GOMMONE IN DIFFICOLTA’, OCEAN VIKING CERCA DI SOCCORRERLO E LA GUARDIA COSTIERA LIBICA GLI SPARA CONTRO
E’ IL PATTUGLIATORE 656, REGALATO DALL’ITALIA AI CRIMINALI DELLA GUARDIA COSTIERA LIBICA… UN VIDEO DOCUMENTA L’AGGRESSIONE: L’ITALIA FINANZIA UNA ASSOCIAZIONE A DELINQUERE
Il rumore degli spari nel video diffuso da Ocean Viking si sente distintamente. Sono diverse raffiche, probabilmente sparate in aria, ma straordinariamente vicine alla Ocean Viking. L’equipaggio della nave di Sos Mediterranée è stato pesantemente minacciato dalla Guardia Costiera libica e costretto ad allontanarsi da un barchino in difficoltà, che si stava apprestando a soccorrere.
“Guardia Costiera libica, Guardia costiera libica, stiamo lasciando l’area, smettete di sparare, ci state mettendo in pericolo”, ripete inutilmente la capomissione Luisa Albera alla radio. “Siamo una nave umanitaria, non potete spararci addosso, non potete spararci addosso”, scandisce. Nessuna risposta, come sempre. Lo stesso succede quando uno dei mediatori di bordo ripete il messaggio in arabo. L’unica reazione, sono nuove raffiche di armi da fuoco e la sirena che suona insistentemente.
“Questa mattina, l’equipaggio è stato minacciato con armi da fuoco dalla guardia costiera libica sponsorizzata dall’Ue”, fanno sapere dalla Ocean Viking. La nave umanitaria si stava avvicinando a un gommone con ottanta persone in pericolo segnalato nelle ore precedenti da Alarm Phone. Improvvisamente, in area è arrivata a tutta velocità una motovedetta della Guardia Costiera libica. Si tratta del pattugliatore 656, uno di quelli che l’Italia negli anni ha donato ai libici.
Nelle immagini registrate da bordo lo si vede puntare dritto contro la fiancata della Ocean Viking, per poi virare rapidamente a distanza di sicurezza ampiamente superata, mentre la sirena suona insistentemente. “Siamo stati costretti a lasciare l’area perché il nostro equipaggio era in pericolo”, dicono da bordo. Sea Bird ha continuato a monitorare l’area dall’alto. “Hanno visto persone lanciarsi in acqua mentre la Guardia costiera intercettava il barchino”. Almeno in ottanta sono stati deportati nuovamente in Libia.
(da La Repubblica)
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