GLI USA, BOLOGNA, LE SFIDE A SALVINI: COSI’ ELLY HA SCALATO LA SINISTRA
UN LUNGO E COERENTE PERCORSO PRIMA DELL’OPA SUL PD
È il primo pomeriggio di domenica e un militante della sinistra bolognese scrive su Facebook: «Cara Elly Schlein, eravamo quattro universitari scappati di casa, quando cinque anni fa ci hai preso per mano e letteralmente istruito politicamente».
Mancano poche ore alla chiusura dei seggi delle primarie PD, la vittoria della prima (e più giovane) segretaria donna è in arrivo, ma ancora materia per scommettitori forti, e questo compagno di Schlein nelle prime battaglie, lancia un appello a votarla, ricordando l’epoca in cui dalla formazione politica, è passata alla pratica.
Bologna dopo gli USA, ovvero Civati per Obama: viene spesso ricordata la partecipazione di Schlein come volontaria a due campagne elettorali vincenti dell’ex presidente americano, così come la sua adesione a Possibile di Pippo Civati, in rotta con il Pd in seguito alla mancata elezione di Romano Prodi alla Presidenza della Repubblica.
Precedentemente e durante tutto questo, sta la prima vera messa in atto di quell’essere di lotta e di governo, di cui Elly ha fatto un segno distintivo conquistando la sinistra italiana.
Scrivono le sue biografie on-line che Schlein è arrivata a Bologna dopo la maturità nel Paese di nascita, la Svizzera. Qui si iscrive al Dams, passando poi a Legge. Parlando di sé, all’epoca in cui era blogger del Fatto Quotidiano, dice: «Sono laureata in Giurisprudenza a Bologna ma aspirante regista da sempre», poi aggiunge di essere «attiva nelle associazioni universitarie, in particolare sui temi dell’immigrazione e del carcere, con Progrè».
È il 2011, Elly si laurea, fonda questo gruppo ed ecco l’impronta di lotta e di governo. Se da un lato infatti questi studenti che Schlein guida organizzano prima incontri in facoltà, che poi diventano tre giorni di convegni su migranti e carceri (Promigrè) patrocinati dallo stesso ateneo, dalla regione Emilia-Romagna, dal comune e da altre istituzioni, che prestano i luoghi centrali della vita pubblica cittadina; dall’altro, mette in atto azioni di disobbedienza civile che attirano l’attenzione delle cronache locali.
La Lega di Salvini è il nemico naturale di Progrè e diventa celebre l’operazione con cui i militanti rispondono a una campagna pubblicitaria leghista. I manifesti salviniani sostengono che gli stranieri siano privilegiati rispetto agli italiani, nell’accesso a servizi come la casa e la salute. Progré ne affige altri che riprendono il design originale, ma contesta il contenuto con dati statistici.
Proprio con Matteo Salvini, quando già Schlein sarà approdata al Parlamento Europeo, utilizzando il suo seggio per battersi contro il concetto di primo paese d’approdo che guidava la politica comunitaria sui migranti, sarà obiettivo di un’altra azione di lotta in stile Progrè.
Il segretario leghista sta cenando in un ristorante della provincia bolognese. Schlein lo attende all’uscita con un metodo molto usato dai contestatori di ogni fazione e, quando l’incontra, gli domanda perché nessuno del suo partito abbia preso parte attiva al dibattito sulla riforma dei Trattati di Dublino.
«Perché a Bruxelles non siete mai venuti a nessuna delle ventidue riunioni di negoziato sulla riforma migratoria più importante per l’Italia?», domanda Elly. Salvini tentenna poi risponde: «Le riunioni che importavano io le seguivo».
I delusi della sinistra italiana, incominciano a vedere in lei una luce di speranza. Lo stesso compagno della prima ora, sintetizza il concetto così: «Il Pd continua a farmi ribrezzo e lo ritengo irriformabile, come dimostra l’opa che è stata lanciata contro di te. Tuttavia, non mi lascio sfuggire l’occasione di votare per qualcuno di cui mi fido davvero».
Una fiducia che Schlein ha guadagnato anche grazie alla sua sensibilità culturale. Progré, per esempio, oltre a invitare esperti dei temi che le stavano a cuore quali migrazione e carcere, non ha mai messo da parte le rassegne cinematografiche, le mostre e il teatro. La vittoria alle primarie è il risultato di un percorso molto più lungo, che Schlein ha realizzato dentro e fuori il partito, così come dentro e fuori dall’Italia, la cui prova generale, però, è andata in scena a Bologna tra il 2011 e oggi.
(da La Stampa)
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