con le modifiche concordate a giugno “riguarda la possibilità che il Mes svolga la funzione di backstop fiscale, cioè di supporto, per il Fondo di Risoluzione Unico, una linea di credito pari a circa 70 miliardi di euro che permetterà una gestione più efficace delle crisi bancarie, e senza condizioni a carico dei paesi interessati”.
Si tratta, sottolinea il ministro, di “un’innovazione positiva, che da tempo come Italia avevamo richiesto, e che costituisce un nuovo tassello verso il completamento dell’Unione bancaria. Per il resto – continua – le condizioni per l’accesso di un paese ai prestiti del Mes non sono cambiate, anzi, per una fattispecie specifica, sono state sia pur solo parzialmente alleggerite”. “Soprattutto – prosegue ancora Gualtieri – è bene chiarire come la riforma del Mes non introduca in nessun modo la necessità di ristrutturare preventivamente il debito per accedere al sostegno finanziario”.
Il ministro riconosce che “effettivamente, all’inizio del negoziato alcuni paesi avevano chiesto che la ristrutturazione del debito divenisse una condizione per l’accesso all’assistenza finanziaria ma, anche grazie alla ferma posizione assunta dall’Italia, queste posizioni sono state respinte e le regole sono rimaste identiche a quelle già in vigore. La valutazione sulla sostenibilità del debito – prosegue – è infatti sempre esistita sin dalla creazione del Mes e non implica una ristrutturazione automatica del debito. Non ci sono in tal senso cambiamenti sostanziali. Il dibattito di questi giorni su questo argomento è senza senso”.
Per Gualtieri, invece “sarebbe bene che il dibattito si concentrasse su temi più rilevanti al centro della discussione europea”. E nello specifico elenca l’introduzione di una garanzia comune dei depositi a condizioni non penalizzanti per l’Italia, l’introduzione di un safe asset comune europeo, il rilancio degli investimenti nel quadro di un green new deal, la revisione del patto di stabilità e di crescita”.
E qui il riferimento è alle altre ‘gambe’ della riforma che il Governo italiano chiede in quella che definisce “logica a pacchetto” e che si aspetta di trovare sul tavolo del consiglio europeo di dicembre a Bruxelles, almeno con una road map a tempi dilazionati per il completamento del pacchetto di riforme.
Difficile prevedere ora cosa succederà nel caso in cui il Consiglio si trovasse a dover ratificare solo la riforma del Mes. La questione ribolle nella maggioranza, viste le spinte del M5s contrario alla riforma. Venerdì un altro vertice di maggioranza da cui Conte e Gualtieri proveranno a tirar fuori una linea comune
(da “Huffingtonpost“)
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