GENOVA, VOLEVANO DISCRIMINARE PURE I GIARDINIERI NON ARIANI: BANDO PUBBLICO BLOCCATO DAL TRIBUNALE PERCHE’ DISCRIMINATORIO
DOVE POTEVA ACCADERE SE NON A GENOVA DOVE IL DELIRIO SOVRANISTA SI STA COPRENDO DI RIDICOLO? … L’AGENZIA DEI SERVIZIO CONDANNATA A PAGARE 3000 EURO E A MODIFICARE IL BANDO
Il bando dell’Agenzia servizi Territoriali che cerca giardinieri, purchè italiani, è discriminatorio.
Lo ha stabilito una sentenza del tribunale civile di Torino che ha condannato l’agenzia a modificare il bando.
L’offerta di lavoro viene pubblicata a metà ottobre dall’agenzia servizi territoriali di Genova: l’Aster cerca operai da assumere con un contratto di apprendistato per 30 mesi dopo un periodo di prova di tre mesi e un percorso formativo di 120 ore.
Ci sono alcuni paletti: per accedere al bando occorre essere maggiorenni ma under 30, avere un diploma di scuola secondaria a indirizzo agrario o un titolo di studio di scuola professionale; e poi essere cittadini italiani non esclusi dall’elettorato politico attivo.
Al massimo il bando accetta candidati con cittadinanza di uno dei paesi dell’Unione europea.
Sono questi ultimi due i punti che hanno fatto saltare sulla sedia gli avvocati dell’Asgi, Associazione studi giuridici sull’immigrazione, che hanno fatto ricorso contro il bando.
L’associazione ha sede legale a Torino e per questo il tribunale competente è quello del capoluogo piemontese, anche se la genovese Aster ha provato a sollevare un difetto di giurisdizione.
Gli avvocati Alberto Guariso, Livio Neri e Marta Lavanna hanno sostenuto che la formula con cui è stato concepito il bando sia stata discriminatoria e il giudice ha dato loro ragione, condannando l’azienda genovese a pagare all’Asgi circa tremila euro.
Spesso i migranti e i richiedenti asilo vengono impiegati con la formula dei “lavori socialmente utili” in lavori molto simili a quelli proposti dal bando dell’azienda territoriale genovese, ed è anche per questo che la formula scelta nel bando – che esclude i cittadini extracomunitari anche in possesso di un permesso di soggiorno e di lavoro – ha fatto suonare i campanelli d’allarme dell’associazione torinese.
“E’ un atto discriminante da parte del datore di lavoro – scrive il giudice Ludovico Sburlati – ogni comportamento che produce un effetto di pregiudizio sui lavoratori in ragione della loro appartenenza ad una cittadinanza”.
Il giudice ha condannato l’azienda a cambiare i termini del bando “indicando che è consentita la partecipazione anche a tutti i cittadini di paesi terzi in possesso di un titolo di soggiorno che consenta l’accesso al lavoro, e fissando un nuovo termine per la presentazione delle domande”.
(da “La Repubblica”)
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